Fara Editore e i giurati del concorso Faraexcelsior sezione Narrativa/saggio (Ardea Montebelli, Aurora Zamagni, Giovanna Passigato, Michele Focchi, Stefano Martello), ringraziando tutti partecipanti che si sono messi umilmente in gioco, sono lieti di proclamare i vincitori dell’edizione 2019.
Ecco la classifica e i giudizi di merito della giuria che ha svolto il proprio compito con grande attenzione, competenza ed entusiasmo.
Complimenti ai vincitori e agli autori che hanno lasciato un segno nelle anime dei giurati!
Per i vincitori della sezione Poesia v. farapoesia
Valerio Ragazzini è tra i fondatori di un’associazione culturale sita in Faenza (RA) che si occupa di coordinare eventi culturali e pubblicazioni di carattere locale. Dal 2015 infatti è il curatore della collana “novantasei: letteratura, arte e storia in Romagna” nella quale cura la sezione dedicata alla letteratura e alla riscoperta di testi di “classici” locali. Dal 2018 la collana prende il nome Acsè: essa continua trattare temi legati alla cultura locale, e in detta collana ha pubblicato la sua ricerca “Quella linea lunga e blu: gli scrittori romagnoli e il mare”. Collabora a riviste di studi locali e approfondimento culturale come “L’Ortica” e La Piè e riviste culturali on-line come Pangea e Spore - Contaminazioni fantastiche. Da sempre coltiva la passione per la letteratura (in particolare per quella fantastica) e la scrittura, e alcuni suoi racconti sono stati pubblicati in antologie.
«L’ironia spesso lugubre che accompagna i racconti è una splendida sintesi di come storie incredibili possano riguardare ognuno di noi. I personaggi che si sorpassano e si inseguono parlano a noi e di noi lettori. Sembrano dirci che la vita talvolta è strana o assurda, ma non per questo meno vera. Che la fantasia di cui sono intrisi i racconti non nasconda una stravagante indagine della psiche? La lettura alterna questa risposta a quella più lineare di un racconto di incanti. È impossibile fermare la lettura e una volta giunti al termine di un racconto si ha subito voglia di assaggiarne un altro.» (Aurora Zamagni)
Franca Oberti è nata a Genova, ma vive in Brianza. Ha conseguito il diploma di Operatrice Bio-Naturale presso l’A.MI. University di Milano (Pranopratica e Counselor). Svolge attività di volontariato, scrive poesie e racconti, pubblica articoli di saggistica su varie testate locali e riviste di ispirazione cattolica. Ha vinto premi letterari, è inserita in antologie, è stata presidente e membro di giuria in concorsi letterari. Ha pubblicato varie antologie natalizie, tre volumi di saggistica e un libro di cucina curativa. Ultime pubblicazioni: il pluripremiato Il tempo del castagno. Racconti nel vento (Fara 2016), la silloge Il ritorno del dragone (inserita in Gymnopedie, 2017), Sussurri e rivelazioni (2017) e Panni stesi (ed. Tigulliana 2019).
«Poetico e accurato. Magico e serio. In queste pagine risiede un tono narrativo che emoziona ed informa. Non consentendo ai due scopi di sopraffarsi ma valorizzandoli entrambi, in un equilibrio che trasuda consapevolezza.» (Stefano Martello)
«Questo racconto è un viaggio affascinante nel mondo dell’acqua, nelle sue svariate forme. Un insieme ben equilibrato di visioni oniriche e realtà da salvaguardare da una inesorabile distruzione. Un monito per chi vive distrattamente sulla terra.» (Ardea Montebelli)
Serse Cardellini è nato a Pesaro nel 1976, dove vive. Poeta, antropologo, filosofo delle religioni, operatore in Scienze socio-sanitarie e operatore olistico in Medicina Tradizionale Cinese. Ha fondato l’Associazione Thauma Edizioni; dal 2011 al 2013 è stato Direttore Letterario dell’AMP (Accademia Mondiale della Poesia) inaugurata dall’UNESCO nel 2001, per la quale ha curato l’antologia Poesia e Pace raccogliendo opere di sessanta poeti provenienti dai cinque continenti. Alcune sue pubblicazioni poetiche sono: L’Archipoeta (OCD 2007); Atlantide (Thauma 2008); Il mio Orfeo (Thauma 2010); Né giorno né notte (Greta 2011); Cantico lunatico (Thauma 2011); Vita morte e miracoli (Forme Libere 2011); Autopsia-Teopsia (Thauma 2013); Bibliomachia (Thauma 2014); Guida. Itinerari poetici d’Italia (Thauma 2014); Dell’inutile (Gilgamesh 2015). Con Fara ha pubblicato il romanzo L’Ateone vincitore del concorso Narrabilando 2017, la raccolta Sono le 26:00 (finalista al Premio Tra Secchia e Panaro 2018) e La via del respiro. Ha partecipato a Ricreazione.
