I class.
TRA QUI E ALTROVE
di Francesco Randazzo (Ronciglione, VT)
«Il fantastico sembra essere il sottofondo morale scelto dall’autore per le sue storie, inteso nel senso più ampio del termine. Si va dalla fantascienza propriamente detta all’utopia passando per fiabe dal tono gentile e moraleggiante. Purtroppo, la tendenza a chiudere (ma spesso anche ad aprire) con una nota decisamente patetica inibisce le potenzialità di diversi racconti.» (Fabio Orrico)
«Ironia, tensione, partecipazione all’avventura umana, anticipazione del futuro. Anche nei suoi aspetti più feroci o più inverosimili.
“Ogni vita nasconde una catabasi, immaginata, sognata, temuta, desiderata, è forse un impulso segreto (…) che può essere un’epifania, un richiamo sia alla maturità da raggiungere che al fremito irrequieto della volontà di compiere la propria impresa esistenziale.”
Racconti di solitudine estrema, e, coraggiosamente, anche nell’abisso dell’Alzheimer: forse questo dissolversi nella realtà che conosciamo è uno sfumare verso un’altra, altrettanto reale, seppure sconosciuta.
Racconti anticipatori, come 2063, e per questo terribili.
Racconti ironici come Prima i lombrichi.
Racconti di una predisposizione all’amore: “Vedo soltanto un mare d’argento, nitido e freddo. La barca del mio corpo vuoto scivola e va verso il suo orizzonte del nulla”. E poi la vecchiaia. E altro. Il tutto raccontato con un linguaggio semplice e alto insieme, di una precisione scientifica, in grado di penetrare, coinvolgere e sconvolgere.» (Giovanna Passigato)
«Ci sono temi e generi, tra queste parole, che meriterebbero più rispetto. Più riconoscimento. Non per buonismo letterario ma solo per la stretta contingenza con il presente. Magari questi racconti, questi inizi, non mi sono nemmeno piaciuti, ma meritano una spinta vigorosa in avanti. Soprattutto oggi.» (Stefano Martello)
II class. ex aequo
LA SCUOLA POSSIBILE
di Simone Mazza (Parma)
«Testo molto interessante, che offre uno sguardo sull’istituzione scolastica negli ultimi anni del XX secolo, e ancora nei primi del XXI, attraverso le esperienze di due modelli innovativi, la scuola di Summerhill, e la Sezione Sperimentale della Scuola Montebello, i quali mostrano il valore di un’educazione che metta al centro la felicità, l’autonomia e la socialità.
Tuttavia, entrambe evidenziano anche la necessità di un equilibrio tra libertà e struttura, tra spontaneità e progettazione. Temi molto sentiti all’epoca. Scritto in modo semplice, chiaro, coinvolgente.» (Giovanna Passigato)
«Saggio elegante, basato sull’esperienza personale di un ex allievo della sezione sperimentale di una scuola elementare. Aiuta il parallelo con l’esperienza anglosassone da cui la sperimentazione prende più che le mosse. Con onestà intellettuale, non vengono taciuti i pregi né i difetti. Tutti siamo stati bambini, quindi chiunque può accostarsi, capirlo e farsi delle domande.» (Francesco Di Sibio)
TRE RACCONTI INQUIETI
di William Protti (Santarcangelo)
«Nella cornice del genere horror, modulato tante volte quanto è il numero dei racconti trovano posto ipotesi e tendenze legate al genere: dal folk horror al gotico, accostati a temi sociali di bruciante attualità (la violenza sulle donne, per esempio). L’autore è capace di amministrare il citazionismo con grande intelligenza, integrandolo nel racconto e non usandolo come sfoggio di erudizione né come strizzatina d’occhio postmoderna.» (Fabio Orrico)
«Un gioco di specchi coinvolge il lettore immerso nelle pagine del primo racconto. Il filo va tenuto ben stretto per non perdere l’aquilone della storia. Seguono altri due racconti inquieti, da leggere. Bisogna lasciare spazio alla fantasia, per farsi catturare totalmente.» (Francesco Di Sibio)
III class. ex aequo
DIARIO
di Marco Bottoni (Castelmassa, RO)
Marco Bottoni è nato nel 1958 a Castelmassa (RO). Medico di Medicina Generale, scrive per passione dal 1999 racconti, poesie e testi per il teatro. Ha pubblicato il romanzo: Io e Marcellino. Con Fara raccolte di racconti e il testo teatrale Con il titolo in coda (2011) vincitore del premio Martucci Valenzano. È fondatore della Compagnia Buoni e Cattivi che mette in scena i suoi testi teatrali. Ha vinto vari premi (nel 2014 il concorso Insanamente con Tratto da una storia vera (medaglia del Presidente della Repubblica) e il Pubblica con noi 2016 con “Vite in viaggio”). È inserito in molte antologie.
