Il libro Dal buio della
terra (Empiria Edizioni, 2015), così come suggerito dalla stessa autrice
nelle note finali, si compone di testi (alcuni dei quali comparsi anche in
edizioni internazionali) suddivisi in sei sezioni, che ricercano una sorta di fil rouge poetico-vitale, andando
indietro nel tempo, con l’intenzione di individuare nuovi spunti di riflessione
che rinnovino le motivazioni e i legami con quanto scritto, per tessere nuove
trame, per riflettere ancora, così come la poesia promette e mantiene, sui
percorsi di vita effettuati e su quelli in divenire: dimensione che riteniamo
possa considerarsi squisitamente femminile, e che rimanda a figure mitiche
quali Arianna, Penelope, le stesse Parche, che molto hanno a che fare con fili
e tessiture. Dimensione nella quale sono contenute intenzioni risalenti al
forte legame che, da sempre, unisce la donna alla Terra, intesa come Madre che
governa la vita con i suoi cicli immortali tanto da farsi divinità. Da qui
l’uso specifico di una terminologia che molto si rifà al suolo e al sottosuolo,
risentendone forse di un’attrazione fatale. E sono, infatti: il suolo, il profondo, il buio, l’oscuro alcuni dei lemmi più utilizzati
nell’opera, quasi metaforicamente a indicare come e quanto la percezione di un
immaginario, necessario per esplorare l’interiorità, sia legata comunque alle
viscere della Terra, e di come il toccarvi il fondo sia l’unicum da cui trarre linfa per esplorare il mondo intero. Un mondo
che appare anch’esso oscuro, che necessita di forza per resistere, per
sopravvivere, per non lasciarsi andare a pensieri mortiferi e di finitudine,
dolorosi e irreversibili, proprio come spesso diventa il concentrarsi sullo
scorrere veloce del tempo. Ecco, allora, l’affacciarsi del mito che rappresenta
un appiglio – forse illusorio – ma fortemente voluto, che può dare un senso al
rimanere, al ritornare sotto altre spoglie, al recuperare quella volontà forte
- che è incline al poeta - di dare uno scopo al proprio scrivere. Forse è vero
che Primavera ritorna
/ ma non / lo stesso fiore come suggerisce un verso
memorabile del libro, e che non ci sarà desiderio che conti, o volontà radicata
a dare un futuro immortale all’anima ma, al tempo stesso, è anche vero che
negli sprazzi di andamento lieve che riportano, ad esempio, a certi cortei nunziali
ritroviamo tutta la bellezza e la speranza che, nascendo proprio dagli elementi
naturali quali il vento, i fiori, la farfalla, i sentieri -
ancora della Terra - aprono gli occhi e il cuore su nuove e quiete visioni,
iniezioni di fiducia e di parola che agisce, che lotta come scudo e daga per
forzare i cancelli dell’infelicità, per infondere coraggio e provare a
resistere, una volta di più, all’oblio, alla caducità delle cose:
Il vento della sera ammassa le
nuvole sulla montagna
e pennella di grigio i fiori della
buganvillea,
soffia via la luce che era posata
sulle cose.
La farfalla del sole fugge fra le
nuvole sulla montagna
e le sue ali si accendono ancora
per un attimo,
sul sentiero risplendono quieti i
bianchi fiori del cappero
come veli di sposa
che il corteo di
nozze, a sera, conduce alla casa dello sposo.
L’oscurità del profondo, la varietà
di ombre che celano la verità della vita e della poesia stessa,
l’attraversamento del liminare che incombe tra la vita e la morte, sono i
risvolti di un tema ancestrale che riporta ad immagini fiabesche, a nuovi tempi
da esplorare quali novelle eroine in cerca di nuove acque a cui abbeverarsi,
novelli aedi pronti a cantare le storie infinite, proprio laddove:
Le costellazioni
incidono nelle vie d’acqua
le rotte celesti
E proprio laddove
Nella solitudine del bosco
infinite presenze
grazie alle quali si torna a sentire
celarsi il mistero che tutti andiamo cercando di svelare, che è fonte
d’ispirazione, di ricerca, di concentrazione d’intenti delle varie arti: perché
la grandezza dell’animo umano sta in questa drammatica solitudine che lo spinge
ad oltrepassare le Colonne d’Ercole, rinnovato Ulisse di tutti i giorni,
rinnovato pittore che tenta di illuminare con squarci improvvisi la tela buia,
rinnovato poeta che scandaglia con i suoi versi tutte le ferite della notte,
per ritrovare quelle presenze che
all’alba del mondo lo gettano nella sua
prima infanzia. Nel santuario delle poesie-preghiera, sugli altari delle
divinità pagane, in compagnia delle figure antiche e quanto mai nuove dei miti
citati, nei luoghi dove i versi rinnovano il loro respiro null’altro serve a
miscelare le dosi del sapere che permettono di rifiorire, di dare voce al fiore
che è resistenza per sua stessa natura, a quella ginestra di leopardiana
memoria:
Dal buio della terra
succhio l’ansia e l’angoscia
come la ginestra
fiorisco.
E
la poesia, ancora in virtù della sua energia evocatoria, del suo farsi arma
potente nelle mani dell’autrice, genera finalmente il mito che pur nel doloroso
canto, si fa luce, partorisce se stesso, tende la mano alla rinascita del
mondo:
Virgo dolorosa
Tu vestita di porpora
con la carne del tuo piede nudo
schiacci il capo al serpente –
hai partorito da te stessa
lagrime
perché ti squartassero
e sudore.
