Fara Editore e la giuria della prima edizione del Concorso Narribilando nelle persone di Angelo Leva, Antonella Giacon, Francesco Di Sibio e Graziella Sidoli, che ringraziamo di cuore per l'ottimo lavoro di selezione e valutazione, sono lieti di comunicare la classifica dei vincitori.
[Simone Mazza è nato e vive a Parma; coniugato, con due figli. Insegnante, esperto di ITC, provider di servizi web, formatore, la scrittura è la sua grande passione. Dal 2006 a oggi ha pubblicato cinque ebook di didattica, quattro raccolte di racconti (una, La camera maledetta, per Fara) e altri suoi racconti sono presenti in sei antologie.]
«Scherzando, ammonivo che nell’Inferno di Dante, gli insetti pungessero coloro che non decidevano mai. “E infatti siamo soldati…” mi ha replicato asciutto il Nanni “decidono gli altri.”» (pag. 149). Il protagonista, chiamato dai commilitoni Lo Scrittore, narra i ricordi di guerra. Il testo è molto ben documentato, tra nomi propri delle armi e strofe di canzoni di battaglia e di riposo. Libia, Grecia, Germania... Forse un po’ troppo lungo il periodo storico preso in considerazione, ma traccia un ventaglio di storie in un’unica storia. (Francesco Di Sibio)
Un racconto in presa diretta, un diario istante per istante. La descrizione dei luoghi e dei tempi storici fatta con attenzione al dettaglio aumenta la curiosità del lettore che viene poi rinforzata dalla credibilità delle scene e anche dei commenti. È un racconto bello e fluido. (Angelo Leva)
«Un racconto che si fonda tutto sul valore della memoria, l'importanza di non dimenticare le migliaia di uomini morti in campagne belliche di cui via via il protagonista riconosce l'inutilità e l'orrore. Una storia in cui ciò che viene raccontato si fa paradigma di tutte le guerre passate e future, dove la retorica nasconde solo la totale indifferenza per il valore della vita.» (Antonella Giacon)
«Memorie di fango mi ha colpito il coraggio e la bravura di questo autore che con grande umanità, ironia e umorismo mostra le reali sfaccettature dell'individuo, qualunque sia la sua nazionalità o lealtà - in questo straordinario caso i protagonisti sono soldati italiani nel periodo peggiore del fascismo ( ben venga e finalmente ) - con una conoscenza storica che ci fa leggere per impararla meglio questa storia, e con un perfetto equilibrio di sviluppo dei personaggi del dialogo e della descrizione. Nessun sentimentalismo e nessuna glorificazione. Assente il pregiudizio. Con passaggi poetici molto belli. Finissima scrittura.» (Graziella Sidoli)
[La domanda è: chi sono? Vladimir Solov’ëv chiese alla Russia del suo tempo se fosse disposta a prendere una seria decisione: stare dalla parte di Serse o di Cristo. Io, come è vero che mi chiamo Serse, scelgo Cristo. Ma cosa significa questo nome? Dipende per chi. Seneca, ad esempio, non avrebbe dubbi al riguardo: «Serse! A Pizio, padre di cinque figli, che gli chiedeva l’esonero per uno, permise di scegliere quello che preferiva, poi fece squarciare in due parti l’eletto, ne pose i tronconi sui due lati della strada e, con quella vittima lustrale, purificò l’esercito. Ebbe il successo che meritava: sconfitto e messo in fuga in lungo e in largo, vedendo dovunque sparsi a terra i resti del suo crollo, dovette passare in mezzo ai cadaveri dei suoi». Invece, sfogliando il libro dei libri, leggo che la regina Ester si sposò con il re Assuero, salvando così il suo popolo dal massacro. Continuando a sfogliare altri libri imparo che Assuero è la traduzione latina del nome ebraico Kshajarsha (che significa “re”), in greco Xersès, ovvero Serse. Queste nozze regali mi risollevano il morale. Ma in tutto questo la verità è che non ho ancora risposto alla domanda iniziale: chi sono? Trovo nelle parole di Papini la miglior soluzione: «Tutta la mia vita è piantata su questa fede: ch’io sia un uomo di genio. Ma se invece mi sbagliassi, se fossi […] in una parola, un imbecille? […] Nulla di più, nulla di meglio!». Serse Cardellini è nato a Pesaro, ove risiede, il 06/05/1976. Sposato, è Presidente (non retribuito) dell’Associazione Culturale ThaumaEdizioni di Pesaro. Come poeta e filosofo lei si dichiara: “Colpevole!”]
