domenica 6 novembre 2016

Saverio Gaggioli: la poetica del mito che ritorna, in un ripescaggio consapevole della nostra tradizione classica, in Frammenti di luce.


 Conosco Saverio Gaggioli da diversi anni: è autore molto colto e persona schietta e riservata, fuori dai bagliori della bagarre poetico letteraria mondana, spesso dotata di sola forma e nessuna sostanza. Vive nel suo Appennino Emiliano, amandolo, sia da un punto di vista naturalistico che storico, e si dedica all’insegnamento, cercando di trasmettere nelle giovani generazioni la passione per la poesia e la letteratura che egli ritiene imprescindibile per un percorso di crescita umana e sociale. Non ha pubblicato molto ma dai suoi testi già si presuppone una certa riflessione, attenta e significativa, intorno al valore e all’importanza del bagaglio culturale che ogni autore si porta appresso, senza dimenticare i richiami della tradizione classica e mitologica che ci appartengono.
In questa breve nota parlerò della sua Plaquette Frammenti di luce, uscita per I Quaderni del Battello Ebbro nel 2005, un lavoro non recentissimo ma che è interessante conoscere. A seguire un paio di testi inediti per constatare la continuità poetica dell’autore.

Frammenti di luce

In premessa a questa Plaquette, Frammenti di luce - pubblicata quasi agli esordi della sua attività poetica, con una nota del Direttore della Casa Editrice, Giacomo Martini, poeta e scrittore egli stesso - Saverio Gaggioli, pone una nota che chiarisce quelle che sono le sue intenzioni individuando, nel tema degli incontri che la vita ci propone e ci riserva, il motore di tutto l’andamento del libro: dagli incontri legati ai ricordi - e quindi al passato -, dall’incontro con se stessi e con il mondo che ci circonda, dagli incontri brevi e quasi impercettibili a quelli che lasciano il segno nella vita di ognuno, il cammino dell’uomo e del poeta – pensiamo alla Divina Commedia dantesca – è un percorso fatto di incontri. Una vera dichiarazione di poetica, dunque, in una dimensione che - già dal testo di inizio - apre al lettore spazi e reminiscenze di sapore classicheggiante e mitologico che sembrano fare da sfondo e da supporto alla poesia di Gaggioli, anche laddove egli introduce elementi della contemporaneità.
Miti è, infatti, il titolo della prima poesia nella quale viene rivisitata la figura di Arianna, quale archetipo dell’unione - attraverso il filo sottile – del tempo, o ti tutti i tempi, che qui sono quelli della poesia, tempi/poesia di cui i poeti sono fieri condottieri (in Visione), in un volare di sogni e saggezza acerba (in Sogni). In questi tempi, in questi sogni s’incontrano la figlia di Giove – simbolo del desiderio -, Dionisio con la vitalità e l’ebbrezza che lo contraddistinguono, in una continua forza evocativa di versi che ricordano l’energia e l’ardore del giovane Vate D’Annunzio, anche visivamente, attraverso le immagini di alcuni passaggi come in Cavalli di Seta dove la visione dei cavalli che correndo nei campi raggiungono montagne di illusioni, sembra riportarci alle scorribande del poeta, nelle pinete e sulle spiagge d’Abruzzo.
In Alchimie sono le foci del Nilo e la città di Toledo il contesto dove Gaggioli muove i suoi versi per setacciare sabbia in un deserto d’acqua, splendida e ossimorica metafora che sembra raccogliere l’impossibilità di compiere azioni, di realizzare pensieri al di là della vicenda poetica. Il poeta è confuso e al tempo stesso estasiato dalla deità pagana che lo circonda, dai sorrisi di Febo e Venere, dalle acque schiumose del mare che abbracciano le caviglie, mentre come in un dipinto restano impressi tutti i colori di una nuova donna, forse un nuovo amore che sboccia.
Nei testi di Gaggioli si insiste molto sui colori da tavolozza, gli scarlatti, i rosso pastello, gli ambra e gli ori, gli amaranto e gli avorio, come se la vita e la poesia stessa fossero la tela di un quadro da dipingere e se ne chiedesse conto agli dei: Dipingi o dea/le mie sere. Ma, al tempo stesso, si insiste molto anche sui suoni, spesso paragonati in un arrangiamento panteistico fatto di commenti della natura che sembrano ricongiungere il poeta al Paradiso: Senti quei suoni/interrotti/spighe di grano/mietuto/nell’Eden sperduto.
Nei due testi finali, di questa breve ma intensa plaquette, si toccano le vette del canto corale e della sopravvivenza del poeta alla morte. In Madri sono le donne - tutte le donne della vita - ad abbracciare e consolare il poeta nell’ansia della sera; in Futuro l’autore va oltre il suo destino sulla Terra e prende commiato dall’ipotetico lettore, attraverso un congedo lieve, che ricorda il fluttuare dei corpi nell’Ade: Non serviranno saluti/vagherò/nel tempo/indistinto/sfiorando le onde.
Un lavorare continuo sul ripescaggio consapevole della nostra tradizione classica, un ricongiungere al “mistero che non si svela” - come dice Giacomo Martini nella prefazione - il perfetto moto del cesellare affreschi d’incontri, fanno di Frammenti di luce - una delicata ricostruzione di un viaggio che mette l’uomo al centro dell’Universo.


