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domenica 21 maggio 2023

DON MILANI INSEGNA ANCORA

di Sandro Serreri



Domenica 27 maggio 1923, in una delle capitali dell’arte e della cultura mondiale, sfacciatamente bella, sempre, Firenze, nacque Lorenzo Milani.

Secondo genito di una ricca famiglia d’intellettuali, dediti al gran tesoro della parola e delle parole, Lorenzo crebbe avvolto da libri, assai stimolato da diversità culturali e linguistiche. Il ceto ebbe il suo peso, ma mai ostentato.

La religione, cristiana e cattolica, entrò dalla finestra (fu battezzato il 29 giugno 1933), per scampare da un possibile pericolo. La madre, Alice Weiss, era ebrea. E, quasi subito, emanò fascino e attrazione, ma il cammino di avvicinamento al bivio che poi ebbe a mutare il signorino Milani era ancora tutto da percorrere. Infatti, i virgulti di famiglie come i Milani-Comparetti non trovano mai la loro vera vocazione, se non dopo percorsi ed esperienze esistenziali tortuose e tormentate avendo, questi, tanto e troppo. Per questo, eccolo disegnatore e pittore (nel 1941), di sicuro talento, ma decisamente in costante ricerca.

Di lì a poco, Lorenzo s’innamorò, e non di una sua coetanea, ma del sacerdozio cattolico, sorprendendo e sconvolgendo tutti dentro la sua famiglia e non solo. Così il 9 novembre 1943, entrò nel seminario di Cestello in Oltrarno. Innamoratissimo, Lorenzo prese molto sul serio la chiamata, come, del resto, gli imponeva il suo carattere, veemente e determinato. Sin dai primi giorni, lontano dagli agi dei Milani-Comparetti, assunse comportamenti evangelici che lasciarono perplessi compagni e educatori. Ma Lorenzo non badò a quest’umanità e andò avanti, senza esitazioni e ripensamenti, sino alla ordinazione sacerdotale: domenica 13 luglio 1947. Suo compagno di Messa fu Silvano Piovanelli, futuro arcivescovo e poi cardinale di Firenze. Circa tre mesi dopo è a Calenzano, cappellano, dove iniziò quelle esperienze pastorali che non tardarono a farlo soffrire e a reagire secondo la sua cultura e gli strumenti che possedeva da sempre.

Da qui a quel che accadde dopo, son stati scritti quintali di carta e per questo non ci soffermiamo, ma andiamo subito a ritrovarlo nella parrocchietta di sant’Andrea in Barbiana, nel Mugello, dove arrivò lunedì 6 dicembre 1954 sotto una pioggia torrenziale, si disse in punizione. Ma, come sempre accade quando opera il Vangelo sine glossa, Barbiana divenne il vero e unico miracolo di Don Lorenzo Milani grazie alla sua Scuola, in canonica, e al suo metodo.

Poi per lui vennero anche i guai, dal mondo civile e dall’istituzione Chiesa, anche questi noti e anche troppo dibattuti e strumentalizzati. A riguardo, le ideologie di ieri e di oggi, dimenticano che Don Milani ebbe a scrivere e pubblicare, nonostante le opposizioni, le critiche e l’isolamento, che: “Non mi ribellerò mai alla Chiesa, perché ho bisogno più volte alla settimana del perdono dei miei peccati e non saprei da chi altri andare a cercarlo quando avessi lasciato la Chiesa”.

La Scuola di Barbiana e il suo priore-maestro, in pochi anni, attirarono curiosità, interesse, visite, interventi, amici e nemici. Fu questa Scuola a dare alle stampe, nel maggio 1967, quella: Lettera a una professoressa, che tanta risonanza avrebbe avuto, proprio negli anni del miracolo economico, dentro la società, la cultura e politica italiana. 

Don Lorenzo Milani morì quasi un mese dopo, lunedì 26 giugno 1967, nella sua Firenze. Nel suo testamento per i ragazzi, ebbe a scrivere: “Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto”.

A cento anni dalla sua nascita, è certo, è sicuro, Don Milani insegna ancora. 

venerdì 17 luglio 2015

Sulla strada di Emmaus vince il Premio Fede a strisce 2015, menzione a Don Milani

cerimonia di premiazione 

Domenica 19 luglio ore 18.00 
Piazzale Fellini, in Rimini 
nell'ambito di Cartoon Club



(qui sotto il fotoracconto)

Marco Madoglio (testi) e Angelo Bussacchini (disegni)

vincono il Premio Fede a strisce 2015 (sponsorizzato da Armanda Amati in ricordo di Roberto Ramberti)

con  

SUPER G; aprile 2015






Edizione ricca di Super G di aprile 2015 che questo mese ospita due storie integrali a fumetti: la prima – Sulla strada di Emmaus – racconta la celebre vicenda evangelica dell'incontro di Gesù risorto con due discepoli in cammino per Emmaus. Nel mese delle festività pasquali, una storia straordinaria di fede e di rivelazione che le illustrazioni e la particolare tecnica pittorica di Angelo Bussacchini (sui testi di Marco Madoglio) sanno rendere seguendo lo spirito e l'ambientazione di vicende risalenti a duemila anni fa. Il lettore viene coinvolto anche grazie alla tecnica grafico-pittorica che fornisce intensità alla narrazione, senza farle perdere fluidità.»


Motivazione premio

«Per aver saputo rileggere a fumetti una storia antica (oppure biblica) con gusto e fedeltà, redendo con perizia le emozioni e gli stati d'animo dei protagonisti. Il lettore viene coinvolto anche grazie alla tecnica grafico-pittorica che fornisce intensità alla narrazione, senza farle perdere fluidità.»



Menzione


G. Ba - R. Pagliarini, Don Milani, Becco Giallo


«Una graphic novel che traspone a fumetti la biografia dell’amata figura di don Lorenzo Milani.»
 Gabriele Ba (Verona, 24 settembre 1976) è uno scrittore e sceneggiatore italiano. Il 28 agosto 2014 pubblica il suo primo libro con Becco giallo editore: Don Milani. Bestie, uomini e Dio. Si tratta di una biografia a fumetti di don Lorenzo Milani. La graphic novel è disegnata dal fumettista Riccardo Pagliarini (nato in provincia di Verona nel 1981).



***

v. anche www.ucsi.it-sulla-strada-di-emmaus-vince-il-premio-fede-a-strisce-2015.html

articolo pubblicato su Il Ponte del 26-7-15





Stefano Gorla, Marco Madoglio e Angelo Bussacchini


Riccardo Pagliarini


Paolo Guiducci, Gabriele Ba e Riccardo Pagliarini


Aggiungi didascalia

Paolo Guiducci, Gabriele Ba, Riccardo Pagliarini, Sabrina Zanetti


Paolo Guiducci, Angelo Bossacchini, Marco Madoglio, Gabriele Ba



Sabrina Zanetti, Paolo Guiducci, Angelo Bussacchini, Marco Madoglio, Gabriele Ba, Riccardo Pagliarini





Vincitori della edizione 2014:



giovedì 11 febbraio 2010

Il valore della poesia: intervista a Vincenzo D’Alessio

a cura di Antonietta Gnerre

Sulla poesia e sui poeti non si termina mai di pensare, di riflettere, di registrare quella luce che modella tutte le cose.

La “poesia apre all’altro, all’ascolto, al tu” scrive Bruno Forte. Mentre per Mario Luzi la poesia vola alta come nella riflessioni tratta da Per il battesimo dei nostri frammenti : “Vola alta, parola, cresci in profondità / Tocca nadir e zenith / Della tua significazione”. Ne parliamo con Vincenzo D’Alessio, italianista, scrittore, poeta, storico e direttore del Gruppo Culturale Guarini (nella foto a lato è a sinistra, a destra Giorgio Barberi Sqarotti)

Per Vincenzo d’Alessio cosa rappresenta la poesia?  
La lingua e la letteratura della libertà.

