giovedì 9 novembre 2023

Un sabato di novembre

di Giuseppe Callegari


Un giorno di inizio novembre, maledicendo mentalmente chi mi aveva rubato l’originale fanale posteriore della mia bicicletta, vado al supermercato dove era avvenuto il misfatto. Gironzolo per le corsie e poi stacco il biglietto e mi metto in fila con il numero 26 per essere servito al banco. È quasi mezzogiorno di un sabato e naturalmente l’attesa si prolunga. I numeri scorrono e il display luminoso mi avverte che sta arrivando il mio momento. Ad un certo punto si avvicina una persona e mi chiede quale sia il mio numero. Avuta la risposta dichiara testualmente: “Signore, io ho il numero 24, l’ho trovato per terra, ma ho visto che lei c’era prima di me, quindi, se è d’accordo, mi dia il 26 e prenda il mio” - Lì per lì riesco solo a bofonchiare un sentito grazie e a guardare con stupore quell’uomo, alto e ben piantato, sui 25-30 anni, che mi ha appena comunicato che il nostro mondo non è popolato di sole persone, ma ci sono anche gli esseri umani.
E questa riscoperta nasce da un gesto apparentemente insignificante, ma che ha l’inestimabile valore della gratuità. Infatti, da un punto di vista formale, avrebbe potuto benissimo farsi servire prima di me, ma in questo caso è intervenuto il contenuto, cioè la consapevolezza che esiste, non anche l’altro, ma l’altro con la A maiuscola, senza se e senza ma.
Mi rendo conto che coloro che si spellano le mani per i supereroi, il più delle volte inventati o millantatori, banalizzeranno il gesto e lo declasseranno a fatto marginale. Invece sono proprio gli eventi ai margini che hanno prodotto i cambiamenti nella storia, una storia che ci viene ingiustamente raccontata come il frutto di capi carismatici capaci di mutare il corso delle cose. Infatti costoro non sarebbero esistiti se tante piccole e quasi invisibili formiche non avessero creato le condizioni, con il loro comportamento, per far sorgere un’alba diversa.
Ad esempio, la Rivoluzione Francese non sarebbe probabilmente avvenuta se le insignificanti formiche avessero proseguito con la logica del “mors tua vita mea”, che si concretizzava nella speranza di avere un trattamento speciale dal nobile padrone, fregandosene assolutamente dei propri simili. È stata la presa di coscienza della presenza dell’altro che germogliando ha dato origine a cambiamenti epocali.
Nel Duemila avanzato, in cui vincono l’apparenza, la furbizia, il luogo comune ed impera lo strapotere utilitaristico del benpensante, il gesto di cui sono stato protagonista involontario, costituisce un significativo esempio della strada che occorre intraprendere per sradicare la logica del cinico egocentrismo.
Da un punto di vista antropologico si sostiene che l’uomo sia un animale che deve vivere in gruppo, ma questo assioma può essere sviluppato in due modi radicalmente opposti: accettare la logica imposta dal capo che si manifesta nel chinare la testa di fronte ai potenti e diventare i carnefici dei più deboli, oppure nell’abbracciare il più umile e ribaltare la scala gerarchica.
In lapidaria sintesi, un sabato di inizio novembre, in un affollato supermercato, un semplice gesto ha sintetizzato ed esemplificato il concetto di pace.

Infatti, i conflitti, piccoli o grandi che siano, nascono dalla logica per la quale “tu sei meno di me, io sono più di te”. Certo, un singolo atto non ferma la guerra, ma aiuta a comprendere che solo la moltiplicazione di comportamenti solidali producono l’unico vero e potente antidoto ad essa, assolutamente privo di effetti collaterali.


Giuseppe Callegari

Via Francesco I Gonzaga, 12

Grazie di Curtatone (MN)

capogiuseppe18@gmail.com

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