«Un personaggio talmente ossessionato dall’originalità dell’idea che pensa di brevettare qualcosa di assoluto, così assoluto che crede di poter brevettare Dio…» (pag. 220). A cavallo tra Eco, Harry Potter e Il signore degli anelli. Il ritratto di carne mette ribrezzo e dà un senso pulp al testo. (Francesco Di Sibio)
«L'Ateone è come un puzzle che mi fa molto ricordare i racconti di Borges e la sua scuola latinoamericana di quegli anni. Pieno di bizzarri giri, racconto dentro un racconto, personaggi che pirandellianamente si mascherano e si appropriano di altri personaggi, commettono folli gesti e un continuo metalinguaggio sulla scrittura e la sacralità dello scrivere, e del libro. Filosofico, metafisico, cervellotico anche. Difficile, sfida il lettore. Affascinante. Ci sarebbe tanto di più da dire.» (Graziella Sidoli)
[PatriziaRigoni, scrittrice e sociologa, vive a Trieste e dal 2000, con AziendaParola, si occupa di formazione narrativa per aziende pubbliche, per operatori della sanità e della scuola, per Università, per gruppi privati e per associazioni del territorio. Ha pubblicato romanzi, poesie e racconti, oltre che saggi e libri di frammenti autobiografici dei gruppi che hanno seguito i suoi laboratori narrativi. Ha vinto numerosi premi letterari. Molte sono le collaborazioni a progetti culturali e sempre più le richieste di editing di aspiranti scrittori. Da due anni è Direttore artistico de la Rassegna Rose Libri Musiche e Vino che si tiene nel mese di maggio nel parco di San Giovanni, a cura dell’Agricola Monte San Pantaleone. Da qualche anno collabora con AcquaMarina e Annamaria Castellan. Nel 2011 ha ideato e realizzato la prima edizione dell’evento La Carica delle centoeuno, cui è seguita la seconda edizione regionale nel 2013. Nel 2014 ha aperto la Scuola di scrittura Sherpazade, una scuola che cammina e porta negli zaini i pesi delle parole. Una scuola per tutti. Web: www.patrizia.rigoni.it]
«Testo ricco di rimandi tra passato e futuro,intenso e profondo. Una scrittura molto curata e controllata nella sua semplicità. Amore per la vita, senso di continuità, senza mai scadere nel banale e nel patetico.» (Antonella Giacon)
III. classificati ex aequo
«I racconti brevi sono fatti bene, si lasciano gustare anche nella loro costruzione. Non hanno finali eclatanti ma ognuno porta un insieme di ricordi, di rimandi di vicende già vissute. Ma c'è anche il presentimento di messaggi nascosti che lascia vigile l'attenzione e che fa sembrare questo insieme di scritture un esperimento prima dell'avventura di un grande racconto. Resta alla fine, chissà perché, un'assonanza con la scrittura dei Racconti di Sebastopoli di Tolstoj.» (Angelo Leva)
Kronin di William Protti (Santarcangelo di Romagna) v. pagina del libro
Altre Opere votate
[Simone Mazza è nato e vive a Parma; coniugato, con due figli. Insegnante, esperto di ITC, provider di servizi web, formatore, la scrittura è la sua grande passione. Dal 2006 a oggi ha pubblicato cinque ebook di didattica, quattro raccolte di racconti (una, La camera maledetta, per Fara) e altri suoi racconti sono presenti in sei antologie.]
