GELOSIA RAP. In scena si ritrova un rapper insieme a 2 gemelli omosessuali che canticchia così : "Tragedy ho sbagliato il gemello, e ho confuso con un altro pellicano il suo uccello che se ne stava sempre a chattare con gli amici a provocare, sempre tutto scollacciato, coi tacchi a spillo e imbellettato, che se ne stava a far moine con quell'Otello dalla corona di spine, che se ne stava sul staircase a battere soldo come un gigolò case. Oh tragedy, tragedy responsible is impossible." I 2 gemelli ballando goffamente con mossettine e le brillantate tutine canticchiano così: "Noi abemus una relazione di attaccamento tra infanzia età adulterina e il modello sexy sentimento; noi abemus schemi di infulencer emozionali di condizionamento inconscio per mezzo di operatività interna delle scelte che ci fa trovare nelle classifiche dei dischi all'ultimo posto e per questo le nostre connessioni di sicurezza creano traumi emotivi persino in una carezza e noi ci sentiamo incapaci di amare e di gestire la nostra vita sotto il sole e dunque ci nascondiamo nella nostra memoria di identità e finiamo sempre per soffrire e sentirci uomini a metà" Il rapper interviene canticchiando "Oh gelosia, gelosia canaglia che ti prende proprio quando non vuoi ti sorprende e ti attanaglia, è un incendio che non estingui mai in itinerarium mentis Deum che rieccheggia come una continua tentazione di dipendenza della creatura al Creatore per spiegazione materiale, biologica e storica del perchè son io e mi ritrovo in un polo nord di spazio dove c'è sempre il gelo e di amar non son mai sazio e mi ritrovo nella riflessione esistenziale tra la perdizione e la Salvezza a cercare di calmierare il male, a cercare una via dello Spirito innocente che non mi disperda fra ossa di tombe, ma mi faccia salir in Paradiso fra il suono del silenzio delle angeliche trombe" Entra in quel momento un Ulisse con in mano un forcone che canticchia così "Oh no, non voglio essere nella gelosia e nell'invidia invischiato preferisco essere come l'uomo ragno che chi sia stato non si sa, che ha subito molti sgarbi e ingiurie senza tanta pietà, preferisco trovare la mia meta in quella tela d'amor perduto e vinto che s'abbandona nonostante il travaglio ed il dolore ad un viaggio che lo conduce a trasmettere di lui essenze di vita e non di morte, a trasmettere di lui il contenuto del cavallo di Troia e non il contenente per sentire l'eroico sacrificio penitente, per avvertire ancora dentro il brivido seducente che non dimentica Itaca e la Patria del coraggio e sa gettarsi a capofitto nella virtù ad ampio raggio anche se ciò appare disagevole e complesso, si getta nell'enigma del presente in un rapporto che par senza connesso per scoprire ogni volta una matrice inesauribile di principi normativi del valore: esaminare gli occhi come specchio dell'anima ed esplorare dei sentimenti i loro sensati rintocchi che ci rendano uomini consapevoli del corpo come della mente in modo che non sia più nessuno, ma pur essendo qualcuno lo sia rettamente lasciando spazio al mio ciascuno senza inseguire il spudorato villan demente. Solo di me vorrei che si ricordasse che ero parte dei fili di quella tela che continuava ad intessersi nell'attesa e nell'avvento di un ritorno, solo di me vorrei che si memorizzasse che non avevo gelosia, ma fiducia della resistenza e della conservazione che sapeva ribellarsi allo schiavismo e cercava nella sfera intima la sua più nobile condizione a non sfruttare o essere ributtato fra i rifiuti di negazione e d'oblio, a rivedersi come immagine completa del frutto di un amore che Dio unisce e comanda fra i sereni pensieri e moniti che la vita mai inganna, un Ulisse il cui amore è donare tutto l'essere intero che al mondo divenga una sostanziale e giusta manna."
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