La prova dell’avvenuto insediamento della Compagnia di Gesù a Genova è costituita non solo dall’edificazione della chiesa del Gesù, ma anche dall’atteggiamento dei nobili cittadini che, pur di celebrare il proprio legame con l’Ordine, avevano intrapreso una sorta di competizione per poter decidere a chi spettasse l’onore di decorare le cappelle della chiesa della Casa Professa.
Il fatto che il processo di stanziamento fosse stato portato a compimento con successo è testimoniato anche dall’intervento di Andrea Pozzo.
L’artista gesuita, stando alle fonti, realizza in Liguria complessivamente sei opere di cui due risultano oggi perdute (le restanti sono ubicate nella chiesa del Gesù di Genova, nella chiesa di Santo Stefano a Sanremo e nella Collegiata di Novi Ligure).
Benché la cronologia degli spostamenti del Pozzo, come anche le fasi della sua formazione, non sia stata ancora completamente definita, è stato ipotizzato che le tele liguri siano le sue prime grandi pale d’altare. Dalla loro analisi è possibile trarre dunque importanti informazioni circa il tentativo dell’artista trentino di individuare i modelli e le modalità migliori con cui esprimere i principi della spiritualità gesuitica.
La tela raffigurante San Francesco Borgia, conservata nella chiesa del Gesù, costituisce un perfetto esempio di questa particolare ricerca.
In quest’opera, infatti, non solo l’artista dà dimostrazione di essersi avvalso di specifici testi devozionali, elaborati all’interno dell’ordine, al fine di meglio esprimere la personalità del santo spagnolo ma soprattutto propone, forse per la prima volta, il modello della figura maschile inginocchiata intenta a reggere un libro che in seguito replicherà innumerevoli volte e che proporrà anche nell’affresco della Chiesa di Sant’Ignazio a Roma.
L’assenza, nell’opera genovese, dell’elemento del tomo si deve probabilmente alla controversa vicenda dei restauri ottocenteschi che interessarono la chiesa del Gesù: in occasione della canonizzazione di San Francesco di Geronimo fu infatti stabilito di restaurare la chiesa genovese e i lavori furono affidati a Padre Chiavero.
Il religioso, che alcune fonti accusano di essere stato “avverso alle pitture del Pozzo” nonché autore di “interventi vandalici sulle antiche pitture”, avviò un imponente progetto di restauro che modificò in modo significativo la chiesa e che comportò anche un restauro delle tele del Pozzo.
In questa occasione il libro, probabilmente danneggiato o scarsamente visibile, fu eliminato privando il chierico del suo attributo e compromettendo in modo significativo la comprensione dell’opera.
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