La raccolta più importante della sua produzione?
Lo Scoglio, perché ha rappresentato la svolta della mia esistenza.

La condizione del poeta in questa società?
Il poeta è un emarginato con le pezze sul sedere.

Con lo sguardo dei valori di ieri, cosa c’è da augurarsi per i figli che crescono in questo periodo della storia?
Che attingano sempre alla memoria collettiva dei propri antenati (nonni, padri e madri).

L’importanza di comunicare oggi attraverso il web.
Comunicare attraverso il web è come per l’era di Marconi del primo telegrafo.

“Il desiderio di esprimere il nostro pensiero e di capire il pensiero altrui è amore. E il tentativo di esprimere le verità che solo si intuiscono le fa trovare a noi e agli altri. Perciò esser maestro, esser sacerdote, esser cristiano, essere artista, essere amante e essere amato sono in pratica la stessa cosa” scriveva don Milani…
Le difficoltà di don Milani e della scuola non sono tramontate nel nostro paese votato al desiderio del bene proprio ignorando l’identità degli altri.

La poesia è “ avventura verso l’ignoto” ricerca aperta e scavo infinito, cui il poeta s’abbandona…
Oggi la poesia ha un ruolo importante: svegliare i sordi e far parlare i muti, in senso civile.

lunedì 11 febbraio 2019

LEGGERE, SCRIVERE: Lettori, scrittori e poeti



Non è una malattia. È molto di più. È un bisogno ontologico e, insieme, biologico. Sì, un bisogno: come l’aria, l’acqua, il pane, la luce del sole. E come accade per tutti i bisogni primari, quando non è soddisfatto provoca tensione, stress, malattia.
Leggere, scrivere. C’è e ci sarà sempre qualcosa da leggere, non importa che cosa. C’è e ci sarà sempre qualcosa da scrivere, talvolta non importa che cosa. Arthur Rimbaud è stato sin da bambino un avidissimo lettore. Leggeva sempre e di tutto.
Come si nasce con i bisogni che l’istinto induce a soddisfare, così anche il bisogno della lettura e scrittura nasce con l’uomo, ma mentre in molti casi è del tutto o quasi assente, in alcuni è predominante. Se questo non fosse vero, non avremmo avuto Oscar Wilde, per citarne solo uno. E mentre i bisogni dell’istinto richiedono anche stimoli, per il nostro non è necessario. Si può nascere in un ambiente privo di stimoli intellettuali. Allora, penserà l’individuo a cercarli e trovarli in se stesso e nei paraggi. Rimbaud trascorreva intere giornate chiuso nella biblioteca e nei librai di Charleville.

Ci sono stati lettori e scrittori febbricitanti. Uno tra i tanti, Giacomo Leopardi. Insaziabili, sempre insoddisfatti. Senza pace, tregua. Leopardi non aveva bisogno di una biblioteca esterna, questa l’aveva in casa. Ecco, anche il perché del suo “studio matto e disperatissimo”. Ebbe a sua disposizione sedicimila volumi. Lui fu uno di quei casi dove non fu necessario uscire e allontanarsi di casa per rispondere al bisogno impellente di leggere, leggere, leggere.
La biblioteca l’aveva in casa, insieme ad altri stimoli. Ma chi non aveva né biblioteca né stimoli in famiglia non si è disperato. È uscito fuori, è andato, ha cercato, ha trovato. Pensiamo a Charles Dickens, a Walt Whitman. Anche per questi vale dire che il bisogno era innato ed essendo tale andava sfamato e dissetato, pena la noia, l’indolenza.
Rimbaud così si lamenta in una delle sue lettere a Georges Izambard: “Speravo soprattutto in libri, giornali… Niente di niente!” (Charleville, 25 agosto 70). Meno male che… nella stessa lettera, più avanti: “Per fortuna, ho la sua stanza [...]. Mi sono portato a casa la metà dei suoi libri”. Ma, poco oltre ancora: “Mi son letto ormai tutti i suoi libri, tutti. [] Non restava più niente, la sua biblioteca, la mia ultima àncora di salvezza, era esaurita!”.
Ecco perché Rimbaud, un bel giorno, non ce la fa più e inizia a evadere, a partire, a camminare, a viaggiare: non si fermerà più!
Dunque, una malattia? Di più, molto di più, ovviamente! In lui, come in tanti altri, i vuoti andavano colmati. Non si poteva lasciarli com’erano. Altri poteva lasciarli così, ma loro no. Questo, non era possibile. Ne andava di mezzo la loro stessa vita fisica oltre che l’equilibrio psichico. E quando qualcuno di questi si è fermato, ha smesso di soddisfare l’innato bisogno, ecco il degrado e con questo la sua estrema conseguenza: la morte. Due casi per tutti: Paul Verlaine, Oscar Wilde. A questi, come ad altri, non fu permesso lasciar perdere lettura e scrittura. Eppure, qualcuno si doveva arrendere di fronte ad una fatica insaziabile, inesauribile. Forse, non è umana la resa e il riposo? Sembrerebbe, però, che chi è come loro non abbia il diritto di dire: Basta!

Di questo bisogno, che in fondo, diciamolo, è anche una malattia (perché no!), siamo un po’ tutti debitori. Il genere umano deve molto a quanti hanno risposto a quel demone che albergava dentro di loro rendendoli inquieti, instabili, insoddisfatti, tormentati, perennemente in stato di agitazione. Infatti, senza di loro tutto sarebbe stato meno chiaro, comprensibile, leggibile, tangibile. Oggi, non vi è dubbio, avremmo molte più ombre, oscurità, paure, nebbie, notte.
Dopo aver letto, e non solo pagine stampate, e scritto, hanno saputo interpretare la realtà (terribile), il Secolo, il Mondo, la vita passata presente e futura. Sono stati i nostri occhi, il nostro occhiale, i nostri sensi. Senza di loro la Storia intera non sarebbe quella che è. Se proviamo a toglierli, anche solo per gioco, alcuni conti non tornerebbero. Per noi hanno inteso, compreso. Sono stati intelligenti. Il tormento è stato ripagato con la Verità, con il Sole. Hanno riflettuto per tutti noi. Il loro bisogno ha colmato i nostri bisogni assopiti, sconosciuti, nascosti.

Quando pensiamo a Leopardi, come non sentire, provare gratitudine? In un mondo, il nostro, dove dire semplicemente: Grazie! è un vero miracolo, ringraziare scrittori e poeti sembra un lusso che proprio non ci possiamo permettere.
In quella landa desolata che è la nostra società, dominata dai mercati, dalle economie, dal tornaconto, andare a leggere quel che ha scritto Dickens, Whitman, appare una raffinatezza aristocratica.
Mancanza di lavoro, alto tasso di disoccupazione giovanile, recessione economica, nuove e devastanti povertà, fanno vergognare quanti leggono e scrivono, sfogliano quanto altri hanno letto e scritto. “Non si magia il pane bianco nelle strade dei poveri!” (da un ricordo di Don Lorenzo Milani). Verrebbe voglia di gridare, parafrasando: “Non si legge e non si scrive nelle strade dei poveri!”.
Ma molti di noi non la pensano in questo modo. E no, non si vergognano quanti lasciano che le pagine stampate parlino, interpretino leggendole, come altrettanto non si vergognano di scrivere gettando a piene mani manciate di semi di Verità, di luce. Don Milani nella sua Barbiana ha continuato a mangiare il “pane bianco” della Cultura per, poi, darlo da mangiare ai suoi poveri.

