recensione di Vincenzo D'Alessio
Franca Oberti, Il tempo del castagno(Racconti nel vento) FaraEditore 2016
La mappa dei ricordi di Franca Oberti ci
conduce ad un tesoro difficilmente raggiungibile poiché la caverna dove era
nascosto è crollata, oggi, nel suo ingresso.
La ricchezza fa gola un po’ a tanti ma la
saggezza per conservarla non sempre viene seguita. In questo modo nei gruppi famigliari si generano le
lotte per chi può accaparrarsi più beni materiali, mentre si rifiutano i
consigli dei genitori e, qualche volta, quelli dei nonni.
Il tesoro raccolto dall’Autrice è frutto
di molteplici esistenze; di molti
eventi; di diverse economie acquistate e infrante, sovente, dalla violenza
della guerra. La furia degli uomini, in nome di un’oscura economia fatta di
armi e di potere, ha seminato morte e distruzione dalla comparsa dell’uomo su
questo azzurro pianeta.
I contenuti di questo insieme di episodi
forma l’apologia della Civiltà Contadina; la sconfitta dei suoi valori fondanti;
la falsità delle mete disseminate nel corso dei secoli dall’era dell’industria
. Scrive la Oberti: “(…) A guardare bene sono sempre stati loro, i contadini,
che ci hanno insegnato la sopravvivenza: insegnavano alle nuove generazioni
come tramandare la vita, in ogni sua forma” (p. 12).
I protagonisti di questi racconti sono i
nonni, i genitori, le donne portatrici della vita e dei cambiamenti;
l’intensità dei sacrifici affrontati dall’infanzia alla vecchiaia; la
continuità dei gesti semplici, infine la morale. Le leggende, le preghiere, le
rinunce in nome della propria condizione economica, i piccoli successi, i figli
emigrati in altre realtà per sopravvivere, i morti in guerra, sono nel
contesto della Letteratura Italiana stilemi saldamente consolidati.
Il tesoro nascosto nel lavoro dei campi
non era così facile da raggiungere. Significativo a tal proposito,
specialmente nell’episodio contenuto nel libro della Nostra dal titolo “La
polenta” (p. 27), può essere l’accostamento al libro del sacerdote e poeta
Davide Maria TUROLDO Il mio vecchio Friuli, dal quale è tratto il film Gli ultimi.
Non aggiungo molto agli intensi
contenuti di questo “romanzo autobiografico”, poiché le parole suonano
superflue alle orecchie attuali, proprio come recitano i versi, riportati a
p. 74, del Nobel Wislawa Szymborska: “Qualcuno talvolta / disseppellirà ancora
da sotto la siepe / argomenti rosi
dalla ruggine / e li trasporterà
sul cumulo dei rifiuti”. Oppure come racconta il testo/poesia della canzone
di Francesco GUCCINI: Il vecchio e il bambino.
Non serve addolorarsi per quanto abbiamo
vissuto come “età felice” nelle piccole cose, nella condivisione della povertà
diffusa.
Risulta vano ripetere agli altri, ai
lettori, le passioni che hanno dato luogo alla Civiltà Contadina durata
millenni e qui esaltata.
Vale infine la delicata lettera scritta sottovoce a suo padre
scomparso, e ai suoi avi, da Franca Oberti, per darci la
gioia di leggere questo libro che somiglia moltissimo ai cerchi concentrici del
ceppo del castagno, privato del suo fusto: “(…) Non è più quel tempo, papà. I
ritmi sono cambiati , i soldi sono l’unico dio che tutti riconoscono e se non
ne possiedi non sei nessuno, non importa cos’hai veramente, fosse anche un
cuore grande e tanta gioia da regalare” (p. 73).
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