«Scherzando, ammonivo che nell’Inferno di Dante, gli insetti pungessero coloro che non decidevano mai. “E infatti siamo soldati…” mi ha replicato asciutto il Nanni “decidono gli altri.”» (pag. 149). Il protagonista, chiamato dai commilitoni Lo Scrittore, narra i ricordi di guerra. Il testo è molto ben documentato, tra nomi propri delle armi e strofe di canzoni di battaglia e di riposo. Libia, Grecia, Germania... Forse un po’ troppo lungo il periodo storico preso in considerazione, ma traccia un ventaglio di storie in un’unica storia. (Francesco Di Sibio)
Un racconto in presa diretta, un diario istante per istante. La descrizione dei luoghi e dei tempi storici fatta con attenzione al dettaglio aumenta la curiosità del lettore che viene poi rinforzata dalla credibilità delle scene e anche dei commenti. È un racconto bello e fluido. (Angelo Leva)
«Un racconto che si fonda tutto sul valore della memoria, l'importanza di non dimenticare le migliaia di uomini morti in campagne belliche di cui via via il protagonista riconosce l'inutilità e l'orrore. Una storia in cui ciò che viene raccontato si fa paradigma di tutte le guerre passate e future, dove la retorica nasconde solo la totale indifferenza per il valore della vita.» (Antonella Giacon)
«Memorie di fango mi ha colpito il coraggio e la bravura di questo autore che con grande umanità, ironia e umorismo mostra le reali sfaccettature dell'individuo, qualunque sia la sua nazionalità o lealtà - in questo straordinario caso i protagonisti sono soldati italiani nel periodo peggiore del fascismo ( ben venga e finalmente ) - con una conoscenza storica che ci fa leggere per impararla meglio questa storia, e con un perfetto equilibrio di sviluppo dei personaggi del dialogo e della descrizione. Nessun sentimentalismo e nessuna glorificazione. Assente il pregiudizio. Con passaggi poetici molto belli. Finissima scrittura.» (Graziella Sidoli)
v. il libro
«Un personaggio talmente ossessionato dall’originalità dell’idea che pensa di brevettare qualcosa di assoluto, così assoluto che crede di poter brevettare Dio…» (pag. 220). A cavallo tra Eco, Harry Potter e Il signore degli anelli. Il ritratto di carne mette ribrezzo e dà un senso pulp al testo. (Francesco Di Sibio)
«L'Ateone è come un puzzle che mi fa molto ricordare i racconti di Borges e la sua scuola latinoamericana di quegli anni. Pieno di bizzarri giri, racconto dentro un racconto, personaggi che pirandellianamente si mascherano e si appropriano di altri personaggi, commettono folli gesti e un continuo metalinguaggio sulla scrittura e la sacralità dello scrivere, e del libro. Filosofico, metafisico, cervellotico anche. Difficile, sfida il lettore. Affascinante. Ci sarebbe tanto di più da dire.» (Graziella Sidoli)
La parola figlio di Patrizia Rigoni (Trieste)
[PatriziaRigoni, scrittrice e sociologa, vive a Trieste e dal 2000, con AziendaParola, si occupa di formazione narrativa per aziende pubbliche, per operatori della sanità e della scuola, per Università, per gruppi privati e per associazioni del territorio. Ha pubblicato romanzi, poesie e racconti, oltre che saggi e libri di frammenti autobiografici dei gruppi che hanno seguito i suoi laboratori narrativi. Ha vinto numerosi premi letterari. Molte sono le collaborazioni a progetti culturali e sempre più le richieste di editing di aspiranti scrittori. Da due anni è Direttore artistico de la Rassegna Rose Libri Musiche e Vino che si tiene nel mese di maggio nel parco di San Giovanni, a cura dell’Agricola Monte San Pantaleone. Da qualche anno collabora con AcquaMarina e Annamaria Castellan. Nel 2011 ha ideato e realizzato la prima edizione dell’evento La Carica delle centoeuno, cui è seguita la seconda edizione regionale nel 2013. Nel 2014 ha aperto la Scuola di scrittura Sherpazade, una scuola che cammina e porta negli zaini i pesi delle parole. Una scuola per tutti. Web: www.patrizia.rigoni.it]
«Testo ricco di rimandi tra passato e futuro,intenso e profondo. Una scrittura molto curata e controllata nella sua semplicità. Amore per la vita, senso di continuità, senza mai scadere nel banale e nel patetico.» (Antonella Giacon)
«La parola figlio è molto originale, ironico mai sentimentale e spesso un poema in prosa.» (Graziella Sidoli)
III. classificati ex aequo
[Maria Lenti, poetessa, narratrice, saggista, giornalista, è nata e vive a Urbino. Studiosa di letteratura ed arte: saggi, recensioni, interventi critici si trovano in volumi collettanei, in riviste e su quotidiani a cui collabora da decenni. In Effetto giorno, 2012, ha raccolto gli scritti di tenore culturale e politico; in Cartografie neodialettali, 2014, gli scritti su poeti neodialettali di Romagna e d’altri luoghi. Ha pubblicato poesie: Un altro tempo, 1972; Albero e foglia, 1982; Sinopia per appunti, 1997 (2° classificato al premio “Alpi Apuane”); Versi alfabetici, 2004; Il gatto nell’armadio, 2005; Cambio di luci, 2009 (finalista al premio “Pascoli”). Racconti: Passi variati, 2003; Due ritmi una voce, 2006; Giardini d’aria, 2011. Gli studi Amore del Cinema e della Resistenza, 2009, In vino levitas. Poeti latini e vino, 2014. L’antologia di poeti italiani contemporanei Dentro il mutamento, 2011. Nel 2006 ha vinto lo “Zirè d’oro” (L’Aquila). Con Quadri per una (s) (ri) composizione è inserita in Dove sta andando il mio italiano? (Fara 2014), con Metamorfosi di un mito in poesia ne Il tempo del padre (Fara 2015) e con Andata e ritorno in Preghiera (e… (Fara 2016).]