Per questo, il bisogno di leggere e scrivere non avrà mai fine. Altri bisogni primari, elementari, verranno soddisfatti, troveranno appagamento, ma questo no. No, perché mosso da una fame e sete che nulla hanno a che vedere con l’affamato e l’assetato. Si tratta, infatti, di un bisogno ontologico, abbiamo già detto. E l’Essere non è mai pieno. Parliamo dell’Essere umano.
Leopardi, Rimbaud, rappresentano, sono tra i vertici di un Essere in perpetuo divenire, di un moto permanente, di una ricerca che nessuna pur estrema esplorazione può far cessare, fermare. Non esiste per uomini come loro un non plus ultra che blocchi, che scoraggi, che induca ad ammainare le vele, ad appendere le scarpe al chiodo.
Prima di loro e dopo di loro altri, che non hanno chiuso la loro breve giornata terrestre senza aver scritto e lasciato da leggere le loro parole, i loro versi.
Canta Whitman: “Che tu sei qui – che esistono la vita e l’individuo, / Che il potente spettacolo continua, e che tu puoi contribuirvi con un tuo verso” (da Ahimè! Ahi vita!). “… che tu puoi contribuirvi con un tuo verso”. Gli fa eco, per tutti noi, Robert Frost: “Divergevano due strade in un bosco, e io… / Io presi la meno battuta, / E di qui tutta la differenza è venuta” (da La strada non presa).

mercoledì 16 giugno 2010

Il poeta vede e immagina la realtà con occhi sempre diversi: Bruno Bartoletti

L’Intervista di Antonietta Gnerre


Bruno Bartoletti, narratore, saggista e critico letterario, è nato a Montetiffi, una piccola frazione del comune di Sogliano al Rubicane (FC), dove tuttora risiede. Laureato in Materie Letterarie presso l’Università degli Studi di Genova, si dedica all’insegnamento, svolgendo poi la funzione di Preside negli Istituti Tecnici. Nel 1997 pubblica il suo primo volume di liriche, Trasparenze – Frammenti di memorie, nel 2000 Le Radici, nel 2001 Parole di Ombre, nel 2005 Il Tempo dell’Attese. È membro di numerose accademie nazionali ed è tra i fondatori del Premio Nazionale di Poesia “Agostino Vincenzo Reali”. In questa intervista Bruno Bartoletti riassume il percorso di una vita, con riflessioni acute sul ripiegamento che caratterizza la società attuale.

Quando e perché ha iniziato a scrivere?

I primi ricordi, quelli sufficientemente limpidi, risalgono alla scuola media. Scrivevo allora dei sonetti e versi seguendo una metrica classica, con rime ed endecasillabi. Ho ancora quel quaderno, con la copertina rossa su cui avevo scritto “un giorno sarà meglio”. Credo che il fatto che maggiormente mi ha spinto verso la poesia (e verso la scrittura in generale) sia stata la morte di mio padre in miniera in Francia. Avevo allora 8 anni. Passavo l’estate a scrivere racconti e poesie. Ma credo ci fosse anche in me una certa predisposizione verso la poesia. All’esame di terza elementare recitai a memoria le due strofe del X Agosto, quelle in cui si descrive la rondine uccisa e caduta tra spini.

Quali sono le sue regole preferite?

Credo che la poesia debba sempre sottostare a un suo ritmo, a una sua musicalità e a un lavoro sulle parole. C’è chi si è definito un operaio delle parole quando scrive dei versi, e Fernando Pessoa / Alvaro de Campos, in una paginetta datata 9 aprile 1939, definisce la poesia come “una forma di prosa con un ritmo artificiale” . In questo senso credo che si debba lavorare molto sulle parole, sui versi e sulla loro musicalità, sul ritmo. Non concepisco la poesia se non nella sua musica, nelle sue assonanze e nelle sue metafore. Il poeta vede e immagina la realtà con occhi sempre diversi.

Cosa sognano i poeti?

Giovanni Pascoli, parlando di Alessandro Magno, scrive che “il sogno è l’infinita ombra del Vero”. Ecco, credo che i poeti non si stanchino mai di sognare, di descrivere questa realtà e di immaginare un mondo migliore. La poesia nasce sempre dal dolore e da una sua rappresentazione e il poeta scava dentro, per usare un’espressione di Giorgio Caproni, il poeta è “un minatore”. Efficace è questo enunciato di Carlo Betocchi: “Tu hai nel petto un garbuglio di cose che ronzano come un’arnia di api al lavoro. S’apre uno spiraglio nell’arnia; il capo del verso, come un’ape d’oro, appare, sull’orlo, fremente, sta per spiccare il volo, e sdipanare il garbuglio dello sciame”. Mi scrive Beatrice Niccolai: “Purtroppo il compito dei poeti è stato quello di stare nell’ombra delle cose per ricordare di come si vede filtrare la luce. È lì che cerco nel mio qui attraverso i libri dove la parola è eterna”. Ecco, il sogno è soprattutto quello di reperire il senso vero delle parole, la loro eternità, ricordando che, come affermava il poeta inglese Wystan Hugh Austen, quando le parole perdono il loro significato prevale la forza.

Quali sono i suoi libri preferiti?

Non amo i libri che raccontano semplicemente delle storie e faccio fatica a terminare libri che si soffermino in prevalenza sul racconto, sulla trama. Preferisco i saggi. Nella poesia ricerco una trasmissione di emozioni, la rappresentazione di un modo di sentire, di rappresentare e di pensare e la prospettiva che è il rapporto tra il poeta e la sua parola. Nel romanzo ricerco un tema, soprattutto l’analisi di sentimenti, l’introspezione: il Morselli di Dissipatio H.G., o Buzzati, Svevo, Poe, Kafka; o libri che affrontino temi fondamentali del vivere, come Fahrenheit 451., La storia infinita, Il Piccolo Principe, Il Gabbiano Jonathan. Nella poesia Agostino Venanzio Reali, Margherita Guidacci, Antonia Pozzi, Mario Luzi, Cristina Campo, Antonella Anedda, Alba Donati, Patrizia Cavalli, Fernanda Romagnoli, Silvia Bre, e potrei continuare.

Il libro di poesia più bello che ha letto?

In questi ultimi anni, in questi ultimi mesi, uno dei libri di poesia più belli è l’ultimo di Narda Fattori: Il verso del moto. Ma, senza fare una classifica, compito estremamente difficile e fuori luogo, ci sono diversi libri che in questi ultimi mesi hanno occupato la mia scrivania: Tutte le poesie di Margherita Guidacci, di Antonia Pozzi e di Cristina Campo, Lasciami non trattenermi di Mario Luzi, Le barricate misteriose e Marmo di Silvia Bre, Il tredicesimo invitato e Mar Rosso di Fernanda Romagnoli, Non in mio nome di Alba Donati, Residenze invernali di Antonella Anedda e l’ultimo recentissimo, La fonte ardente, gradito dono di Maura del Serra, oltre a Lo scriba delle stagioni, altro gradito dono di Barberi Squarotti.

La sua carriera professionale ha influenzato il suo modo di scrivere?

Non saprei, ma credo di no, non c’è un rapporto diretto tra quello che fu il mio lavoro e la scrittura, anche se nel mio lavoro ho scritto molto, specialmente ai ragazzi e ai docenti, le mie lettere di Natale, i miei principi e l’importanza dello studio e della lettura, con ricche citazioni di autori. Ho sempre considerato che nella scuola il sapere, la cultura debbano occupare un ruolo essenziale. Ho sempre pensato che il docente o il preside debbano essere i principali interpreti e artefici di questo ruolo. Il mio modo di scrivere è stato invece soprattutto influenzato dagli autori che ho incontrato e che prediligo.

Il suo ultimo lavoro di che parla?

Ho scritto un libro sulla scuola e sto scrivendo un lungo saggio sulla poesia, ma probabilmente non troveranno mai una pubblicazione. Ho da qualche anno smesso di partecipare a concorsi di poesia e ho smesso di pubblicare, anzi credo che non pubblicherò più, ma questo non vuol dire che io smetta di scrivere. Il mio ultimo libro pubblicato è del 2005, è un libro di versi, Il tempo dell’attesa, edito da Ponte Vecchio di Cesena. È il libro in cui meglio che in altri parlo dell’assenza, delle cose che si perdono, del tempo. È un ripiegamento su se stessi e sul mondo per cercare di interpretarlo.