Chiusa cella del seme
coltivatrice del dio pomo
nella mano del mondo.
Incluso nella mitologia
contemporanea, quale figura cristologica che insegue la morte e simbolo di
un’infanzia sfruttata e maltrattata, anche il burattino Pinocchio tende a
restare mito, a non reincarnarsi in un corpo che lo renderebbe soggetto alle
leggi dell’uomo: meglio restare segno fiabesco, meglio essere poesia
tratteggiata con nuova e antica linfa, che addentrarsi in peggiori sentieri
inesplorati
[…]
Voglio restare di legno
non avere anima
non avere casa
non avere padre
avere per amici gli asini
vivere nella foresta
ridiventare albero
Una contraddizione di fondo, una
mancanza di certezze, un desiderio di esplorare e di resistere in un ossimorico
gioco di rimandi e similitudini: è questo il libro-raccolta antologica di
Donatella Bisutti che non approda a soluzioni, pur cercandole nel mito, che non
suggerisce finali a sorpresa o chiasmi illusori, un continuo interrogarsi
proposto come qualità universale, a cui il poeta - se è vero poeta - deve
imprescindibilmente tendere.
Alcuni testi dalla raccolta: Dal buio della terra
La rosa dei venti
Eolo
gelido e gli uccelli neri
tagliano
la luna
dove i
mari divide
la rosa
dei venti
ancora
fiammeggiano le isole
salgono
compatte le canne
verdi
ai pleniluni
una
radice di fuoco
inabissata
una
nera radice
una
nera
di fuoco
*****
La cascata
Quello
che persuade nella cascata è il coraggio
con cui
affronta il vuoto.
Così è
generata la bellezza:
nell’assoluta
indifferenza dell’economia di sé.
Come
tutto ciò che è pronto a perdersi, incute timore.
Al di
là dei suoi velari
intravvediamo
non più la misura del Tempo
ma la sua
sostanza.
*****
Quello che impediamo di vedere
Quello
che impediamo di vedere
a noi
stessi e agli altri
il
globo trasparente e vuoto
dove si
innalzano
le
cattedrali dell’estate
e l’ape
è confitta nello scarlatto.
Dio è
ciò che sta dietro
o sotto
o al di là.
Il
cruento.
*****
Come s’accorda un colore ad un
colore
Come
s’accorda un colore ad un colore
così io
cerco di accordarmi a te
e
combaciare
senza
urtare il pieno contro il pieno
per
soverchia abbondanza
od
allargare il vuoto.
*****
Canto in morte
Da dove
riappare leggero
spettro
di flebile suono?
Da dove
ritorna ad infrangere
l’assedio
dei muri?
Togli
dunque
i pochi
oggetti rimasti.
La morte
occupa spazio.
Donatella
Bisutti è poetessa scrittrice traduttrice giornalista. Tra le sue raccolte di
poesia Inganno Ottico, Guanda, Premio
Montale Inedito; Colui che viene,
Interlinea, Premio Camposampiero; The
Game, Gradiva New York; Rosa
Alchemica, Crocetti , Premio Camaiore, Premio Lerici Pea, Premio Laudomia
Bonanni; Un amore con due braccia,
Lietocolle, Premio Alda Merini; Dal buio
della terra, Empiria; Duet of Life ,
Yumpa, Kyoto; il romanzo Voglio avere gli
occhi azzurri , Bompiani e il saggio La poesia salva la vita, Feltrinelli; i libri per introdurre i ragazzi
alla poesia L’Albero delle Parole, Le
parole Magiche e La Poesia è un orecchio
(tutti Feltrinelli Kids). Nel 2003 ha
curato per le edizioni Scheiwiller una
nuova edizione de Il tredicesimo invitato
di Fernanda Romagnoli con aggiunta di
testi inediti. Ha tradotto per Lo
Specchio Mondadori e per Guanda opere di
Edmond Jabès e di Bernard Noël. Ha fondato la rivista Poesia e Spiritualità e attualmente dirige
la rivista on line e cartacea Poesia e
Conoscenza ww.poesiaeconoscenza.it. Redige su Poesia la rubrica La poesia
italiana all’estero. Ha partecipato a numerosi festival italiani e internazionali
tra cui il Poetry Reading in Kyoto 2014 e il Poetic Heart 5th Edition 2016 a
Dubai, a residenze di scrittura tra cui la prestigiosa fondazione americana
Bogliasco Foundation , di cui è Fellow, e a readings tra cui al Poetry Center
della New York University e all’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma. E’ stata presidente dell’Associazione Europea per la poesia con sede a Lovanio, in Belgio.
Ha organizzato numerosi eventi culturali collegati alla poesia in Italia e
all’estero tra cui nel 2012 il festival La
notte dei poeti a Madeira in Portogallo cui hanno partecipato il poeta
cinese Yang Lian candidato al Nobel e
Francesco Benozzo che ha avuto di recente il premio Nobel della giuria popolare
internazionale. Nel 2016 è stata testimonial insieme a Memo Remigi per la prima edizione
del Premio Giulio Perotti Poesia e Musica. E’ nel direttivo dell’Unione Lettori Italiani per cui
cura gli Incontri di Poesia alla
Biblioteca Sormani di Milano.
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