Dedicato a Gabriele Trivellin e ai confratelli francescani. LUDIBRIO DANTESCO. In scena entra un barbone coi vestiti logori e rappezzati che dice:"Rutilante e drammatico nella mestizia io vivo elemosinando sospiroso fra i peccatori oziosi ed apatici. Io sono un uomo oltre mondano che vive la sua moda per lividi simboli delle passioni tonali di questo caduco essere che vaga immondo fra le anime disperse nel selvatico psichico esprimersi difficile e disagevole da dominare. Fra gorghi tumultuosi del mio esistere, io non so vedere ciò che mi potrebbe determinare se non una panchina, un posto per la strada che non conosce comprensione e non sa dare vere svolte ai sentimenti e alle passioni per effetti tonali che possan esser suggestivi nella concretezza di una Beatrice dottoressa. La vorrei sentire accanto costei come guida materna amorosa e teneramente sollecita dei misteri del Dio misericordioso, di san Domenico Samorani e di san Francesco, di Cacciaguida e di Romeo da Villanova, in cui vibra la nostalgia della patria Mater et magistra e il riscatto poetico disperso nei disordini degli uomini. Vittime sono le mezze verità della rivelazione per invettive, polemiche, per recisi fiori dei pregiudizi sconsiderati, per le dure condanne di spiriti apparentemente forti che celano la viltà. La realtà è questa: ognuno di noi è mendicante di un ardore profetico che vuole conoscere consapevolezza di una pace meritata e conquistata per una missione compiuta" Arriva in scena un soldato con in mano un fucile a canne al vento mozzafiato e dice "Togliti dalla mia vista o bruto che io son come Virgilio espressivamente impegnato in metamorfosi e simmetriche allegorie che dialoghino con le passioni ritmiche della marcia militare e del giuramento all'onore che sa controllare e controllarsi nelle mutevoli condizioni di lupo o di Cappuccetto Rosso, di nonna e di ingenua nipote, di cacciatore e di malefica presenza interiore. Io perseguo solo finalità pratiche ed oratorie che superino la condizione amara e torva del vivere senza nerbo alcuno" In quel mentre entra in scena una nana che aveva una cataratta in un occhio che si mette a cercare qualcosa a tentoni nella stanza girando e rigirando senza concludere niente. "Che fai donna - chiede il militare - hai forse perduto qualcosa?? Ti possiamo aiutare??" "No -rispose la donna - non credo che voi possiate aiutarmi visto che mirate sempre a soddisfare il vostro ego in cui inabissate i buoni sentimenti per lasciarvi sedurre dal potere, dalla ricchezza e dalla vanagloria. Io cerco una moneta piccola e tanto mi basta per soddisfare i miei desideri; io cerco una lampada luminosa che non rimanga sotto il moggio della tristezza, della banalità, della monotonia, ma che riesca ad illuminare tutta la casa; io cerco un lievito che faccia maturare l'impasto in modo da generare nuovo e fresco pane per nutrire l'anima e sentirsi sazi dentro. Io cerco un amore sublime, meraviglioso ed unico che sappia starmi accanto, che sappia prendersi cura di me in ogni istante e che mi indichi la via" IL mendicante allora intervenne alzando la mano e dicendo :"Eccomi sono io, mi rendo disponibile e mi offro volontario con tutto il mio ardore dal sorgere del sole in modo che Dio mi sbatta come la sua onda spinta a scoprire il carattere della povertà di spirito che non fa inaridire e rendere avara l'erba e nemmeno reclinare un fiore anche senza la bellezza dell'aspetto per modo che il tempo non appassisca. Sostenendo la tentazione concepisco nuova luce di un filo di vapore che mai si dissolve fra le virgole di uno stinto quaderno o fra i simboli sconclusionati di uno scritto. Eccomi per amore a coprirmi anche di sangue, sacrificio, frustate, corona di spine, ferita del costato aperta unda fluxite acqua di un bene superiore. Sono IO sono il vostro Cristo le cui piaghe sono la descrizione del progetto ambizioso del Padre dell'umanità tutta: la Pace regni, regni la Pace e questo grido si levi ogni giorno senza tregua alcuna" Il militare allora si inginocchiò e poi disse "Mio signore fino ad ora ho combattuto per gli uomini stolti, ma da ora in poi combatterò solo per te nel Tuo crisma e perciò al mendicante darò tutto quello che posso ed avrò pazienza e tolleranza del mietitore ad attendere la stagione del grano biondo che indora i campi per fare la farina e poi il pane; attenderò il momento in cui l'uva nei suoi grappoli diventa matura e può diventare buon vino e attenderò il momento in cui il mio corpo con il tuo rappresenterà un sacrificio d'amor mai perduto e vinto perchè Tu sai fare nascere dalle pietre pane e dal fango sai modellare la nostra vista a vedere la dignitosa condizione umana: superare il peccato con il perdono, superare la sventura con l'impresa della benevolenza a vincere il mondo con amorevole decenza."
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