MODULO DI SPIEGAZIONE PSICO-ANALITICA FRA RIMOZIONE ED ALIENAZIONE. Cari Vescovi Anselmi, Lambiasi, Delpini, Turazzi, Riboldi secondo me don Renato Bartoli confonde il termine di RIMOZIONE dal termine di ALIENAZIONE in quanto per quanto riguarda il rinnegare sé stessi ha un significato di alienazione inteso come estraniazione dello Spirito da sé stesso. Tale situazione si verifica, in quanto la realtà spirituale si pone come oggetto, dando origine alla natura che viene superata dialetticamente dall'attività con cui lo Spirito si appropria del mondo sia praticamente (con il lavoro) e sia teoricamente (con le attività spirituali come l'arte, la religione appunto e la filosofia). Oggi bisognerebbe modificare l'uso sia del termine ALIENAZIONE che SEDUZIONE perchè creare una divinità perfetta sottomettendosi a lei potrebbe essere illusorio nel risolvere i conflitti ed i limiti della propria condizione in quanto si tende ad idealizzare o sé stessi nel Superomismo oppure gli altri in una specie di divinazione. Non va bene dunque qualsiasi oggettivazione dello Spirito che si traduca in una realtà esterna e materiale come quella del vitello d'oro, ma invece il lasciarsi attrarre e irresistibilmente affascinare dovrebbe riferirsi ad un equilibrato sistema di produzione che vuole soddisfare i bisogni in base a delle precise leggi di VALORI che indicano come usare al meglio sia sé stessi che il proprio essere anche a livello corporale. Altro problema però rispetto a tale tematica è la RIMOZIONE intesa come processo inconscio mediante il quale il soggetto esclude dalla coscienza determinate rappresentazioni connesse con le pulsioni sessuali il cui soddisfacimento implicherebbe il NON soddisfacimento di altre richieste provenienti dall'IO o meglio dal Super-IO. La rimozione va distinta quindi sia dall'alienazione che dalla REPRESSIONE (che si svolge a livello cosciente) e costituisce una componente di molti sistemi di difesa patologici nonchè della vita psichica normale. Nella rimozione si intrecciano reinvestimenti, disinvestimenti e controinvestimenti, che si riferiscono NON già alla pulsione in quanto tale, nè all'affetto, bensì ai rappresentanti della pulsione, costituiti da idee, ricordi o immagini mentali. Secondo Freud il fatto che determinate rappresentazioni possano essere rimosse, comporta non solo l'azione di una istanza superiore all'inconscio, ma anche una sorta di attrazione esercitata dal nucleo preesistente di altre rappresentazioni inconsce; in altre parole, la rimozione SECONDARIA presuppone l'esigenza di una rimozione ORIGINARIA o PRIMARIA che agisce esclusivamente mediante un permanente controinvestimento costituitosi nel corso di esperienze soggettive molto precoci e comunque precedenti alla formazione del Super-IO. A questo rimosso originario si aggregano tutte le successive rappresentazioni rimosse dell'esperienza individuale, le quali essendo per loro natura indistruttibili, tendono incessantemente a riaffiorare alla coscienza approfittando di condizioni temporanee facilitanti, come l'aumento della spinta pulsionale o la diminuzione del livello di controinvestimento. Questo ritorno al rimosso avviene generalmente attraverso vie indirette, sotto forma di compromesso fra il rimosso stesso e la rappresentazione rimovente. All'interno di una vita consacrata è stata proposta la CONTEMPLAZIONE comeed anc conoscenza intellettuale contrapposta all'azione intese (e qui ci servirebbe il bravo don Vittorio Metalli) come tehorìa contrapposta a pràxis per uno stato in cui la mente si fissa su una realtà spirituale, immergendosi in essa fino all'oblio di ogni altra realtà Oggi pare impossibile raggiungere un atto contemplativo come parte integrante di un processo emanativo da cui dall'Uno potrebbe derivare l'Intelligenza e poi l'Anima perchè ci deve essere incluso anche un atto volontaristico inteso come vero atto d'amore di una preghiera mentale di approfondimento NON discorsivo che costituisce il culmine dell'orazione che viene più che altro intesa come una scelta esclusiva dei conventuali e non invece come potrebbe essere come sviluppo delle proprie potenzialità ed abilità interiori nel fare fruttare i propri talenti. Infatti in altre religioni come quella ebrea viene raffigurata una quabbalah ed in alcuni movimenti islamici nel sufismo e dervisci oppure nell'induismo nel NON dualismo dello yoga ed anche nel buddhismo, nel quale la contemplazione è un vertice dell'itinerario ascetico che serve a condurre ad un annullamento del pensiero e di tutti i desideri, ma non certo all'oblio di se stessi divenendo facili prede di oppressione e violenza che rende imprudenti di fronte alle truffe, ai tranelli e al confondere i lupi cattivi e perfidi con raffigurazioni rassicuranti come nella favola di Cappuccetto Rosso. Preghiamo che all'interno del programma del Consiglio pastorale vi siano indicazioni di prudenza a tale riguardo e che si possa comunque rimanere desti di fronte al maligno che divora le buone anime. AMEN
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