Che rapporto ha con la sua terra?

Di discreto osservatore, come mi hanno definito su un quotidiano locale, un rapporto di amore ma anche di discreta critica. “Io, la mia patria or è dove si vive”, scrive Giovanni Pascoli in Romagna. Io posso dire di essere sempre stato in fuga e senza patria, dall’età di 8 anni, dalla morte di mio padre: quarta e quinta elementare dalla zia, poi anni di collegio, poi ancora dagli zii, laurea a Genova, sempre da una zia. Era il pegno che si doveva pagare per poter studiare, ma poi sono tornato a casa. Ho rinunciato perfino all’Università di Torino, pur di tornare a casa, alle radici, alla mia terra. In Il tempo dell’attesa c’è una sezione che va sotto il nome di Le Radici, stesso titolo del mio penultimo libro di versi.

Secondo lei l’Italia è smarrita?

Credo proprio di sì. Il suo popolo è fantasioso, ha estro, è animato da principi sani, ma sta anche attraversando un periodo confuso in cui sono cadute le ideologie e si sono persi i punti di riferimento e di identità. Sì, l’Italia sta attraversando un periodo critico in ogni campo e ciascuno si sente un poco più solo. Soprattutto gli adulti, mentre i giovani ancora rappresentano la parte più sana.


Perché?

In tempi che stanno rapidamente cambiando, l’Italia non riesce a stare al passo, non riesce a comprenderli. Direi che tutto questo è mancanza di cultura, di preparazione, di competenze; prevale l’interesse individuale, il proprio particolare su quello generale, che era uno dei principi dettati da Rousseau. La politica non riesce più a dialogare. E la mancanza di regole o di rispetto delle regole produce confusione, ma quello che è ancor più grave è che questa mancanza di rispetto deriva proprio da chi dovrebbe le regole farle rispettare. Non c’è molto spazio per la critica e per l’osservazione. Credo che si debba recuperare il senso dello Stato, dell’Etica; dovremmo far nostra la massima che Kant fece scrivere sulla sua tomba: “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me”

Questa crisi è servita a qualcosa?

Dovrei rispondere, come fece Pasolini, che “non la poesia è in crisi, ma la crisi è in poesia”. In altre parole la poesia, la letteratura, descrivono questa crisi, ma non la risolvono. Le crisi si risolvono con la politica e con l’impegno di tutti, con la partecipazione, con un elevato senso del dovere e di morale, con una elevata preparazione culturale, con il saper leggere i linguaggi. Ma oggi la parola si è trasformata in urlo, in volgarità, in spot, e lo spot, disse Moravia, è esattamente il contrario della comunicazione, è “la morte della parola”. Don Milani rispondeva, a proposito di politica, sottolineando il principio della partecipazione: “sapere che il problema degli altri è uguale al mio, uscirne tutti insieme è la politica”.

lunedì 4 aprile 2016

Preghiera (e… nello Scriptorium calcato da Dante 1-3 luglio 2016







Preghiera (e …
Fonte Avellana 1-3 luglio 2016  
scarica il programma

Cosa intendiamo per preghiera? Una parentesi aperta sul vuoto? Una richiesta di aiuto e attenzione? Un conoscere la parte più profonda di noi stessi? Del sé? L’espressione atavica della gioia o del dolore?  Può esserci una preghiera laica? Meglio preghiera solitaria o collettiva? Quanto possono essere “poetiche” le preghiere? Solo opere di taglio religioso possono esprimere una preghiera? Quali i rapporti fra preghiera e arte, musica, canto, danza, ecc.
Il tema può essere declinato con la massima libertà: una riflessione, un reading poetico, un racconto, una piccola performance teatrale e/o musicale, un’opera d’arte, un mini laboratorio… ci riuniremo nello Scriptorium  (v. foto) calcato da Dante. La kermesse, calorosamente ospitata dai monaci camaldolesi (in primis dal priore Gianni Giacomelli http://www.fonteavellana.it/) nello splendido monastero di Fonte Avellana, è aperta a tutti gli interessati credenti e non (anche come semplici uditori, che possono comunque intervenire nei vari dibattiti).
Si parte alle 15.00 di venerdì 1 luglio 2006 per finire alle 16.30 di domenica 3 luglio 2016. Il costo totale del soggiorno dalla cena di venerdì al pranzo di domenica è di € 110,00 (€ 90,00 a testa per chi sta camera doppia o a più letti e solo € 80,00 per chi ha meno di 35 anni). È possibile prolungare il soggiorno e pranzare già da venerdì (ogni pasto extra € 15,00) accordandosi direttamente con i monaci). Ricordarsi di portare lenzuola ed asciugamani. È richiesta la presenza per tutta la durata della kermesse: questo per creare un'atmosfera conviviale di attenzione ed ascolto, rispettare il silenzio e la vita liturgica e i momenti di preghiera dei monaci (ai quali chi vuole potrà partecipare) e staccare veramente, sia pur per pochi giorni dal rumore quotidiano. Si possono portare libri, cd e altro materiale per vendite/scambi informali e autogestiti o per donarli al monastero. Chi suona uno strumento è pregato di portarlo. Le prenotazioni (anche dei pasti e notti extra soggiorno) vanno fatte con sollecitudine allo 0721-730261 (meglio telefonare intorno alle 13.00 o alle 15.00 o dalle 20.00 alle 21.00) o via mail a foresteria@fonteavellana.it inviando contestualmente a info@faraeditore.it  una breve e simpatica biografia di 5 righe, una foto e il titolo del proprio intervento. Le adesioni saranno accolte fino a esaurimento degli spazi disponibili
)



 Venerdì 1 luglio

15.00 Saluto di padre Gianni Giacomelli e del moderatore.



15.10 Poesia e preghiera come domande di veritàSalvatore Ritrovato (1967) ha pubblicato le seguenti raccolte di versi: Quanta vita (1997), Via della pesa (2003; n. ed. 2016), Come chi non torna (2008), L’angolo ospitale (2013); e varie plaquettes: Asclepiade (2000), Prévert (2002), Dedo («Quaderni di RebStein», XIV, 2009), Cono d’ombra (2011). Fra i suoi lavori critici sulla letteratura del Novecento: Dentro il paesaggio. Poetie natura (2006), La differenza della poesia (2009), Piccole patrie. Il Gargano e altri sud letterari (2011), All’ombradella memoria. Studi su Paolo Volponi (2014). Insegna Letteratura italiana moderna e contemporanea e Letteratura comparata all’Università di Urbino.

15.40 Fuoco della preghiera, fuoco di vita in vitaDaniele Gigli (Torino 1978) lavora come archivista documentalista, consulente di comunicazione e digital curator. Ha pubblicato i libri di poesia Fisiognomica (2003) e Presenze (2008), oltre ad alcune traduzioni da T.S. Eliot, tra cui Gli uomini svuotati (2010) e Mercoledì delle Ceneri (2014). Collabora con il quotidiano on-line Il Sussidiario e le riviste Studi cattolici e Biblioteca di via Senato. È recentemente uscita per Raffaelli la raccolta Fuoco unanime.
 

16.10 Poesia e… noiMarzia Biondi nasce a Forlì nel 1963, ivi residente. Educatrice professionale, mediatrice interculturale, nel 2011 pubblica la sua prima silloge poetica Ogni istante, presentata da Davide Rondoni ed edita dal Gruppo Albatros di Roma. La prefazione della prossima raccolta poetica Soffi di vita è a cura di Davide Rondoni. “Con lo stupore bambino ad ogni giorno porgo un sorriso, dico grazie e con giocosa curiosità apro la mia porta a…”

 
16.30 La poesia aiuta a custodire la memoriaClaudio Signorotti è nato a Rimini il 10/2/1972. Ha fatto studi universitari in ambito sociale con un dottorato di ricerca a Bologna. Il lavoro principale riguarda le segnalazioni contrattuali in condizioni di incertezza. Ha partecipato anche alla realizzazione di  un'indagine statistica sulle condizioni delle giovani donne in obbligo formativo per l'Enaip. Scrive poesie da sette anni come passione e lavoro al Comune di Rimini come impiegato al Museo della Città.



