lunedì 10 aprile 2017

Dal buio della Terra di Donatella Bisutti. Il mito che si fa luce per guidare la poesia. Recensione a cura di Cinzia Demi.

 Il libro Dal buio della terra (Empiria Edizioni, 2015), così come suggerito dalla stessa autrice nelle note finali, si compone di testi (alcuni dei quali comparsi anche in edizioni internazionali) suddivisi in sei sezioni, che ricercano una sorta di fil rouge poetico-vitale, andando indietro nel tempo, con l’intenzione di individuare nuovi spunti di riflessione che rinnovino le motivazioni e i legami con quanto scritto, per tessere nuove trame, per riflettere ancora, così come la poesia promette e mantiene, sui percorsi di vita effettuati e su quelli in divenire: dimensione che riteniamo possa considerarsi squisitamente femminile, e che rimanda a figure mitiche quali Arianna, Penelope, le stesse Parche, che molto hanno a che fare con fili e tessiture. Dimensione nella quale sono contenute intenzioni risalenti al forte legame che, da sempre, unisce la donna alla Terra, intesa come Madre che governa la vita con i suoi cicli immortali tanto da farsi divinità. Da qui l’uso specifico di una terminologia che molto si rifà al suolo e al sottosuolo, risentendone forse di un’attrazione fatale. E sono, infatti: il suolo, il profondo, il buio, l’oscuro alcuni dei lemmi più utilizzati nell’opera, quasi metaforicamente a indicare come e quanto la percezione di un immaginario, necessario per esplorare l’interiorità, sia legata comunque alle viscere della Terra, e di come il toccarvi il fondo sia l’unicum da cui trarre linfa per esplorare il mondo intero. Un mondo che appare anch’esso oscuro, che necessita di forza per resistere, per sopravvivere, per non lasciarsi andare a pensieri mortiferi e di finitudine, dolorosi e irreversibili, proprio come spesso diventa il concentrarsi sullo scorrere veloce del tempo. Ecco, allora, l’affacciarsi del mito che rappresenta un appiglio – forse illusorio – ma fortemente voluto, che può dare un senso al rimanere, al ritornare sotto altre spoglie, al recuperare quella volontà forte - che è incline al poeta - di dare uno scopo al proprio scrivere. Forse è vero che Primavera ritorna / ma non / lo stesso fiore come suggerisce un verso memorabile del libro, e che non ci sarà desiderio che conti, o volontà radicata a dare un futuro immortale all’anima ma, al tempo stesso, è anche vero che negli sprazzi di andamento lieve che riportano, ad esempio, a certi cortei nunziali ritroviamo tutta la bellezza e la speranza che, nascendo proprio dagli elementi naturali quali il vento, i fiori, la farfalla, i sentieri - ancora della Terra - aprono gli occhi e il cuore su nuove e quiete visioni, iniezioni di fiducia e di parola che agisce, che lotta come scudo e daga per forzare i cancelli dell’infelicità, per infondere coraggio e provare a resistere, una volta di più, all’oblio, alla caducità delle cose:

Il vento della sera ammassa le nuvole sulla montagna
e pennella di grigio i fiori della buganvillea,
soffia via la luce che era posata sulle cose.
La farfalla del sole fugge fra le nuvole sulla montagna
e le sue ali si accendono ancora per un attimo,
sul sentiero risplendono quieti i bianchi fiori del cappero
come veli di sposa
che il corteo di nozze, a sera, conduce alla casa dello sposo.

L’oscurità del profondo, la varietà di ombre che celano la verità della vita e della poesia stessa, l’attraversamento del liminare che incombe tra la vita e la morte, sono i risvolti di un tema ancestrale che riporta ad immagini fiabesche, a nuovi tempi da esplorare quali novelle eroine in cerca di nuove acque a cui abbeverarsi, novelli aedi pronti a cantare le storie infinite, proprio laddove:

Le costellazioni
incidono nelle vie d’acqua
le rotte celesti

E proprio laddove

Nella solitudine del bosco
infinite presenze

grazie alle quali si torna a sentire celarsi il mistero che tutti andiamo cercando di svelare, che è fonte d’ispirazione, di ricerca, di concentrazione d’intenti delle varie arti: perché la grandezza dell’animo umano sta in questa drammatica solitudine che lo spinge ad oltrepassare le Colonne d’Ercole, rinnovato Ulisse di tutti i giorni, rinnovato pittore che tenta di illuminare con squarci improvvisi la tela buia, rinnovato poeta che scandaglia con i suoi versi tutte le ferite della notte, per ritrovare quelle presenze che all’alba del mondo lo gettano nella sua prima infanzia. Nel santuario delle poesie-preghiera, sugli altari delle divinità pagane, in compagnia delle figure antiche e quanto mai nuove dei miti citati, nei luoghi dove i versi rinnovano il loro respiro null’altro serve a miscelare le dosi del sapere che permettono di rifiorire, di dare voce al fiore che è resistenza per sua stessa natura, a quella ginestra di leopardiana memoria:

Dal buio della terra
succhio l’ansia e l’angoscia
come la ginestra
fiorisco.

