SOGNANDO UN ALTRA ME. Abbandonata fra le braccia del vento che mi trascina in ogni dove, son io, nello stato dell'arte dove compaio perfetta a raggiungere il caldo sospiro addomesticato di quel palpito d'ebrezza sfrenato del furore collettivo che rende l'uomo dimentico di sé stesso e lo trasforma in puro istinto fra gli impulsi roventi e gli spregevoli dubbi esalatori quasi entusiasti di quella civiltà balzana. Avviluppata fa le sacre membra che sanno superare gli orrori delle guerre per poter avere le ali di una silente redenzione a sentirmi pienamente funzione di mediazione nella doverosa sopportazione del dolore. La continua lotta con uno spirito servente per l'antifona del bello e quella della virtù irreprensibile che cerca toni sfumati anche fra le immani tragedie dell'esistenza .La passione mi spezza e divide dentro un ostia o un goccio di vino dove si accende la mia impronta mistico-speculativa di forte influenza stimolatrice ad identificare i sentimenti espansi fra le nuvole e le volute dense di fumo annebbiate. Il battito ed il fremito di minuti vissuti incastrati dentro a tralci fra i grappoli acerbi di un amore che sa impregnarsi di colore sostanziale fra gli artistici profumi contrapposti. La blanda immaginazione che mi spinge a vivere fra i sogni seducenti di uomini e le tensioni di derive smodate, di altre sminuite e di altre ancora smorzate e regredite in una cascata di fulgida freschezza. Attesa spasmodica di un caldo ed accogliente respiro sulla pelle, fra le impressioni di vividi momenti di trasparenza, nel corpo violato che diventa mite alle evoluzioni pindariche dell'amore che si muove dentro il grembo avido divenendo vita rigogliosa. Sensazioni stonate alla sincronia dei temi che sbalzano fuori dalle demagogie intrecciate fra i capelli e le dita effuse che sanno sfiorare delicati profili eterei. Pagine che da sole parlano ed assorbono le anime, investendo gli organi avvincenti anche nelle paure e nei gridi soffocati fra le didascalie smorzate da pazzie interiori. Avventure di tesori perduti e mai ritrovati dentro ad una caverna bieca di sentori perturbanti che sanno opprimere e schiacciare fra le parole mai dette che non sanno ormai più costruire bellezza e dolcezza nei loro suoni striduli che si rindondano con echi candidi fra i muri dell'incomprensione e della mattanza a cercare di resistere ciechi di mani lorde di sfregiate brutture che sfiniscono l'infinito. Svettare verso il maleducato paradiso come delle muse adombrate che tendono ad ispirare l'universalità del tempo futuro, in un presente sordo di gloria e di mito che finge di conoscere il percorso femminile. Inganni di sogno di un altra me, fra le tante me che si ritrovano in occhi di cielo o in quelli di abissale mare, che stanno dentro ad un sorriso che diviene esistenziale oggi, sempre in ogni momento dove donna sai diventare saggia bambina del gentil gioco della scoperta e della sorpresa di quella cara mamma che si raffigura ancora infinita dentro una splendida poesia. (Dedicata alle gemelline di Caivano).
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