LA CULTURA DEL DISARMO. Creare un nuovo modello storico nei rapporti tra giustizia e potere politico dello stato significa cercare di comprendere quali aspetti di eccezionale novità possano essere attuati per avere maggiore efficacia nei significati istituzionali e politici di questa stagione giudiziaria, segnata dalle guerre ed ancor prima dalla pandemia. Con riferimento all'arco storico che va dall'unità d'Italia sino alla caduta del regime fascista, il problema è sempre stato fra dipendenza ed indipendenza della magistratura dal potere esecutivo. L'assetto normativo consentiva forme più o meno incisive di interferenza e di controllo del potere politico sulla magistratura, e da un lato concreti interventi dell'esecutivo sui magistrati per ottenere l'adeguamento alle esigenze politiche contingenti dei governi in carica. Bisognerebbe vedere se si deve dare una diversa collocazione istituzionale agli uffici del pubblico ministero e di giudici dato che nei termini storici che stiamo vivendo si potrebbe rivedere il pubblico ministero come rappresentante del potere esecutivo presso l'autorità giudiziaria che è posto sotto il Ministero di Grazia e Giustizia. In questo caso quindi gli uffici del pubblico ministero dipendono gerarchicamente dal potere esecutivo e sono tenuti a seguirne le direttive, che si traducono in circolari inviate dal Ministro della Giustizia ai procuratori generali presso le corti di appello, i quali a loro volta, le ritrasmetteranno ai procuratori presso i tribunali specie per i casi di infiltrazioni di carattere fanatico dei soggetti sospettati ed implicati in terrorismo. Attraverso questo strumento, il potere esecutivo può essere in grado di orientare in via generale e concreta l'esercizio dell'azione penale, sollecitando gli uffici del pubblico ministero a procedere con particolare rigore nei confronti di determinate categorie di reati come quello terroristico, e di essere contro a coloro che si dimostrano poco zelanti nei confronti di altri reati commessi dal ceto politico dominante o della pubblica amministrazione. Ove, poi, si presentasse l'esigenza di intervenire per pilotare specifiche vicende processuali di particolare rilievo politico e sociale, il ministro della giustizia, sovente sollecitato dal presidente del consiglio e/o dal ministero dell'interno, potrebbe inviare opportune istruzioni circa la conduzione del procedimento penale al procuratore generale per assicurare meglio la difesa dall'anarchia e da fenomeni che possano richiamare atti simili al fascismo, al razzismo o a forme fanatiche terroristiche. Questo tipo di intervento, viene soprattutto considerato nei casi in cui la repressione di conflitti sociali ed economici e politici si renda necessaria per trovare una strategia concordataria fra governo e magistratura per modo da reprimere sul nascere dissidi di grave impatto pubblico. In questi tempi di temuto terrorismo e di infiltrazioni di carattere anarchico, forse bisogna prevedere che il pubblico ministero possa dipendere dal ministro di grazia e giustizia alla stregua di qualsiasi altro funzionario subordinato e che abbia meno indipendenza esterna. La libertà delle scelte giurisdizionali, e queindi dell'indipendenza sono dunque in determinati casi condizionate dai poteri del ministro, in quanto certe decisioni potrebbero giocare un fattore negativo sulle aspettative di difesa e di reale ed attuale utilità di servizio a favore della salvaguardia della libertà, della democrazia e della Repubblica. Così anche i giudici vengono coinvolti nelle direttive politiche ed allertati per la maggiore difesa delle nuove direttive politiche che servono in questo tempo a salvaguardarsi dalle infiltrazioni terroristiche o anarchiche. Questo significa che nei rapporti di integrazione ovvero di separazione tra alta magistratura e ceto politico si devono considerare alcuni punti dei fascicoli che riguardano le cariche dove si deve evincere che i magistrati hanno raggiunto tale livello per competenza e che abbiano maggiore responsabilità nell'evitare nella loro cultura attività cospirative ai danni dello stato e dell'unità nazionale. Si riscontra quindi una continua osmosi tra le alte cariche della magistratura e quelle politiche, nel senso che i personaggi si incontrano per trovare soluzioni per un maggiore coordinamento tra magistratura e ceto politiuco per unica cormazione culturale ed ideologica e per medesima scuola. In sostanza la magistratura che prima non era mai pienamente riuscita ad esercitare un ruolo di controllo di legalità certa sugli apparati statali, nonchè sui partiti e sulla classe politica dominante, ora con una dottrina illuminata potrebbe attuare un nuovo schema che trovi finalmente attuazione per uno stato di diritto liberale che non sia però mai totalitario.
Nessun commento:
Posta un commento