Pubblicato
a novembre 2016 da Atene Edizioni, “Elial. Il figlio dei due popoli” di
Giovanni Nikiforos è un incantevole fantasy per adulti e ragazzi, incentrato
sulle avventure di un protagonista molto speciale: in un mondo pieno di magia
ma purtroppo oscurato da un grave pericolo, Elial è l’unico che, con l’aiuto dei
coraggiosi amici che si prenderanno cura di lui nel corso della storia, può
sperare di salvare se stesso e tutti gli altri dalla malvagità di un Dio la cui
avidità non ha limiti.
Sono
parecchie le qualità che rendono Elial straordinario: i suoi poteri, per
esempio, incredibili persino in una dimensione dove la maggior parte delle
creature possiede Doni sovrannaturali; oppure l’aspetto fisico particolare,
testimonianza tangibile dell’appartenenza del bimbo a due popoli diversi: una
metà del suo viso presenta infatti capelli rossi e un occhio azzurro, mentre
l’altra ha capelli scuri e un occhio nero. Ma forse la vera forza del ragazzino
risiede nella saggezza che gli insegnamenti del padre gli hanno regalato
malgrado sia così giovane, nella sua bontà d’animo e soprattutto in quella
strana capacità che hanno sempre le persone “diverse”: la capacità di penetrare
sotto la superficie delle cose, di riuscire ad amare tanto la piccola amica
incontrata in una semplice campagna quanto l’uccellino che canta sopra la sua
testa o gli animali che pascolano nei campi, o addirittura la sola idea di una
madre che in realtà non ha mai conosciuto. Elial è libero di trovare una parte
di sé in tutto ciò che gli è caro, forse proprio perché è sempre stato un
ibrido la cui identità non è segregata all’interno di confini netti.
In
un periodo storico in cui troppo spesso sono le separazioni a prevalere, qui l’autore
ha saputo creare un personaggio in grado di dare armonia anche all’unione di
colori all’apparenza contrastanti.
Giovanni
Nikiforos è infatti un esperto nell’arte delle sfumature, in senso letterale
(oltre a essere scrittore e saggista lavora anche come illustratore) e
metaforico, dato che talvolta nelle sue opere ama trattare argomenti
delicati quali le difficoltà dei Paesi in via di sviluppo: un autore di ampie
vedute, insomma, capace di scorgere le aree grigie laddove altri trovano solo
bianco e nero; le stesse aree grigie che fanno la differenza, nella realtà
quanto nella storia di Elial.
Perciò
mi ritengo molto fortunata ad avere avuto la possibilità di intervistarlo: ecco
come ha risposto alle mie domande!
Ciao,
Giovanni! Grazie per aver accettato di fare quattro chiacchiere con me a
proposito del tuo nuovo libro, Elial. Il
figlio dei due popoli.
Leggendo la tua biografia ho notato che ti
piace molto viaggiare: anche tu ti senti un “figlio di popoli diversi”, un uomo
che appartiene a tutti i luoghi che ha visitato anziché a un solo Paese?
Per me il viaggio è
formazione, istinto, esigenza, respiro. Da ragazzo amavo molto i libri di
autori come Chatwin, Bonatti, Clark, eccetra. Per rispondere alla tua domanda,
potrei dirti che appartengo effettivamente a due popoli, in quanto sono metà
italiano e metà greco, ma sarebbe una risposta fuorviante. In realtà io negli
altri, al di là delle differenze fenotipiche e culturali, scorgo soltanto degli
esseri umani par mio. Quando guardo una persona, vedo due occhi e non una
razza. Al limite cerco di comprendere se siano occhi buoni o malvagi, sensibili
o aridi, ma non catalogo mai in base all'etnia di appartenenza. Cerco di
comprendere, di capire se posso essere arricchito o meno, di rendermi conto se
valga la pena imbastire un rapporto oppure convenga lasciar perdere, ma non mi
lascio condizionare da schemi precostruiti. Quindi, molto semplicemente, mi
sento un uomo, non un appartenente a questo o quel popolo. Ai luoghi mi affeziono, ma fino a un certo
punto. Tendenzialmente in me prevarrebbe lo spirito nomade, ereditato di certo
dalle popolazioni di raccoglitori-cacciatori preagricole.
Passiamo ora al romanzo. Uno dei primi personaggi che incontriamo nella storia è Medoro: si tratta di un caso oppure questo nome richiama volutamente quello del giovane guerriero dell’Orlando Furioso?
Passiamo ora al romanzo. Uno dei primi personaggi che incontriamo nella storia è Medoro: si tratta di un caso oppure questo nome richiama volutamente quello del giovane guerriero dell’Orlando Furioso?