16.50 I Supereroi pregano?Alex Celli è un riminese del 1979 ed insegna religione. Dopo un’infanzia dalla salute compromessa e un percorso scolastico che l’ha portato a conseguire il diploma magistrale, ha abbandonato l’università per lavorare prima in uno studio commerciale e frequentare poi l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto Marvelli” a Rimini. Con Fara ha pubblicato nel 2002 Chicken Breast, nel 2005 gli esilaranti racconti inseriti in Antologia Pubblica, nel 2006 La Compagnia S.E., secondo “capitolo” della trilogia di Chicken Breast, e nel 2009 l'ultimo: Il ritorno di Chicken Breast. È presente in diverse antologie fariane e nel volume di saggi Il valore dello scarto (Fara 2016).


17.10 Poesia mysticaEnrica Paola Musio è nata a Santarcangelo di Romagna (dove vive), il 31 marzo 1966, quando a Firenze è arrivata l’alluvione e poi gli angeli del fango. Ama la natura (per 13 anni è stata volontaria di Legambiente Rimini). Le piace la letteratura, la tv, la antica cultura egizia. Con Fara ha pubblicato tre “best sellers”: Dediche sillabiche, Senza saperlo nemmeno, Case di angeli. È stata intervistata da Icaro Tv, nel programma Anima d’Autore. Ha provato a raggiungere con la sua bici da donna, il campionissimo Marco Pantani, è per questo che tutti ora la chiamano la “Pantanina”. Si considerarsi una poeta naif. Ha partecipato a molti concorsi poetici e letterari nazionali. Ha studiato scrittura poetica creativa all’Uniaperta di Rimini, con il bravissimo professore Stefano Benassi.


17.30 Manuale di rotta Alessandro Ramberti è sempre stato affascinato dai sentieri di montagna, dalle parole, dalle lingue, dalla Bibbia… ama mettere in relazione e comunicazione anime, volti e persone. Dopo avere pubblicato le raccolte poetiche In cerca (2004) e Pietrisco (2007), nel 2012 esce con Sotto il sole (sopra il cielo) e nel 2015 con Orme intangibili. Ha vinto alcuni premi ed è presente in varie antologie (fra le ultime, I poeti e la crisi a cura di Giovanni Dino) e in riviste come Italian Poetry Review.


17.50 L’impossibilità della preghiera: l’interlocutore assente – Graziella Sidoli è redattrice di Italian Poetry Review (in cui sono state pubblicate sue traduzioni di Marinetti), membro del Comitato Scientifico del Centro Studi Sara Valesio a Bologna, è stata ed è tuttora docente di lingue e letterature, traduttrice trilingue di poesia, attualmente scrive articoli per Il Sussidiario (www.ilsussidiario.net). Fu creatrice ed editrice di «Polytext», rivista multidisciplinare nella quale introdusse poeti italiani contemporanei per 15 anni a New York. Per i 10 anni seguenti fu consulente della rivista per giovani studenti, «Voices», in una scuola del Connecticut. Si è recentemente trasferita a Bologna dove risiede, dopo lunghi anni di residenza a New York e prima anche a Buenos Aires. Recentemente è stata inserita in Uno scarto di valore a Bardolino (Fara 2016) ed ha curato e co-tradotto in inglese la raccolta poetica di Paolo Valesio Il Servo Rosso (Puntoacapo 2016).

18.20 Dibattito e tempo libero
19.0Vespri (per chi vuole)

19.30 Cena



21.00 L'ultima preghiera – Marco Bottoni è nato il 30 Settembre 1958. Laureato in Medicina da 33 anni e scrittore dilettante da 15 afferma di fare il medico a tempo perso, e di non avere più molto tempo da perdere, data l’età. Scrive, citati in rigido ordine alfabetico: aforismi, certificati, curricula, dialoghi, lettere agli editori, liste della spesa, poesie, racconti, ricevute, romanzi, ricette, testi teatrali: cfr. Con il titolo in coda (Fara 2011) libro vincitore del Premio Martucci 2012 sez. Teatro. Più di qualche Editore non ha saputo resistere alla tentazione di pubblicare i suoi scritti, così che, incredibilmente, sempre più numerosi diventano, nel tempo, i suoi lettori. Ha vinto numerosi premi (nel 2014 il concorso Insanamente con il racconto Tratto da una storia vera, medaglia del Presidente della Repubblica). Ha corso come tedoforo per il Viaggio della Fiamma Olimpica di Torino 2006 nel Comune di Mira (VE). È inserito in varie antologie fra cui Il tempo del padre (Fara 2015). È tra i vincitori del Pubblica con noi 2016 con la silloge Vite in viaggio.

21.20 Preghiera e… contemplatio Maria Luisa Gravina ha ideato diversi laboratori, incontri tematici tra poesia e arti diverse, mostre d’Arte. Tra gli altri, il ciclo di 6 incontri  “Ulisse sbarca a Genova” per i detenuti della Casa Circondariale di Marassi. Ha realizzato la video-poesia Non pestarmi le punte con cui ha partecipato a diverse manifestazioni tra le quali “La notte bianca” di Aversa (NA), e il cortometraggio Il Perdono, selezionato al Genova Film Festival. Ha pubblicato varie sillogi, lultima con De Ferrari: Sono una internettiana, prefazione di Guido Zavanone. Sue poesie sono state pubblicate in riviste letterarie come «Il nuovo contrappunto» e «Satura». Fa parte delle Giurie di  importanti concorsi di poesia e organizza il Concorso di poesia Luigi Cardiano. Presidente e fondatrice dell’Associazione di promozione culturale Blufenice, Presidente della sezione genovese UCAI (Unione Cattolica Artisti Italiani). Con il movimento DiscaricArts realizza opere con materiale di recupero. Ha partecipato al Festival della Scienza di Genova con Vuoti a perdere. È inserita in
Uno scarto di valore a Bardolino (Fara 2016).


21.40 Parola, parole, silenzio –  Fabrizio Zaccarini, nato a Bologna nel 1966,  vi ha conseguito, nel 1991, la laurea in Lettere moderne con una tesi su L’educazione linguistica in don Milani discussa con il prof. Verter Romani. A trent’anni, entra tra i frati Cappuccini dell’Emilia Romagna. Compie il corso istituzionale di studi teologici presso lo studio «Sant’Antonio» di Bologna discutendo con il biblista Giuseppe De Carlo la tesi di baccalaureato Agostino Venanzio Reali. Un lettore della Parola tra esegesi e poesia. Il 22 ottobre del 2005 ha ricevuto l’ordinazione presbiterale a Cesena. Impegnato fino al 2010 nella pastorale giovanile nella parrocchia del Santissimo Crocifisso di Faenza, è stato poi trasferito a Santa Margherita Ligure e recentemente a Lendinara (RO), come vicemaestro dei postulanti cappuccini del nord-Italia. Collabora con Messaggero Cappuccino, bimestrale dei frati cappuccini dell’Emilia Romagna. Ha recentemente vinto il Concorso Pubblica con noi 2016.


