venerdì 2 luglio 2010

La messe è molta ma gli operai sono pochi

Omelia del giorno 4 Luglio 2010
XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

È molto bello leggere l'inizio della missione che Gesù affida a quanti Lo seguono, ossia portare la Buona Novella del Vangelo alla gente.
"Diceva loro: La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: Io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi".
Erano i primi tempi della missione di Gesù tra noi. Aveva la piena coscienza di essere stato mandato dal Padre per fare conoscere a tutti la Buona Novella.
Tutti sappiamo come al Padre stia a cuore la sorte di ogni uomo, al punto che non bada a sacrifici per restituirci la felicità con Lui, andata smarrita nel paradiso terrestre, anzi rifiutata, quando i nostri progenitori, accettando la tentazione del 'serpente', respinsero l'amore che Dio donava loro gratuitamente e per cui liberamente li aveva creati - anzi ci ha creati - a 'Sua immagine e somiglianza'. Sappiamo tutti come dopo quel rifiuto, 'Adamo ed Eva furono cacciati dall'Eden', senza avere più una ragione per la loro esistenza.
E tutti proviamo ogni giorno che senza l'Amore divino libero e gratuito, la vita non è più vita, anche se cerchiamo di mascherare questo nostro vuoto con il chiasso che ci offre il mondo: una vera evasione dalla nostra origine.
Che senso ha vivere senza amare e, soprattutto, senza essere amati?
Si rimane sconcertati dalle continue violenze che sentiamo ogni giorno, o per le guerre nel mondo o per la solitudine in cui troppi vivono, pur essendo tra tanta gente.
Un vuoto del cuore che spesso entra nelle famiglie, rendendo, quella che dovrebbe essere 'un'oasi d'amore', un vero calvario senza resurrezione. Ci assale un'infinita tristezza nel vedere l'uomo calpestato ovunque ed in ogni modo; l'uomo che privilegia alcuni ed emargina tanti altri e con la violenza impone la sua volontà con ogni mezzo, con il disprezzo dei più elementari diritti.
Una vera 'mappa' di insulti al diritto alla felicità come frutto dell'amore, che non lascia tranquilla la coscienza. Basterebbe osservare i vari Tg per assistere a cronache che parlano di violenze in ogni dove e, tante volte, nell'area sacra della famiglia.
Quante lacrime versiamo tutti, senza eccezioni, nel vederci ignorati o emarginati o non amati.
la grande nostalgia della nostra origine. Dio ci ha creati - ripeto - per essere amati e amare.
E questa grande sofferenza degli uomini raggiunge tante volte il cuore anche di noi 'pastori', che incrociamo la vita di tanfi, di ogni età ed estrazione sociale.
Capiamo allora quanto ci narra il Vangelo oggi:
"Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a Sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: 'La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi; non portate borsa né bisaccia, né sandali, e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate dite: pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà a voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate di quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati, che vi si trovano e dite loro: 'E' vicino il Regno di Dio. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: 'Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi: sappiate però che il Regno di Dio è vicino. Io vi dico che in quel giorno Sodoma sarà trattata meno duramente di quella città'.
I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: 'Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel Tuo nome.' Egli disse: 'Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Non rallegratevi perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli". (Lc. 10, 1-20)
Un Vangelo bello, ma duro. Bello questo andare per il mondo, anche di casa nostra, a portare la Buona Novella del Vangelo; terribile il rifiuto, che si può incontrare.
È ancora necessario, nei nostri ambienti, in cui tutti si dicono cristiani - una qualifica che dovrebbe esprimersi in segni di appartenenza a Gesù nella vita quotidiana ed è già questa testimonianza una missione nel nostro mondo senza fede - portare il Vangelo?
Che sia necessario lo dice l'incredibile ignoranza di troppi. Non conoscere la Parola di Gesù reca il grande danno di non poterla vivere. E allora su quale parola si fonderà la nostra vita, che ogni giorno è chiamata a dare risposte alla volontà di Dio che si esprime in mille modi?
Se c'è una cosa che mi appassiona è evangelizzare, ossia donare a tanti la Parola di Gesù.
Sono numerosi gli anni ormai che, chiamato da Gesù, da Lui mandato, come parroco e vescovo, ho `servito' questo dono.
