Roba da appassionati, anzi: roba per far appassionare. E per far appassionare bisogna essere appassionati. Lo scioglilingua testé coniato sintetizza l'agile lavoro di Sergio Pasquandrea (valente giornalista e firma di punta del bimestrale Jazzit) che, a dispetto dal sottotitolo, non è una raccolta di aneddotica di jazzisti da manuale, di quelle che – in fotocopia o quasi – si spalmano nelle varie storie del jazz, tracciando figure icastiche di questo o quel musicista.
Lo spirito è altro. Innanzitutto trae spunto da quanto lo stesso autore ha pubblicato sui blog La poesia e lo spirito e Jazz nel pomeriggio, rivisti e manipolati da Pasquandrea che intinge la sua mordace penna in venticinque anni di passione jazzistica; poi nasce perché vince la IV edizione del concorso Faraexcelsior sezione romanzi brevi.
Non è un romanzo, ma una serie di pillole di vita jazzistica: vissuta in prima persona dal Pasquandrea pianista nelle jam perugine e nei concerti vissuti: memorabile quello del quintetto Benny Golson e Curtis Fuller, dalla cui descrizione grondano le note. Poi, acquerelli impressionistici, pezzi di musica, di jazz che si è affacciato nella vita dell'Autore: Michel Petrucciani, Louis Armstrong, Nina Simone, Thelonious Monk, Chet Baker, Billie Holiday, a colpi di pennello intinto nel rosso fuoco di chi ha sincera passione. Ci sono dei riquadri che stimolano l'approfondimento, come la sessualità mortificata di Billy Tipton o il colpo di "genio" di Ray Charles. Scelte fatte da Pasquandrea: la sua personale selezione guidata dall'assenza di una rotta. Libera, come è l'improvvisazione jazzistica. Pasquandrea è l'anfitrione jazz un po' goliarda, di libero pensiero, che si preoccupa delle emozioni e non della tassonomia a tutti i costi (di quelle che fanno scappare i giovani a gambe levate). E questo è un valore aggiunto.
Nessun commento:
Posta un commento