“Adoro i taccuini. Ne adoro l'anarchia, l'assenza di ordine, gli schizzi di inchiostro e di parole che cercano di ritagliarsi uno spazio ai bordi della pagina, le intuizioni scritte di fretta. Il testo è corposo e denso ed è un taccuino che merita di essere conservati e condiviso.” (Stefano Martello)
«Un racconto che lavora, finalmente, senza obiettivo, perché la letteratura, ci ricorda l’autore, non deve avere scopo se non preservare se stessa. Alla fine, però, una vetta la raggiunge: quella del caos. Un caos che rigenera e, paradossalmente, sbroglia matasse. Questo è forse il vero focus della narrazione. Se però inizialmente si parla di una confusione personale, interna allo scrittore, ben presto si capisce che si penetrerà un tumulto ben più longevo: quello della letteratura tutta. Questo porta a un’inevitabile conseguenza e cioè che il lettore è portato, talvolta anche con domande esplicite, a interrogarsi sulla propria interiorità che è, per eccellenza, sede del caos dell’uomo. Una narrazione vibrante che ha il coraggio (a volte la saccenza) di mettere a nudo l’identità dell’autore e invita chi legge a fare lo stesso.» (Aurora Zamagni)
«Colmo di colti riferimenti poetici e letterari, il testo rispecchia l'animo dell'autore, in costante ricerca di un ideale, quello dell'"infame", a cui aspira.» (Michele Focchi)
Nicola (Nino) Di Paolo, 61 anni, impiegato comunale a Pero, paese alle porte di Milano, animatore di iniziative letterarie prima come bibliotecario, ora componente della locale Proloco, ha pubblicato con Fara, nel 2007 e nel 2008, due libri di narrativa: Anno Santo 1975. Da Milano a Roma a piedi e Il primato della pietà. Nel 2012, con Montedit, ha presentato il saggio in versi Anteprima della Stoffa dell’Universo. È presente in numerose antologie, frutto delle kermesse fariane. Nel 2018, insieme ad altri otto coetanei, ha pubblicato con Sensibili alle Foglie il libro Zaré, narrazione dell’adolescenza loro e dell’amico Walter Pezzoli, ucciso nel 1980: il libro dei bivi, un libro già messo all’indice dalla lobby del pregiudizio, quella che giudica i libri senza averli letti.
«Di questo testo ho apprezzato la chiarezza espositiva, accompagnata da una grande onestà intellettuale: l’autore domanda, evoca dubbi, non impone tesi precostituite, non si accontenta della superficie, ma entra in profondità.