Una passione che mi faceva 'inventare' tanti modi perché i fedeli a me affidati entrassero nel bello della Parola. Mi sono rimasti particolarmente cari gli incontri nei cortili della diocesi, dove insieme ai fedeli che partecipavano ci si allenava nella scuola della Parola.
Questi incontri a cielo aperto avevano l'aspetto non solo della missionarietà, ma della familiarità. Da quei centri di ascolto poi uscivano giovani o adulti che si impegnavano a continuare la stessa missione: 'Andate... ': era un messaggio che passava a tanti. Ancora oggi.
Così per me, anche se è faticoso, è sempre un grande dono sentirmi chiamato da tante comunità in tutta Italia, a portare la gioia della Parola.
È sempre una risposta all'invito del Maestro: 'Andate'.
E penso tante volte agli Apostoli, che non si stancavano di evangelizzare in tutto il mondo, con gioia (e questo davvero è un rimprovero alla nostra paura o silenzio) quando venivano insultati o incarcerati o picchiati. E che dire degli incredibili viaggi dell'Apostolo Paolo? La sua era vera passione in cui giocava tutto di sé, raggiungendo popoli e comunità, fino a Roma dove morì martire, ma anche facendo della sua casa un punto di riferimento per l'evangelizzazione.
Non possiamo che ammirare e incoraggiare i tanti missionari che sono nel mondo, non badando a sacrifici, fatiche, con la sola passione di fare conoscere Gesù.
Conosco un missionario, diventato mio amico, che vive in Perù. Insieme siamo riusciti a costruire una piccola chiesa dove aduna i fedeli. Lui ha una missione 'vasta' e per arrivare a questa piccola missione e incontrare i fedeli in quella che chiama 'la nostra cappella', deve sempre affrontare giornate di faticose trasferte.
Davanti a tanta generosità si sente davvero l'urgenza di dare una risposta a Gesù che oggi ci dice: `La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe. Andate: vi mando come agnelli in mezzo ai lupi'.
Di fronte ai tanti segni di risveglio dell'evangelizzazione – fra di noi, spero, e nel mondo – spunta un senso di gioia come quella cantata dal profeta Isaia:
"Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa quanti la amate.
Perché così dice il Signore: 'Ecco, io farò scorrere verso Gerusalemme, come un fiume, la prosperità; come un torrente in piena la ricchezza dei popoli; i suoi bimbi saranno portati in braccio, sulle ginocchia saranno accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò: in Gerusalemme sarete consolati". (Is. 66, 10-14)
Auguro a me, e a voi che mi leggete, che proviate la gioia di nutrirvi della Parola e fin dove potete e come potete donatela a chi vi è vicino. In fondo è fare sentire a tanti che Dio ci vuole bene e chiede solo che questo Bene venga conosciuto e accolto. Perché è triste non godere di un bene, perché non lo si conosce, quando può essere a portata di mano.
Mi permetterei di dire, a quanti sono superficiali, a quanti credono di vivere impunemente il rifiuto della Parola di Dio, trovando rimedio alla propria solitudine nella compagnia inaffidabile del mondo: carissimi ascoltate Dio che dichiara la sua amicizia, un'amicizia che è pronta a farsi piena condivisione di santità, felicità già qui e beatitudine futura.
Ma a chi già crede vorrei anche dire che è Notizia capace di ricreare la vita, quando ci si sente veramente bisognosi di essere infinitamente amati, trovando nell'amore l'annuncio della verità: `Dio ti vuole infinitamente bene, più ancora di tua madre e di qualsiasi persona'.

Voglio ricordare l'ultimo incontro con mia mamma, pochi giorni prima che morisse. Ero indeciso se starle vicino, perché gravemente ammalata, o adempiere a un impegno che avevo preso presso una parrocchia. Ho ancora negli occhi la sua volontà decisa che ritenne 'inutile' il mio starle vicino, dicendomi: 'Antonio, va'. La gente che ti aspetta ha bisogno di qualcosa di più, ha bisogno della Parola di Dio'.

Mi viene da suggerire la bella preghiera di Alexander Zino'ev, russo e ateo:

"Ti supplico, mio Dio, cerca di esistere almeno un poco per me.

Apri i tuoi occhi, ti supplico. Non avrai da fare nient'altro che questo: seguire ciò che succede ed è poca cosa, Signore.

Sforzati di vedere, te ne prego!

Vivere senza testimoni, quale inferno!

Per questo, forzando la mia voce io grido, io urlo.

Padre mio, ti supplico e piango. Esisti!".

Quanta fede... in uno che si professava ateo!!!


Antonio Riboldi – Vescovo –
Internet: www.vescovoriboldi.it
email: riboldi@tin.it

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