di Sandro Serreri
L’elicriso emanò una sottile fragranza, un profumo selvaggio, un odore piacevolissimo. Restammo fermi, immobili, con le narici dilatate. E lasciammo che l’aroma c’investisse avvolgendoci come fa la nebbia con i suoi veli. Non tardammo a raggiungere l’estasi, inebriati, drogati, frastornati. Come, insieme, non tardarono ad accavallarsi pensieri e pensieri, immagini e immagini, ricordi e ricordi. Ah, quale ressa! L’elicriso con tutta la sua potenza evocativa si spinse oltre e oltre ancora versando, sulle nostre piaghe aperte e infette, il suo dolce olio. La nostra vecchia e stanca pelle ebbe un sussulto e, poi, un brivido e, poi, un piacere quasi mortale. Restammo così per un tempo infinito, non sappiamo quanto, ma nel frattempo vennero le stelle e la notte e la luna ferma e muta. Ah, lei, poi! e la sua corte celeste, non sapeva nulla o quasi dell’elicriso.
L’olio venne iniettato e respirato. Evaporò di lì a poco e la sua essenza se ne andò per le belle stanze, uscì dalle finestre verso la luce primaverile, si spalmò sulle pareti e si attaccò alle tende agitate dalla brezza del buon mattino. La sentimmo e, subito, chiudemmo gli occhi, rapiti, avidi, nauseati. La sfiorammo una volta e una volta ancora e la mettemmo dentro le tasche, nel taschino, tra le pieghe del fazzoletto. Risultò, da lì a poco, che non ne potevamo farne a meno, che senza l’elicriso ci sembrava di uscire sotto il sole delle vie nudi, visibili, vulnerabili. Il piacere divenne bisogno e il bisogno divenne abito. Non potevamo più camminare per le case, sotto i tetti, privi della sua compagnia, umile, discreta, sincera.
Ah, quanto può dare un profumo naturale! Se è vero, semplice, povero, non sofisticato: sì, tanto, tantissimo! Sarà per sempre. Chiuso e custodito. Spruzzato sulla superficie delle dilatate narici per cogliere, subito, il primo ricordo, come un fiore. E tutto è chiaro, come da bambino erano luminosi e chiari i volti e i luoghi, tutti i volti e tutti i luoghi, nessuno escluso. Ma l’elicriso fece molto, molto di più. A dispetto della sua semplicità si fece strada nell’alta società conquistando salotti, cene, balli, mostre. Il suo profumo divenne inconfondibile e le grandi dame lo versavano, a piccole gocce, sulla manica della giacca del vicino di tavola. Quel che accadeva dopo lo sanno solo i diretti interessati e certi curiosi pettegoli.
È una piccola storia, lo so, quella dell’elicriso, ma mi piace moltissimo. Una fragranza selvatica diventa una principessa della quale tutti s’innamorano. E il bello è che non è una favola. La semplicità, come quasi sempre accade, vince sopra il troppo artefatto e si fa spazio conquistando tutti con il suo fascino discreto, con il suo bellissimo mezzo sorriso, con i suoi modi delicati, leggeri, da ombra che nulla vuol togliere a qualsiasi tipo di luce. Il suo incantevole carisma non s’impone, ma entra dentro a piccoli, ritmici respiri e questo è tutto. Non deve fare molto per ritagliarsi una piccola stanza nel cuore di qualcuno che voglia stordirsi, almeno per questa notte, e così potersi addormentare immaginando che tutto il mondo sia solo un immenso giardino colorato e profumato. Nient’altro. Pare che sognare non comporti una gran fatica.
L’elicriso emanò una sottile fragranza, un profumo selvaggio, un odore piacevolissimo. Restammo fermi, immobili, con le narici dilatate. E lasciammo che l’aroma c’investisse avvolgendoci come fa la nebbia con i suoi veli. Non tardammo a raggiungere l’estasi, inebriati, drogati, frastornati. Come, insieme, non tardarono ad accavallarsi pensieri e pensieri, immagini e immagini, ricordi e ricordi. Ah, quale ressa! L’elicriso con tutta la sua potenza evocativa si spinse oltre e oltre ancora versando, sulle nostre piaghe aperte e infette, il suo dolce olio. La nostra vecchia e stanca pelle ebbe un sussulto e, poi, un brivido e, poi, un piacere quasi mortale. Restammo così per un tempo infinito, non sappiamo quanto, ma nel frattempo vennero le stelle e la notte e la luna ferma e muta. Ah, lei, poi! e la sua corte celeste, non sapeva nulla o quasi dell’elicriso.
L’olio venne iniettato e respirato. Evaporò di lì a poco e la sua essenza se ne andò per le belle stanze, uscì dalle finestre verso la luce primaverile, si spalmò sulle pareti e si attaccò alle tende agitate dalla brezza del buon mattino. La sentimmo e, subito, chiudemmo gli occhi, rapiti, avidi, nauseati. La sfiorammo una volta e una volta ancora e la mettemmo dentro le tasche, nel taschino, tra le pieghe del fazzoletto. Risultò, da lì a poco, che non ne potevamo farne a meno, che senza l’elicriso ci sembrava di uscire sotto il sole delle vie nudi, visibili, vulnerabili. Il piacere divenne bisogno e il bisogno divenne abito. Non potevamo più camminare per le case, sotto i tetti, privi della sua compagnia, umile, discreta, sincera.
Ah, quanto può dare un profumo naturale! Se è vero, semplice, povero, non sofisticato: sì, tanto, tantissimo! Sarà per sempre. Chiuso e custodito. Spruzzato sulla superficie delle dilatate narici per cogliere, subito, il primo ricordo, come un fiore. E tutto è chiaro, come da bambino erano luminosi e chiari i volti e i luoghi, tutti i volti e tutti i luoghi, nessuno escluso. Ma l’elicriso fece molto, molto di più. A dispetto della sua semplicità si fece strada nell’alta società conquistando salotti, cene, balli, mostre. Il suo profumo divenne inconfondibile e le grandi dame lo versavano, a piccole gocce, sulla manica della giacca del vicino di tavola. Quel che accadeva dopo lo sanno solo i diretti interessati e certi curiosi pettegoli.
È una piccola storia, lo so, quella dell’elicriso, ma mi piace moltissimo. Una fragranza selvatica diventa una principessa della quale tutti s’innamorano. E il bello è che non è una favola. La semplicità, come quasi sempre accade, vince sopra il troppo artefatto e si fa spazio conquistando tutti con il suo fascino discreto, con il suo bellissimo mezzo sorriso, con i suoi modi delicati, leggeri, da ombra che nulla vuol togliere a qualsiasi tipo di luce. Il suo incantevole carisma non s’impone, ma entra dentro a piccoli, ritmici respiri e questo è tutto. Non deve fare molto per ritagliarsi una piccola stanza nel cuore di qualcuno che voglia stordirsi, almeno per questa notte, e così potersi addormentare immaginando che tutto il mondo sia solo un immenso giardino colorato e profumato. Nient’altro. Pare che sognare non comporti una gran fatica.
(Luglio 2016)
Nessun commento:
Posta un commento