Alcuni testi da Frammenti di luce

Miti

Si svegliano i miti
sopiti nei millenni

                                   lungo rami d’acacia

impreziositi dal candore
di fiori cadenti e soavi.

Sorridono al focolare
purpuree leggende

                                   a perdersi nel tempo

lungo il filo sottile
dell’incantevole Arianna.


*****
Ragazza d’ambrosia

Vaga sperduta
l’essenza
d’un sogno

                                   impossibile

desiderio di ieri
che langue stanco
nel cuore del mondo

come fossi tu
a mezza luce
sollevata sul mondo
rossa marziana

                                   d’ambrosia

figlia di Giove,

*****

Madri

Lungo quell’ampia via
sfavillante
sul profondo tramonto
volti di donna
s’avvicinano piano
prendono forma
i noti lineamenti.

Madri
ancora madri
nonne
sempre madri
t’abbracciano e consolano
nell’ansia della sera
nello schiudersi dell’alba.

Condividono le gioie
ti sostengono nella via
sfavillante
sul profondo tramonto…

*****

due inediti:

Fascino

Ciascun istante
di vita con te

racchiude
il fascino
biondo e sensuale
dell’eternità.

Ti conosco da sempre
e ti cercherò ogni domani.

*****

Bologna

Un solo
silenzio
ocra
ci avvolgeva
nel traffico.

E Bologna
era lì
sotto la pioggia
battente
a pensare
la storia.

Saverio Gaggioli (Bologna 1980), poeta e scrittore, vive a Porretta Terme. Laureato in Storia moderna presso l'Ateneo bolognese è Procuratore Accademico dell'Accademia Internazionale dei Micenei, Accademico dell'Accademia Costantiniana di Lettere e Scienze, Accademico Benemerito dell'Accademia della Cultura Europea, socio del Club Scrittori d'Europa e dell'Accademia "Greci-Marino", membro Honoris causa a vita del Centro Divulgazione Arte e Poesia. Collabora con alcuni periodici e con varie associazioni culturali italiane. Sue liriche sono inserite in diversi volumi antologici. Ha pubblicato: Caduche emozioni (1999), Voci di poesia (2000, che raccoglie anche le liriche del poeta siculo-trentino Giovanni Duca), Frammenti di luce (2005) e il saggio storico Cola Montano. Storia di un umanista e cospiratore nell’Italia del Quattrocento (2005).
Sulla produzione letteraria di Gaggioli hanno scritto diversi autori e critici nazionali quali: M. Alemanno, G. Bárberi Squarotti, E. Bogazzi, S. Doglio, R. Gaffè, G. Ianuale.


Bologna, 6 novembre 2016


Cinzia Demi

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