22.10 Una lama di luce Adalgisa Zanotto è nata a Bassano del Grappa (VI), vive a Marostica (VI). Coniugata e madre di tre figli. Lavora presso un Ente Pubblico. Collabora con gruppi di scrittura creativa e laboratori di poesia. È attiva in associazioni impegnate nel volontariato sociale. La passione per la scrittura l’accompagna da sempre, scompagina la sua vita, accresce la sua libertà, allunga i passi del cuore. Crede che le esperienze di ogni persona sono romanzi mai scritti. Ha vinto la sez. Racconto del concorso Rapida.mente 2015 con pubblicazione premio nella omonima antologia. Un suo testo in Uno scarto di valore a Bardolino (Fara 2016).

22.30 Dibattito e riposo


Sabato 2 luglio

8.00 Colazione


9.00 Pregare nel significante: hèvel – Andrea Ponso è nato a Noventa Vicentina nel 1975. Dopo studi letterari sta concludendo quelli teologico-liturgici. Si occupa di letteratura, teologia e traduzione dall'ebraico biblico e collabora come editor per alcune case editrici. Ha pubblicato testi di critica e poesia in varie riviste, mentre il suo libro di versi, I ferri del mestiere, è uscito per Lo Specchio Mondadori nel 2011. Una sua nuova versione del Cantico dei cantici è uscita recentemente. Con Fara ha pubblicato Letture bibliche e vari contributi per antologie. 



9.40 Al silenzio  Anna Maria Tamburini, riminese, si è laureata in Letteratura Italiana con il prof. Ezio Raimondi presso l'Università di Bologna. Ha portato all'attenzione della critica l'opera di Agostino Venanzio Reali promuovendo incontri e convegni di studio, dei quali ha curato gli Atti: Dipingere la parola (Padova 2006) e Per analogia (Roma 2012). Ha dedicato saggi a M. Guidacci, C. Campo, E. Dickinson, T.S. Eliot, alcuni dei quali confluiti nel volume Per amore e conoscenza (Caltanissetta 2012). Scrive articoli e recensioni. Nell’ambito della poesia ha pubblicato i libri Colibrì (Fara 2010) e A mio padre (Helicon Edizioni 2014). È presente nell'antologia I poeti e la crisi a cura di Giovanni Dino.


10.00 L'immaginazione e l'immagine nella preghiera ignaziana Jean-Paul Hernandez SJ è nato in Svizzera nell'aprile del 1968. In una famiglia di immigrati spagnoli. Dai suoi genitori ha ricevuto una fiducia sconfinata, una fede sobria – quasi implicita – centrata sulla persona di Gesù, una sana distanza dalle sagrestie. Nonché un’affermazione “combattiva” dell’orgoglio mediterraneo. La sua infanzia è il ricordo di molte città diverse dove i suoi si spostano per lavoro, per nostalgia o per gusto. E l’impressione di essere ovunque fondamentalmente “di altrove”. La libertà della strada. Il fascino di “colui che passa”. Due gesuiti, amici di studio di suo padre, abitano la sua mitologia infantile. Del primo lo colpisce la sua capacità di parlare di tutto ciò che non è “chiesa”. Risata franca. Pagliaccio. Il se condo è coltissimo, ma esageratamente modesto. A 8 anni una conoscente battista gli regala Le belle storie della Bibbia. Gli piacque molto. L’adolescenza sono lotte ideologiche, sogni di grandezza (nel campo del giornalismo), e distanza rispetto a una Chiesa ufficiale “smorta e annacquata”. Non fa la cresima. Un amico calvinista gli presta una biografia di Francesco: voglio una vita come questa! Al liceo fa parte di un gruppo pentecostale ma gli interessano i gesuiti perché i professori ne parlano così male! Molti dei suoi amici non credono; vorrebbe dare la vita per la loro fede. Ma non sa parlare. Si vergogna. Allora la sua vita stessa deve parlare.


10.40 La parola oranteCaterina Trombetti è nata e vissuta a Firenze, dove si è laureata in Pedagogia conseguendo poi il diploma postlaurea in Traduzione letteraria. Cresciuta in un ambiente pieno di movimento e di gente (i genitori avevano una pensione in centro), fin da piccola è entrata in contatto con persone provenienti da tutte le parti del mondo. Esperienza molto stimolante che ha influito sulla sua curiosità e voglia di conoscere, preparandola ad affrontare il nuovo e il cambiamento. Ha sempre sentito la poesia “dentro” ed ha fatto la prima esperienza di scrittura all’età di otto anni. Una “emozione poetica”, che è poi cresciuta fino a divenutare una esigenza profonda. Ama molto la natura, dalla quale sente di trarre energia: le piace la campagna e ama i fondali marini. Ha fatto parte di un coro, e questo le ha permesso di apprezzare la bellezza e la magia delle tante voci che si fondono in una sola armonia. Web: www.facebook.com/caterina.trombetti

11.00 Preghiere-dardi e preghiere-esplorazioniPaolo Valesio è nato a Bologna e si è formato presso quella Università. Espatriato da giovane negli Stati Uniti, vi ha trascorso quasi 40 anni, insegnando lingua e letteratura italiane in varie Università. L'ultima è stata Columbia University (New York) dalla quale è andato in pensione nel 2013, quando ha fondato a Bologna il Centro Studi Sara Valesio (CSSV) in memoria di sua figlia prematuramente scomparsa. Il 2015 ha segnato il suo definitivo rimpatrio italiano. Ha fondato e dirige la rivista Italian Poetry Review (IPR); è presidente della giuria del Premio Internazionale di Poesia Piero Alinari; collabora al quotidiano online Il Sussidiario.net; è rappresentato nell'Atlante dei Poeti di Ossigeno Nascente e in varie raccolte antologiche, la più recente delle quali è l'Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea n°3 (2015) di Raffaelli Editore. È autore di: numerosi saggi in rivista, una mezza dozzina di libri critici e curatele, due romanzi, due raccolte di racconti, due testi drammatici rappresentati; in particolare, ha pubblicato 18 libri di poesie, il più recente dei quali è il volume bilingue (originale italiano e testo inglese a fronte) Il servo rosso/ The Red Servant, a cura di Graziella Sidoli (Puntoacapo  2016). Continua a scrivere una Quadrilogia di romanzi diarii, ovvero romanzi quotidiani, che comprendono attualmente più di 25.000 fogli manoscritti, in massima parte inediti. Un suo progetto teatrale su Simone Weil si trova in Uno scarto di valore a Bardolino (Fara 2016).


11.20 Salmi laici Ottavio Rossani (Sellia Marina, 1944), vive a Milano, dove si è laureato In Scienze Politiche e sociali all’Università Cattolica. Poeta, scrittore, pittore e regista teatrale. Come giornalista – 40 anni al Corriere della Sera – ha viaggiato in diversi continenti; ha incontrato potenti e umili negli ambiti della cultura, della politica, della cronaca. Ha scritto saggi storico/letterari e racconti. Tra gli altri: Stato società e briganti nel Risorgimento italiano (2002, tre edizioni); Leonardo Sciascia (1990); Servitore vostro humilissimo et devotissimo (1995). Sei libri di poesia: Le deformazioni (1976), Falsi confini (1989), Teatrino delle scomparse (1992), Il fulmine nel tuo giardino (1994), L’ignota battaglia (2005) e Riti di seduzione (2013). Molte le plaquette di poesie, corredate da suoi disegni. I suoi quadri sono in collezioni private, in Italia e all’estero. Una sua pièce, Se mi vengono i brividi, è stata rappresentata a Buenos Aires, con la sua regia. È inserito in diverse antologie nate dalle kermesse fariane.

