martedì 6 luglio 2010
Su Un'altra vita di Paolo Ruffilli
Fazi Editore, 2010
Nota di lettura di Caterina Camporesi
Ritrovo nelle venti storie di “un altra vita” di Paolo Ruffilli la peculiarità del frammento che caratterizza anche la sua poesia.
In questo caso si concretizza nella fase del passaggio, nell'aprirsi all'evento atteso e a lungo preparato tra le pieghe del tempo personale.
Il frammento coglie e racconta il presente, quel presente che può realizzarsi e aprirsi il varco al futuro proprio perché nutrito dei tanti momenti consci e inconsci di riflessione che si sono stratificati lungo il cammino della vita.
Momento cruciale e significativo è sempre quello dell'attraversamento della zona intermedia, quello nel quale lenti ed impercettibili indizi di metamorfosi confluiscono nell'evento svolta che, al contempo, recuperando i sussulti del passato e amalgamandoli con quelli del presente, scavalca la linea del confine e supera la ripetitività scontata ed ormai insoddisfacente per aprire nuovi orizzonti alla vita.
Così ogni storia non può che confluire in un inizio di luogo e di tempo dove ancora tutto può essere, quando l'attesa può nutrire ancora la speranza e il sogno.
Come spesso accade, è l'amore a donare forza e coraggio per mettere in moto il processo della rinascita al quale fa seguito il cambiamento, reale o mentale che sia.
I protagonisti delle storie cercano e accettano il giro di boa, se ne assumono i dubbi, le reticenze e si lasciano abbagliare dalla luce che il nuovo promette o sembra promettere.
Mi pare che i racconti contenuti nella sezione dell' “Inverno” abbiano il respiro più ampio e profondo, quasi che nelle loro pieghe il mistero del tempo abbia potuto trovare un nido e condensare un pensiero più complesso e meditativo, pur nella consapevolezza che tutto non può essere compreso e detto.
Le quattro stagioni che scandiscono i tempi della scrittura della raccolta riflettono forse quelli della vita e la raccolta, terminando con la Primavera, sembra voglia suggerire che niente finisce ma tutto ricomincia, che niente muore ma tutto rinasce, nonostante le deviazioni che solo apparentemente allontanano dalla meta.
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