«I racconti brevi sono fatti bene, si lasciano gustare anche nella loro costruzione. Non hanno finali eclatanti ma ognuno porta un insieme di ricordi, di rimandi di vicende già vissute. Ma c'è anche il presentimento di messaggi nascosti che lascia vigile l'attenzione e che fa sembrare questo insieme di scritture un esperimento prima dell'avventura di un grande racconto. Resta alla fine, chissà perché, un'assonanza con la scrittura dei Racconti di Sebastopoli di Tolstoj.» (Angelo Leva)
Kronin di William Protti (Santarcangelo di Romagna) v. pagina del libro
[William Protti, nato il 13 Novembre 1965 a San Marino, vive a Santarcangelo di Romagna. Appassionato di fumetti, ha ideato varie strisce e tavole a livello locale; ha disegnato la copertina di Poesie in soffitta e l’illustrazione a corredo del racconto conclusivo de Le Favole dello zio Oliviero (Ed. “La Sfera Celeste”, Riccione). Sua la traduzione visiva di Filastrocche piccole così (Danilo Montanari Editore, Ravenna). L'impegno in ambito culturale e artistico lo ha portato a collaborare all’impaginazione di alcuni libri, tra cui spicca Terre Splendenti - La Via Crucis di Giulio Liverani (Ed. “Il Ponte”, Rimini). Fra il 2015 e il 2016, con i racconti Un giorno di follia e La minaccia, si è classificato quarto nei concorsi Rapida.mente e Pubblica con noi 2016 indetti da Fara.]
Introduzione dell’Autore
Questo non è il mio primo libro, bensì il secondo (anche
se il primo non è stato pubblicato) a riprova del fatto che le cose non sono
quasi mai come appaiono.
La realtà è multiforme, sfuggente nella sua globalità:
per quanto possiamo essere geniali – o ritenerci tali – siamo e saremo sempre
creature con una visione parziale e limitata di ciò che ci circonda… Questa
constatazione mi ha portato anche a riflettere sull’affermazione che nella vita
sia necessario andare contro corrente; paradossalmente, mi sto rendendo conto
che per riuscirci è fondamentale rimanere orientati alla fonte e assecondare la
corrente, quella che la Vita (e non la convenienza personale) ci indica,
generosa e inesorabile, a ogni piè sospinto: staremmo senz’altro meglio, sia a
livello individuale sia, soprattutto, a livello collettivo.
Ciò premesso, confesso che, quanto a sbagliar strada e a perdermi lungo i contorti e inestricabili – sempre all’apparenza! – labirinti della vita, senza falsa modestia, sono un maestro, il che suppongo equivalga a essere un gran somaro. Ciò non toglie che da ogni raglio e da ogni capocciata data contro lo spigolo di qualche parete, abbia imparato qualcosa e affinato la mia ricerca, grazie all’intervento di tanti, diversi, inattesi ed unici compagni di viaggio, chissà perché saltati sempre fuori al momento giusto, nonostante la mia indolenza.