Come si vede dall’immagine di copertina,
il volto del protagonista Elial ha due fisionomie diverse, segno della sua
appartenenza a popoli distinti. Anche nella realtà le persone possono portare
su di loro i tratti caratteristici di etnie differenti: che cosa pensa Elial
quando si guarda allo specchio?
Sinceramente non saprei.
Magari glielo domando e poi ti faccio sapere... Scherzi a parte, credo che
questa domanda si riagganci alla prima. Sentirsi diversi, nell'accezione
deteriore che spesso si dà a questo termine, è indubbiamente doloroso. Elial ne
patisce, dapprima. Quando poi scopre l'esplosiva varietà che lo circonda, si
sente rinfrancato e supera il proprio senso di non-appartenenza.
Leggendo il brano in cui viene spiegata la
teogonia degli Dei della tua storia, ho notato una vaga somiglianza tra il Dio che Deforma e le divinità animali
del lungometraggio Principessa Mononoke di
Hayao Miyazaki: nel film il Dio è
presente in ogni creatura vivente, ma quando una di queste muore per morte
violenta il suo potere divino “impazzisce”, diventando malvagio e infettando
tutto ciò che tocca. Anche il Dio che Deforma è frutto della corruzione di un
essere dapprima puro e diventato maligno a causa della violenza? Secondo te la
violenza è come un morbo infettivo?
Confesso la mia ignoranza: non
conosco il lungometraggio. Per la verità, il Dio che Deforma è un comunissimo
espediente letterario: mi serviva, anche per esigenze di temi stabiliti con
l'editore, un cattivo che fosse cattivo sul serio, proprio una vera carogna.
Nel brano della teogonia, fra le altre cose, ho voluto tributare un piccolo
omaggio a Esiodo e richiamarmi ad alcune teorie del filosofo Empedocle, ma con
molta leggerezza. Il tema della violenza, invece, lo trovo complesso, al di là
di quello che potrebbe essere una risposta di comodo. Gli studi
sull'aggressività, a partire da quelli di Lorenz raccontati ne "Il
cosiddetto male", per arrivare a quelli successivi, evidenziano come
l'aggressività sia una componente fondamentale nei rapporti intraspecifici. La
violenza ne è purtroppo una delle espressioni peggiori. Per disinnescarla su
scala globale bisognerebbe iniziare ad affrontare quello che è il vero problema
del mondo odierno, da cui in buona parte derivano gli altri, cioè l'esplosivo
boom demografico. È questo, unito alla natura raptatoria dell'essere umano, il
grande tema. Purtroppo è un tema estremamente complesso, che non si può
affrontare in maniera rapida e demagogica in poche righe.
Tra le altre cose, il piccolo Elial è in
grado di parlare con gli animali. So che sei un naturalista e che quindi la
natura è parte integrante del tuo vivere quotidiano: credi che chi studia a
fondo il mondo animale e quello vegetale, rispettandolo e scoprendone i
misteri, possa in qualche modo arrivare a dialogare con lui?
Tutti noi siamo natura. Non
dovrebbe servire studiarla per sentirlo. Purtroppo spesso ci comportiamo come se
non lo fossimo, azzannando e dilaniando la mano che ci nutre e ci accarezza.
Sono cose che si pagano.
Per concludere vorrei porti una domanda
sul tuo futuro di autore; mi hai confidato che prima di Elial non avevi mai scritto un fantasy: quest’esperienza ti è
piaciuta? Credi che ti dedicherai ancora al fantasy?
Elial è nato per caso. Un
giorno stavo preparando delle tavole illustrate per il mio editore, quando l'ho
sentito esclamare: "Mi piacerebbe pubblicare un fantasy per Natale".
Da lì poi è nato tutto. Io amo molto il fantastico, al di là del fantasy sensu
stricto, a partire dalle mitologie in generale - la greca su tutte - passando
per i poemi di formazione tipo Gilgamesh, Baghavad Gita, Iliade, per arrivare
all'Inferno dantesco, ai cicli cavallereschi, a Milton, Rabelais e Swift (autori
che amo molto), a Carroll, eccetera. Laddove c'è commistione di reale e
fantastico, provo piacere a leggere, se ben scritto. Quindi mi sono lanciato
volentieri in questa avventura, dove ho tentato, per lo meno in parte, di
scostarmi dall'immaginario celtico o norreno tipico di molti fantasy. Quanto
all'idea di scriverne un altro... be', se Elial vende un milione di copie,
magari un mezzo pensierino ce lo faccio.
Ti ringrazio molto per la gentilezza e la disponibilità. Alla prossima, e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti!
Articolo e intervista a cura di Elisa Costa
Ti ringrazio molto per la gentilezza e la disponibilità. Alla prossima, e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti!
Articolo e intervista a cura di Elisa Costa
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