L’autore è interessato al rapporto tra la teoria darwiniana dell’evoluzione (della vita sulla Terra) e l’ipotesi teilhardiana della legge (cosmica) di complessificazione e cerebralizzazione. È in sostanza una rilettura e biografia di Teilhard de Chardin attraverso uno dei suoi scritti principali: IL FENOMENO UMANO in cui teorizza, cioè espone leggi generali nel campo dell’Evoluzione. Poi affronta un testo di Iohn Steve Jones, “Quasi come una balena – Aggiornare l’origine delle specie”. Entrambe le teorie esposte sono compatibili con la teoria dell’Evoluzione dei viventi, avvenuta attraverso la selezione naturale, genialmente esposta da Charles Darwin e mirabilmente aggiornata dal prof. Jones, alla luce anche delle sempre più precise conoscenze della genetica.» (Giovanna Passigato)
«Questo racconto approfondisce in un modo molto interessante il noto dilemma riguardante l’unicità dell’universo nel quale viviamo. L’autore propone studi scientifici, analisi di leggi numeriche ed approfondimenti antropologici al fine di ipotizzare alcune originali chiavi di lettura.» (Ardea Montebelli)
Michelangelo Romagnuolo nasce a Larino in provincia di Campobasso il 6 novembre 1996. Dopo un’infanzia e un’adolescenza trascorse nella terra d’origine del Molise e dopo essersi diplomato al liceo linguistico del suo paese Casacalenda, Michelangelo si trasferisce nel 2015 a Bologna dove si laurea in Scienze della Comunicazione. Nel corso degli anni la scrittura ha sempre accompagnato il percorso di vita di Michelangelo, prima durante la composizione delle sue opere musicali come cantautore, poi durante la realizzazione delle sue opere letterarie come scrittore. Nella primavera del 2019 l’artista ha aperto un sito online dove poter leggere i suoi racconti, le sue poesie e i suoi testi musicali: www.iosonomichelangelo.wix.com/iosono
«Forse troppo ideale nei contenuti proposti, sicuramente appassionato e appassionante e proprio per questo – data anche la giovane età svelata del suo autore – meritevole di essere citato e accompagnato verso una esposizione più ragionata e più attenta alla complessità del tema.» (Stefano Martello)
«Pamphlet-compendio ambientalistico-divulgativo, a livello alquanto più su di quello scolastico; comunque andrebbe distribuito in tutte le scuole. Energie fossili e rinnovabili, deforestazione, biodiversità, ecosistema, rifiuti, le acque, i ghiacciai, riscaldamento globale, la barriera corallina: un intero vademecum, che non tralascia nessun aspetto dei problemi evocati. Peraltro rimane un dubbio, nel lettore, per le ricette proposte per l’energia pulita; infatti non si fa cenno di tante altre diverse teorie che si stanno facendo strada.» (Giovanna Passigato)
Vincenzo Capodiferro è nato a Lagonegro (PZ) nel 1973 e si è laureato in Filosofia presso la “La Sapienza” di Roma. Vive a Varese. Tra le sue ultime opere si segnalano: Trattato sulla Trinità. Del maestro Vilar, GDS, Vaprio d'Adda 2014; Noetica. Ricerca sull'infinita Mente, Bibliotheka, Roma 2014; Golgota. Meditazioni sulla passione di anonima devota, Cavinato Editore, Brescia 2015. Dialoghi penitenziali. Del Padre Leonardo Spada francescano, Segno Editore, Tavagnacco 2018; Tractaus Psycho-phaenomenologicus. Dalla “Selva oscura” - anima materiale al “Castello interiore” - anima spirituale, GDS, Vaprio d'Adda 2018; Antiche devozioni, Cavinato, Brescia 2018. Natural-Mente. Corso di psicogenia fisiofrenica, Éditions Croix du Salut, 2019; Grande lettera di Ilarione ai suoi figli (1805). Sull’opera dello Spirito Santo. Un inedito esoterico della spiritualità giansenista, Éditions Croix du Salut, 2019.
«Molto ambizioso, affronta una grande quantità di tematiche, partendo da Freud e anche fuori dal coro, come l’assunto che La funzione paterna determina la specificazione sessuale. Parte dell’analisi del dualismo tra padre e madre nella storia e nella filosofia, per affrontare poi il principio del piacere e dell’eros, il complesso della separazione, la crisi della figura del padre, capitolo che contiene una originale analisi della psicologia di Leopardi e degli scritti di Schopenhauer; la rivolta contro il padre., per terminare con l’appendice dedicata al nostro “padre nella fede”, Adamo.