11.50 Dibattito e tempo libero 

12.30 Pranzo e tempo libero
 
15.00 Tre dialoghi e una favolaSubhaga Gaetano Failla (foto Mimmo Platania) è nato a Scalea (CS). Vive in Toscana. Ha pubblicato saggistica sociologica. Libri di racconti: Logorare i sandali (2002), Il coltello e il pane (2003), La signora Irma e le nuvole (Fara 2007). È  presente in numerose riviste e altre pubblicazioni, in trasmissioni di Rai Radio 1 e Rai Radio 3 e nelle antologie di diversi editori tra i quali Delos Books e Fara Editore. Con Fara è presente anche, con suoi racconti, come vincitore di concorsi, in 3x2 (2006) e Siamo tutti un po’ matti (2014). Sue poesie nelle antologie in lingua inglese, tradotte in francese e tedesco, Zen poems (2002) e Haiku for lovers (2003). Ha collaborato con Orizzonti, Hazy moon (rivista inglese) e il blog Letteratitudine. Collabora con La Masnada e il blog narrabilando di Fara. Il racconto in inglese Tears of Joy, sulla “notte di fuoco” di Pascal, è inserito nel volume, a cura di M. Bazzano e J. Webb, Therapy and the Counter-tradition. The Edge of Philosophy (Routledge 2016). Un articolo su Pasolini sarà pubblicato sulla rivista inglese Self & Society. Talvolta vorrebbe scrivere con una penna d’oca, ma il disaccordo starnazzante dei pennuti (e qualche beccata) non glielo permette.


15.20 Il corpo del silenzioLucianna Argentino è nata a Roma nel 1962. Ha pubblicato i seguenti libri di poesia: Gli argini del tempo (Totem 1991), Biografia a margine (Fermenti 1994) con la prefazione di Dario Bellezza e disegni di Francesco Paolo Delle Noci; Mutamento (Fermenti 1999) con la prefazione di Mariella Bettarini; Verso Penuel (Edizioni dell’Oleandro 2003), con la prefazione di Dante Maffia; Diario inverso (Manni 2006), con la prefazione di Marco Guzzi; L'ospite indocile (Passigli 2012) con una nota di Anna Maria Farabbi; Le stanze inquiete (La Vita Felice 2016). Nel 2009 ha pubblicato la plaquette Favola (Lietocolle), con acquerelli di Marco Sebastiani. Ha realizzato due e-book, uno nel 2008 con Pagina-Zero tratto dalla raccolta inedita Le stanze inquiete e nel 2011 Nomi con il blog Le vie poetiche. Il suo lavoro inedito La vita in dissolvenza (quattro poemetti-monologhi) è stato musicato dal chitarrista Stefano Oliva e, dal marzo 2011, presentato in vari teatri e associazioni culturali. Dal 2014 collabora con l'Ensemble Acquelibere con lo spettacolo Almanacco indocile.



15.40 Preghiera e ascolto nel silenzio del parcoSilvano Gallon, nato a Frosinone nel 1946, vive in Ciociaria dopo aver lavorato per 35 anni con il Ministero degli Affari Esteri di Roma. Fondatore e Presidente dell’Associazione Culturale Akkad per gli scambi culturali tra l’Italia e la Macedonia ed i paesi balcanici, e dell’Incontro Poetico d’Europa (con il premio “Il vento della Pace”), ha organizzato numerosi meeting internazionali e, tra essi, il gemellaggio culturale tra i comuni di Cervara di Roma e Struga (Rep. Macedonia). Ha pubblicato saggi storici, soprattutto sull’emigrazione italiana, e come poeta è stato invitato per tre volte al Festival Internazionale di Struga (2006, 2008, 2011: Macedonia), al Festival Internazionale di Parigi (2010: Francia), al Literary Panel Sicevo (2007: Serbia) ed a Nis (Serbia). 


16.00 Preghiera: compagna di viaggioVincenzo D’Alessio è nato a Solofra nel 1950. Laureato in Lettere all’Università di Salerno è stato l’ideatore del Premio Città di Solofra, nonché il fondatore del Gruppo Culturale “Francesco Guarini” e dell’omonima casa editrice. Poeta e critico lettarario (numerose le sue recensioni nel blog farapoesia), ha pubblicato diversi saggi di archeologia, di storia e diverse raccolte poetiche, la più recente è La valigia del meridionale ed altri viaggi (Fara 2012). Nel 2014 vince con Il passo verde la pubblicazione in Opere scelte (Fara). La tristezza del tempo è inserita in Emozioni in marcia (Fara 2015). Con Alfabeto per sordi è tra i vincitori del concorso Rapida.mente ed è stato inserito nell'omonima antologia.

16.30
Breve dibattito


16.40 Se “Dieu est personne” (Nancy), come adorare? Roberto Borghesi è scrittore e traduttore bilingue dal francese, essendo colà nato e vissuto per dieci anni. Adolescente accoglie linsegnameno di P.P. Pasolini e di F. Nietzsche secondo l'angolo interpretativo di Giorgio Colli. Altre fonti cui ha attinto sono Jacques Derrida e Jean-Luc Nancy, con cui corrisponde e di cui ha tradotto alcuni libri, tra cui Ladorazione. È autore di un testo sulla nozione di grandezza mutuato da G. Colli, Nietzsche per una filosofia della grandezza (2009), e del testo di fiabe Fanny che voleva sognare (2013), oltre a vari saggi, articoli e poesie.

17.00 Il proiettile e il punto bianco Farhad Bitani nasce a Kabul il 20 settembre 1986, ultimo di sei figli. Suo padre è un generale che combatte per liberare lAfghanistan dalla dominazione sovietica. Farhad ha servito come ufficiale nell'Esercito afghano durante la missione ISAF. Nel 2006 è ammesso all'Accademia militare di Modena; completato il biennio in Accademia si trasferisce a Torino per gli studi superiori presso la Scuola di applicazione e Istituto di studi militari dell'Esercito. Nel 2011, durante un periodo di licenza in Afghanistan, subisce un attentato da parte di un commando di Talebani. Sopravvissuto miracolosamente all'attacco, inizia una riflessione sulla propria vita: nel 2012 si è congedato per dedicarsi alla promozione della pace e del dialogo interreligioso e interculturale. Nel 2014 Guaraldi pubblica la sua autobiografia, Lultimo lenzuolo bianco. Nel 2015 Arcipelago Edizioni pubblica Mosaikon. Voci e immagini per i diritti umani 2015 a cura di Alessandra Montesanto, che contiene un articolo di Farhad. Nel giugno del 2015 Il Giornale pubblica ISIS Segreto di Matteo Carnieletto e Andrea Indini, che contiene un'intervista a Farhad. Nell'ottobre del 2015 Guaraldi pubblica la traduzione inglese della sua autobiografia, The Last White Sheet.



17.40 La preghiera del difensore da Cicerone a Gregorio di Nissa Claudio Fraticelli è avvocato cassazionista del Foro di Macerata e Magistrato Onorario alla Corte di Appello di Perugia. Alla professione forense coniuga la passione per lo studio della Sacra Scrittura nella lingua ebraica e per le nuove tecnologie informatiche. Gli incontri avellaniti organizzati da Alessandro Ramberti sono divenuti una preziosa occasione per confrontarsi con temi incontrati nelle sue letture, per lo più di carattere filosofico e sulla c.d. “teologia politica”. Ha proposto: “La giustizia dello stato: salvezza o inferenza da cui salvarsi?” in Salvezza e impegno (Fara 2010); “La scrittura dei diritti fondamentali e l’ingiuria del tempo. Nuove tavole della legge… Per quale popolo?” ne Il valore del tempo nella scrittura (Fara 2011); “Quale diritto ai tempi delle tecnologie informatiche? Riflessioni su genesi e conseguenze di un’astrazione: in bilico tra agonia e morte dello Stato e fallimento delle regole del mercato” in Scrivere per il futuro ai tempi delle nuvole informatiche (Fara 2012); “Il Diritto: dalla paura alla felicità” in Scrittura felice (Fara 2013); “Osservazioni sul linguaggio giuridico attuale: dentro un groviglio solipsistico” in Dove sta andando il mio italiano? (Fara 2014), “Alla ricerca di un ethos: tra il padre e il gender nella declinazione giuridica” ne Il tempo del padre (Fara 2015). Il suo saggio “La tecnica del dritto tra valore e scarto” e inserito ne Il valore dello scarto (Fara 2016).