E la poesia, ancora in virtù della sua energia evocatoria, del suo farsi arma potente nelle mani dell’autrice, genera finalmente il mito che pur nel doloroso canto, si fa luce, partorisce se stesso, tende la mano alla rinascita del mondo:

Virgo dolorosa

Tu vestita di porpora
con la carne del tuo piede nudo
schiacci il capo al serpente –
hai partorito da te stessa
lagrime
perché ti squartassero
e sudore.
Chiusa cella del seme
coltivatrice del dio pomo
nella mano del mondo.


Incluso nella mitologia contemporanea, quale figura cristologica che insegue la morte e simbolo di un’infanzia sfruttata e maltrattata, anche il burattino Pinocchio tende a restare mito, a non reincarnarsi in un corpo che lo renderebbe soggetto alle leggi dell’uomo: meglio restare segno fiabesco, meglio essere poesia tratteggiata con nuova e antica linfa, che addentrarsi in peggiori sentieri inesplorati

[…]
Voglio restare di legno
non avere anima
non avere casa
non avere padre
avere per amici gli asini
vivere nella foresta
ridiventare albero

Una contraddizione di fondo, una mancanza di certezze, un desiderio di esplorare e di resistere in un ossimorico gioco di rimandi e similitudini: è questo il libro-raccolta antologica di Donatella Bisutti che non approda a soluzioni, pur cercandole nel mito, che non suggerisce finali a sorpresa o chiasmi illusori, un continuo interrogarsi proposto come qualità universale, a cui il poeta - se è vero poeta - deve imprescindibilmente tendere.

Alcuni testi dalla raccolta: Dal buio della terra

La rosa dei venti

Eolo gelido e gli uccelli neri
tagliano la luna
dove i mari divide
la rosa dei venti
ancora fiammeggiano le isole
salgono compatte le canne
verdi ai pleniluni
una radice di fuoco
inabissata
una nera radice
una nera
di fuoco

*****

La cascata

Quello che persuade nella cascata è il coraggio
con cui affronta il vuoto.
Così è generata la bellezza:
nell’assoluta indifferenza dell’economia di sé.
Come tutto ciò che è pronto a perdersi, incute timore.
Al di là dei suoi velari
intravvediamo non più la misura del Tempo
ma la sua sostanza.

*****

Quello che impediamo di vedere

Quello che impediamo di vedere
a noi stessi e agli altri
il globo trasparente e vuoto
dove si innalzano
le cattedrali dell’estate
e l’ape è confitta nello scarlatto.
Dio è ciò che sta dietro
o sotto o al di là.
Il cruento.

*****

Come s’accorda un colore ad un colore

Come s’accorda un colore ad un colore
così io cerco di accordarmi a te
e combaciare
senza urtare il pieno contro il pieno
per soverchia abbondanza
od allargare il vuoto.

*****

Canto in morte

Da dove riappare leggero
spettro di flebile suono?
Da dove ritorna ad infrangere
l’assedio dei muri?
Togli dunque
i pochi oggetti rimasti.

La morte occupa spazio.

Donatella Bisutti è poetessa scrittrice traduttrice giornalista. Tra le sue raccolte di poesia Inganno Ottico, Guanda, Premio Montale Inedito; Colui che viene, Interlinea, Premio Camposampiero; The Game, Gradiva New York; Rosa Alchemica, Crocetti , Premio Camaiore, Premio Lerici Pea, Premio Laudomia Bonanni; Un amore con due braccia, Lietocolle, Premio Alda Merini; Dal buio della terra, Empiria; Duet of Life , Yumpa, Kyoto; il romanzo Voglio avere gli occhi azzurri , Bompiani e il saggio  La poesia salva la vita,  Feltrinelli; i libri per introdurre i ragazzi alla poesia L’Albero delle Parole, Le parole Magiche e La Poesia è un orecchio (tutti Feltrinelli Kids).  Nel 2003 ha curato per le edizioni Scheiwiller  una nuova edizione de Il tredicesimo invitato di Fernanda Romagnoli con  aggiunta di testi inediti.  Ha tradotto per Lo Specchio Mondadori e per Guanda opere di  Edmond Jabès e di Bernard Noël. Ha fondato la rivista Poesia e Spiritualità e attualmente dirige la rivista on line e cartacea Poesia e Conoscenza ww.poesiaeconoscenza.it. Redige su Poesia la rubrica La poesia italiana all’estero. Ha partecipato a numerosi festival italiani e internazionali tra cui il Poetry Reading in Kyoto 2014 e il Poetic Heart 5th Edition 2016 a Dubai, a residenze di scrittura tra cui la prestigiosa fondazione americana Bogliasco Foundation , di cui è Fellow, e a readings tra cui al Poetry Center della New York University e all’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma.  E’ stata presidente dell’Associazione Europea per la poesia con sede a Lovanio, in Belgio. Ha organizzato numerosi eventi culturali collegati alla poesia in Italia e all’estero tra cui nel 2012 il festival La notte dei poeti a Madeira in Portogallo cui hanno partecipato il poeta cinese Yang Lian candidato al Nobel  e Francesco Benozzo che ha avuto di recente il premio Nobel della giuria popolare internazionale. Nel 2016 è stata testimonial  insieme a Memo Remigi per la prima edizione del Premio Giulio Perotti Poesia e Musica. E’ nel direttivo dell’Unione Lettori Italiani per cui cura gli Incontri di Poesia alla Biblioteca Sormani di Milano.

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