Interessante e molto complesso anche se a mio parere gli assunti e le conclusioni spesso sono opinabili (per esempio “Se la funzione materna presiede al piacere compensativo, o biologico, quella paterna presiede necessariamente a quello sessuale, o erotico. La funzione paterna si determina nella dimensione della sessualità”). Il complesso della separazione determinerebbe poi “l’odio atavico del bambino verso il padre”, anche se poi questo verrebbe man mano a cadere, ecc. Il piccolo trattato è esaustivo, i temi sono articolati con chiarezza secondo uno schema molto rigoroso. Scrittura veloce e chiara, a parte l’uso di terminologia che talvolta mi è parsa un po’ stiracchiata. E troppi esclamativi.» (Giovanna Passigato)
Ecco la classifica e i giudizi di merito della giuria che ha svolto il proprio compito con grande attenzione, competenza ed entusiasmo.
Complimenti ai vincitori e agli autori che hanno lasciato un segno nelle anime dei giurati!
Per i vincitori della sezione Poesia v. farapoesia
Vincitori con pubblicazione premio gratuita
1. classificato
L’uomo era una bella idea
di
Valerio Ragazzini (Faenza, RA)
Palombaro mio
Quando gli scienziati e i moderni
inventori trovarono finalmente il modo di poter mandare un proprio simile ad
esplorare i fondali marini, a nessuno sarebbe mai venuto in mente di ridere di
loro. Si sprecano gli scrittori che hanno fantasticato sulle avvincenti storie
dei palombari, in lotta con le orribili creature degli abissi. Ma Giovanni era un palombaro, e non
viveva certo in un romanzo di avventure; nessuno, nemmeno la sua fidanzata, lo
aveva mai ritenuto un lavoro particolarmente pericoloso o serio. Forse per via
di quel buffo nome o di quel ridicolo scafandro.
– Non ci sono mica gli squali qui da noi – aveva detto la
sua fidanzata.
Era vero, nessuno squalo dalle dimensioni preoccupanti era
mai stato avvistato nel loro mare, ma Giovanni aveva tentato di spiegarle che
la pressione, le correnti marine, e… niente, a nulla erano valsi tutti quegli
sforzi. Quando lo vedeva con tutta l’attrezzatura, con quel buffo elmo in
testa, mentre lo calavano piano piano, non poteva che sorridere. Con quel tubo
che lo teneva legato alla barca gli pareva una bustina del tè buttata in mare.
Quel giorno, però, qualcosa era diverso. Era l’alba, eppure
sembravano le ultime ore del giorno, prima della sera. I gabbiani vagavano
solitari verso la costa, forse in cerca della colazione arenata sulla battigia.
Giovanni era una persona tranquilla e non aveva mai ricevuto una telefonata
dalla polizia. Avevano chiamato lui perché era l'unico sull'isola in grado di
arrivare sul fondo del mare, e il suo mestiere, il mestiere di palombaro, gli
sembrò subito acquistare un nuovo senso, una nuova importanza.
Era sparito un turista inglese, ma solo dopo un paio di
giorni l'albergo aveva dato l’allarme. Si sapeva com’erano quei tipi lì, tutti
precisi e puntuali, almeno finché non arrivano sull’isola. Davanti a quel mare
profondo e al cielo sempre azzurro, in quell’aria tiepida e felice, quella
gente cambiava pelle. Si tolgono di dosso anni di umidità e gelo, e finiscono
per fare chissà quali pazzie.
Gli agenti erano riusciti a ricostruire i suoi ultimi
movimenti: era uscito all’alba con una tuta da immersione, intenzionato ad
esplorare i relitti di alcune navi accasciate sul fondale marino. Da allora non
si era più visto.
Per Giovanni era un’immersione come tante altre, ma quel
giorno la sua fidanzata sembrava stranamente preoccupata.
– Tutto bene? – le aveva domandato prima di raggiungere la
polizia.
– Ho dei dubbi sul nostro rapporto.
– Dei dubbi?
– Ma adesso vai, ti aspettano. Ne parleremo poi.
