venerdì 1 febbraio 2019

Dove forse era sogno ma sonno non era


Recensione di Valeria Parma


"I sogni sono come le conchiglie che il mare ha depositato sulla riva. Bisogna raccoglierle e ascoltare la loro voce." (Romano Battaglia)





Smetta di leggere questa recensione chi tra voi non ha mai fatto un sogno. O chi tra voi non ha mai amato nessuno.


Sono sicura che mi state tutti seguendo perché queste esperienze sono assolutamente comuni. La fusione delle due invece porta a Vera, piccolo romanzo di William Protti, che non tratta assolutamente di un'avventura normale. Vera è infatti una donna d'eccezione: bellissima, curata nell'aspetto e nel carattere, l'unico "difetto" è che... non esiste! Lei è il prodotto dei sogni del protagonista che se ne innamora perdutamente e che la rende il suo rifugio dal mondo reale, ricco di fastidi e scocciature. All'inizio la relazione, paradossalmente, sembra funzionare. Ben presto purtroppo sorgono i primi problemi nel conciliare il sogno con la vita vera: "in una realtà fatta di apparenza, ogni cosa è mutevole come una sfumatura di colore che degrada senza fine nell'altra e tutto assume una dimensione labirintica" e la relazione non può continuare...
 L'intera terra si ritrova coinvolta in una dimensione "dove forse era sogno ma sonno non era" (De André) e dove appaiono e scompaiono tipici elementi onirici: starà a Vera stessa occuparsi dell'assurda situazione.

Senza tener conto della fervida immaginazione dimostrata nel pensare a una trama così folle e avvincente, l'abilità dell'autore sta dunque nell'attirare l'attenzione di noi lettori. Ci sentiamo catturati e a nostro agio tramite le descrizioni di luoghi familiari: solo successivamente avvengono episodi inconsueti che ci lasciano in un perenne stato di interesse.

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