18.10 Dibattio e tempo libero 19.30 Cena

21.00 Anteprima assoluta nella chiesa del Monastero di A Pilgrimage to Montserrat (il canto dei pellegrini nellEuropa medievale) dellEnsemble Orientis Partibus (IT) e De Musica (E).

http://www.orientispartibus.com/default2.asp?active_page_id=287
 

22.00 Il grido dell'AfricaBruna Spagnuolo ha viaggiato per buona parte della sua vita, trascorrendo fino a un anno, due o tre in ognuna delle latitudini visitate (Benue State nigeriano; Pakistan; Malesia; Singapore; Turchia; S. Domingo; Haity; Algeria; Cina; Sudan; Venezuela; Malawi; Kenya; Tanzania) e giungendo a trascorrervi anche sei anni (Kaduna State nigeriano) o addirittura nove anni (Federal Capital Territory nigeriano). Parla diverse lingue. Ha collaborato con riviste letterarie e quotidiani, in varie parti del mondo. È in alcune antologie. Due suoi volumi sono nella biblioteca del Quirinale. Alcune sue opere sono state recitate in teatro da vari attori e dai registi Corrado Accordino e Alessandro Quasimodo, figlio del poeta Salvatore Quasimodo. Giorgio Bárberi Squarotti, uno dei maggiori critici letterari contemporanei, ha recensito le sue opere. I Media hanno spesso parlato di lei, dei suoi libri e dei suoi premi letterari. Ha pubblicato: Interspazi, poesia, 1986; Squarci di Vita, narrativa, 1987; Linfa guerriera, anche in lingua spagnola, poesia, 1997; Una Leggenda chiamata Sarmento, saggistica, 2000; Le Travalicazioni dei Promessi Sposi del Pollino, narrativa serial in quattro volumi, 2004; La Nonna di Nassiriya, narrativa,2005; Il destino ti abita, narrativa, 2007; Le radici dell’erba, 2010, capostipite del nuovo genere fiction-saggio-viaggio coniato da Bruna per la sua collana “I misteri e il grido dell’Africa”; La pascolatrice di farfalle, 2016. Web: www.brunaspagnuolo.com –  www.brunaspagnuolososvoliindistress.com  
Articoli-inchiesta dall’Italia (firmati come Bruna Spagnuolo) e dall’estero (firmati come Moonisa) in www.tellusfolio.it 


22.20 Il mio lavoro e la preghieraGiuseppe Bucco è nato a Marostica (VI) è là vive con la sua famiglia, grato alle colline, ai ciliegi e agli ulivi. Dice di essere un artigiano, mentre in tanti lo definiscono un designer. Ha avuto prova di aver il dono della creatività e di fatto si ritiene fortunato perché gli piace il suo lavoro e mai lo cambierebbe. Ama creare opere dalle inconfondibili linee pulite, che possano comunicare emozioni e passione per la vita, armonia e libertà. Libertà anche nel limite. È inserito in Uno scarto di valore a Bardolino (Fara 2016).

22.40 Dibattito e riposo
 

Domenica 3 luglio


9.00 Pregare e scrivere poesia: il nesso della lode tra riconoscere la natura e volere il bene Gabriele Via è nato a Bologna nel 1968. La sua poetica si sovrappone, si intreccia e si scontra con una ricerca spirituale, personale, più antica e profonda. Essere è per lui essere in ricerca. La dimensione monastica e la preghiera sono punti di meditazione importanti per la sua esperienza di cercatore. Suoi versi sono apparsi in varie riviste on line (bibliomanie, Bombacarta, lirici greci, e altre). La sua produzione letteraria edita è ancora esigua: una raccolta non venale nel 2006, una colletta di poesie haiku entro un’agenda nel 2008, un poemetto dedicato al pellegrinaggio presso la Basilica di Santo Stefano a Bologna. Altre varie forme di poesia di occasione e un romanzo. A Bologna svolge un’attività di animazione culturale con l’associazione ABC. Studia teologia, ha insegnato religione nelle scuole medie e medie superiori.


9.20 Rivolti verso – Padre Gianni Giacomelli è monaco benedettino camaldolese nel monastero di Fonte Avellana (PU) dal settembre del 2003. Dall’ottobre del 2011 è priore nello stesso monastero alle pendici del Catria (www.fonteavellana.it). Ha effettuato studi classici e frequentato la facoltà di Giurisprudenza. Ha operato in una comunità per disabili. Dopo l’ingresso in monastero ha conseguito il master in Teologia cattolica a Strasburgo (Francia) con un memoire sul fenomenologo francese Michel Henry, Per una soteriologia immanente. Appassionato di filosofia e di opera lirica, teatro, poesia e psicanalisi tiene corsi e seminari e ha partecipato a varie kermesse fariane, suoi saggi nei volumi: Chi scrive ha fede?, Scrittura felice e Il tempo del padre e Uno scarto di valore a Bardolino (Fara 2016).


10.00 Una preghiera sinfonica… alle radici della mitologia slavaVesna Andrejevic (Belgrado, 28 giugno 1965) è traduttrice letteraria e multimediale free lance, scrittrice e docente di Lingua e Letteratura italiana, serba ed internazionale. Risiede e lavora in Serbia partecipando a vari concorsi e premi in Italia ed Europa. Ha collaborato con varie riviste on line pubblicando suoi racconti e saggi di argomento letterario (Faranews, Euterpe, ecc.). Suoi testi narrativi sono stati premiati e pubblicati in antologie sia in versione cartacea che come eBook. (Premio Pietro Conti, Perugia, 2004, Premio Donne in pagina, Arcilettore, Leno, 2009, Premio Pubblica con noi 2015, Fara Editore). La sua raccolta di racconti La gente altrui nel paese delle meraviglie (Premio Letterario Interrete) è stata pubblicata come eBook da  Kappeventi.com  2006). Fra i riconoscimenti: Premio ICoN, prima classificata con il racconto Troppi sogni azzurri della gente di troppo, Pisa, 2006; Premio Speciale Mario Ceccarello per il romanzo breve Saga degli Zingari o Sas thaj avel… al Concorso letterario Insieme nel mondo, Savona, 2006; Premio Internazionale di Poesia e Narrativa Insieme nel mondo, X edizione, prima classificata Narrativa Inedita con il romanzo Forziere di nonno, Savona, 2012; Premio Alda Merini, II edizione, selezionata con il racconto Magda, Brunate, 2013; Premio Letterario Internazionale Europa, XIV edizione, prima classificata Narrativa inedita con il racconto La notte di Natale, Lugano, 2013; e Premio Pubblica con noi 2015, racconto vincitore Showtime inserito nella antologia Emozioni in marcia, Fara Editore. Scrive narrativa, traduce i libri e film e coltiva i suoi sogni letterari.

10.20 Poesie – Nato nel 1972 a Rimini, Stefano Bianchi ha pubblicato le raccolta La bottiglia (Edizioni Pendragon, 2005), Le mie scarpe son sporche di sabbia anche d'inverno e Sputami a mare – Le voci (Fara Editore, 2007 e 2010), quest'ultima segnalata al Premio internazionale Città di Marineo 2011. Ha presentato le sue poesie in vari contesti pubblici, tra cui la radio e la televisione. Alcune poesie sono in rete sul blog farapoesia e sul sito della Fara Editore. Altre sono presenti nelle antologie Il desiderio, Sogno, Il Ricordo, Nella notte di Natale – Racconti e poesie sotto l’albero edite da Perrone Editore, Roma, tra il 2007 e il 2009, e nella raccolta Poeti romagnoli d’oggi e Federico Fellini, Società Editrice «Il Ponte Vecchio», 2009.  


10.50 Tempo libero  
11.00 Santa Messa (per chi vuole)
12.30 Pranzo

14.30 Gran dibattito finale, saluti e partenze