«Bel testo sperimentale, formalmente rigoroso ma narrativamente libero. Dal titolo si evince tono e struttura ma numerose ipotesi narrative vengono parcellizzate all’interno del dettato e restituite prismaticamente, come volti riflessi in uno specchio rotto.» (Fabio Orrico)
Appartengo a te
di Arianna Biscotto (Cervia, RA)
«Il romanzo breve appassiona fin dalle prime battute, il lettore nuota tra i flutti narrativi e si immerge nei luoghi dove si sposta l’azione. Una fotografa di fama fugge dal suo passato doloroso e incontra il bell’attore turco. La Hollywood turca contagia pure la narrativa. Ce ne faremo una ragione.» (Francesco Di Sibio)
Noir. Dieci racconti
di Robi Cottoman
Robi Cottoman tiene molto alla sua privacy, scrive per passione dalla sua nascita di scrittore che si stima sia da datare attorno all’anno 1999.
Nel mondo letterario è pressoché sconosciuto; nella professione si occupa di termodinamica applicata, circuiti idrodinamici a pressione variabile, pompe aspiranti e prementi, scambi gassosi, microcircuiti ipercomplessi a bassissimo potenziale (non produzione, solo manutenzione). Ha vissuto anche in Nicaragua (brevemente) e in Svezia (più a lungo); parla, legge, scrive e sogna correntemente in italiano, inglese e spagnolo. Nessuno è mai riuscito a scattargli una fotografia e, fortunatamente, non ha mai avuto un incidente mortale. Gli piacerebbe molto riuscire a pubblicare un libro.
«Saranno i tempi che corrono ma "Noir" non indica più solo un genere. Piuttosto uno stile comportamentale. Un timbro operativo. Dieci racconti che parlano di un oggi particolarmente scadente ma non per questo meno seguito.» (Stefano Martello)
Opere votate
Il Gepe e altro
di Giuseppe Callegari (Grazie, MN)
Giuseppe Callegari, nato a Voghera (PV) nel1951, residente a Grazie di Curtatone (MN). Ha tentato di fare il giornalista (iscritto all’Albo dei pubblicisti dal 1979), ma dopo aver scoperto che lavorare per i giornaloni e la tv implicava avere la targa giusta, ha scritto qua e là (anche qualche libro) e ha finito la carriera facendo Il Topone (un tri-settimanale autoprodotto e auto-distribuito). Con la vecchiaia è stato promosso da giornalista e giornalaio. Infatti distribuisce i giornali alle persone che hanno difficoltà ad andare in edicola. Si è guadagnato la pagnotta quotidiana facendo l’insegnante nelle scuole professionali e il più bel voto che ho ricevuto è stato: “mi hai preso la mano quando non la sentivo e non l’hai più lasciata”, una frase detta da una allieva dopo che aveva finito il suo percorso scolastico da più di vent’anni.
«Un po’ sconclusionato e, forse, proprio per questo accattivante nei rimandi caotici per periodo, tematica o riferimento. L’intervista a metà del guado è semplicemente dolce.» (Stefano Martello)
UOMO DI MONDO
di Cristiana Veneri (Urbino)
Cristiana Veneri è nata a Urbino il 1 Aprile 1995, qualche minuto dopo la sua gemella… no, non è un pesce d’Aprile. Cresce, circondata dalle colline del Montefeltro, in un forte connubio tra arte e natura. Studia lettere all’Università di Urbino e poi si specializza in Archeologia all’Università Sapienza di Roma. Due sono sempre stati i sogni nel cassetto: 1. fare la scrittrice, 2. diventare guardia forestale. Questo scritto è, forse, l’incontro di quelle due anime.
«Il titolo è piuttosto criptico (non utilizzato nella sua normale accezione). E poi, chi è Mondo? Lo strano individuo compagno di stanza e di dolori del protagonista? Suo amico? O forse solo protettore? Forse un alter ego?
Tra disquisizioni di cucina e sulla natura delle tempeste, pian piano la storia si dilata fino a comprendere l’universo, quel piccolo universo astronomico che rotea attorno alla Terra – o viceversa.» (Giovanna Passigato)
Tra disquisizioni di cucina e sulla natura delle tempeste, pian piano la storia si dilata fino a comprendere l’universo, quel piccolo universo astronomico che rotea attorno alla Terra – o viceversa.» (Giovanna Passigato)
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