Se il primo libro – su cui mi diverte far aleggiare un’aura di mistero – è frutto dell’estate, il presente è frutto dell’inverno, e questo ha un suo preciso significato: d’inverno i movimenti si fanno più lenti, si riflette di più, soprattutto si agognano luce e calore, fonti primarie di vita; ed è nelle tenebre di una Città in sfacelo che si dipana la narrazione; è in un clima incerto e colmo di inquietudine che muove i suoi passi Ross Anders, agente speciale della polizia investigativa, indagando su un oscuro traffico. Ma nella Città nulla è come sembra, neppure la Città stessa, e le carte del gioco si possono rimescolare in maniera inattesa, svelando un’altra realtà, appunto oltre le apparenze…
«La scelta più sensata sarebbe fuggire e invocare aiuto, ma gli uomini non sono quasi mai sensati e Lisa non fa eccezione: come una falena, la curiosità la spinge verso quella fonte di luce» (pag. 85). Ross Anders, agente speciale della polizia investigativa, indaga sull'oscuro traffico di una nuova droga, il Kronin. Ben inserito nel genere, scritto senza sbavature. Ironico, ma in fondo anche 007 lo è; mi sarei aspettato maggiore originalità. (Francesco Di Sibio)
Ciò premesso, confesso che, quanto a sbagliar strada e a perdermi lungo i contorti e inestricabili – sempre all’apparenza! – labirinti della vita, senza falsa modestia, sono un maestro, il che suppongo equivalga a essere un gran somaro. Ciò non toglie che da ogni raglio e da ogni capocciata data contro lo spigolo di qualche parete, abbia imparato qualcosa e affinato la mia ricerca, grazie all’intervento di tanti, diversi, inattesi ed unici compagni di viaggio, chissà perché saltati sempre fuori al momento giusto, nonostante la mia indolenza.
Se il primo libro – su cui mi diverte far aleggiare un’aura di mistero – è frutto dell’estate, il presente è frutto dell’inverno, e questo ha un suo preciso significato: d’inverno i movimenti si fanno più lenti, si riflette di più, soprattutto si agognano luce e calore, fonti primarie di vita; ed è nelle tenebre di una Città in sfacelo che si dipana la narrazione; è in un clima incerto e colmo di inquietudine che muove i suoi passi Ross Anders, agente speciale della polizia investigativa, indagando su un oscuro traffico. Ma nella Città nulla è come sembra, neppure la Città stessa, e le carte del gioco si possono rimescolare in maniera inattesa, svelando un’altra realtà, appunto oltre le apparenze…
«La scelta più sensata sarebbe fuggire e invocare aiuto, ma gli uomini non sono quasi mai sensati e Lisa non fa eccezione: come una falena, la curiosità la spinge verso quella fonte di luce» (pag. 85). Ross Anders, agente speciale della polizia investigativa, indaga sull'oscuro traffico di una nuova droga, il Kronin. Ben inserito nel genere, scritto senza sbavature. Ironico, ma in fondo anche 007 lo è; mi sarei aspettato maggiore originalità. (Francesco Di Sibio)
«Kronin, apocalittico e futuristico, e persino fumettistico a volte. Ricorda un po' tanto La noche boca arriba di Cortázar. La fine è moralistica e sentimentale.» (Graziella Sidoli)
Altre Opere votate
Il tempo del futuro di Daniele Gigli (Collegno, TO)
«È un lavoro preciso di ricerca e analisi. I risultati hanno un sapore di consigli per la vita e fanno eco ad alcune conclusioni già note. I tre lavori riportati si parlano e niente risulta lasciato al caso. Vi si riconoscono competenze molto specifiche che tendono alla analisi di profondità ma si apprezza anche l'abilità a rendere tutto fluido e accessibile a chi voglia dedicarsi ad una lettura di formazione.» (Angelo Leva)
Jim, la vecchia fiamma e il freddo di Dio di Roberto Battestini (Pescara)
«Interessante il linguaggio, il desiderio di stare nella contemporaneità nei suoi aspetti più bassi e quotidiani insieme al bisogno di raccontare una storia semplice, ricercando il più possibile l'adesione alla realtà. Un'esperienza di scrittura che merita di espandersi e consolidarsi.» (Antonella Giacon)
«È un lavoro preciso di ricerca e analisi. I risultati hanno un sapore di consigli per la vita e fanno eco ad alcune conclusioni già note. I tre lavori riportati si parlano e niente risulta lasciato al caso. Vi si riconoscono competenze molto specifiche che tendono alla analisi di profondità ma si apprezza anche l'abilità a rendere tutto fluido e accessibile a chi voglia dedicarsi ad una lettura di formazione.» (Angelo Leva)
Jim, la vecchia fiamma e il freddo di Dio di Roberto Battestini (Pescara)
«Interessante il linguaggio, il desiderio di stare nella contemporaneità nei suoi aspetti più bassi e quotidiani insieme al bisogno di raccontare una storia semplice, ricercando il più possibile l'adesione alla realtà. Un'esperienza di scrittura che merita di espandersi e consolidarsi.» (Antonella Giacon)
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