Parlarne poi? Mentre raggiungeva la costa il cielo non
accennava a schiarirsi. Il sole sarebbe arrivato all'improvviso, come sempre
accade nelle isole ripide. In quegli istanti la sua mente vuota si riempì di
due inutili paroline che lei gli ripeteva di tanto in tanto, e che mai come
allora gli erano parse tanto irritanti:
– Palombaro mio.
(…)
«Ogni racconto parte da un’idea originale di fondo, a volte anche ardita ma sempre ben sviluppata fino ad arrivare al colpo di scena finale. L'autore mantiene uno stile fresco e pulito con un tocco di noir e surrealismo.» (Michele Focchi)
«Raccontini fulminanti, ironici fin quasi allo sberleffo. Tante belle invenzioni, come l’uomo nell’armadio, lo gnomo ladro di tempo che vive in un libro di Gadda, il cane che sapeva parlare, il vecchione del falò dell’ultimo dell’anno, il produttore di canditi che nessuno vuole più, la creatura extraterrestre di cui nessuno riesce a prendersi cura. E comunque una grande malinconia di fondo, come del resto è d’uopo se si vuol fare dell’ironia per sorridere un po’ benigni un po’ maligni alle miserie del mondo. Scritto in punta di pennello.» (Giovanna Passigato)
«Raccontini fulminanti, ironici fin quasi allo sberleffo. Tante belle invenzioni, come l’uomo nell’armadio, lo gnomo ladro di tempo che vive in un libro di Gadda, il cane che sapeva parlare, il vecchione del falò dell’ultimo dell’anno, il produttore di canditi che nessuno vuole più, la creatura extraterrestre di cui nessuno riesce a prendersi cura. E comunque una grande malinconia di fondo, come del resto è d’uopo se si vuol fare dell’ironia per sorridere un po’ benigni un po’ maligni alle miserie del mondo. Scritto in punta di pennello.» (Giovanna Passigato)
«L’ironia spesso lugubre che accompagna i racconti è una splendida sintesi di come storie incredibili possano riguardare ognuno di noi. I personaggi che si sorpassano e si inseguono parlano a noi e di noi lettori. Sembrano dirci che la vita talvolta è strana o assurda, ma non per questo meno vera. Che la fantasia di cui sono intrisi i racconti non nasconda una stravagante indagine della psiche? La lettura alterna questa risposta a quella più lineare di un racconto di incanti. È impossibile fermare la lettura e una volta giunti al termine di un racconto si ha subito voglia di assaggiarne un altro.» (Aurora Zamagni)
2. classificato
Sorelle e madri
di Paola Spigarelli (Rimini)
Paola Spigarelli, nata nelle Marche, è romagnola di adozione. È educatrice, moglie e madre. Fin da piccola è innamorata dei libri, che l’hanno accompagnata nella sua formazione e crescita personale. Dopo la Laurea in Pedagogia ha seguito per diversi anni corsi di letteratura femminile che hanno alimentato e rinnovato il suo amore per biografie e scritti di donne. Nella sua professione a contatto con i bambini e nella sua passione per la scrittura, i racconti la aiutano a veicolare sempre messaggi di forza e positività, la stessa che le grandi donne del passato le hanno regalato.
Introduzione
La vita nuova delle donne inizia sempre con una voce. Può sopraggiungere da fuori o risalire dal profondo del cuore, ma è sempre calda e potente, intima e segreta.
Nei caldi pomeriggi d’estate, in Umbria, noi bambine amavano starcene rannicchiate sugli scalini delle vecchie case abbandonate a tessere al contrario. Sì, disfacevamo maglie. Questo ricordo riaffiora piacevolissimo in me ora che sono qui a recuperare voci, vite di donne che sono state per me come sorelle e madri. In fondo noi donne siamo abili in questo: a riavvolgere i fili e a ricreare sostanza.
Abbiamo bisogno di sorelle: ci bisbigliano segreti, svelano tenerezze e giochi. Trascorriamo con loro i tempi più felici della nostra giovinezza e aprono la strada per sollevarci dalla fatica. Impensabile una vita senza loro. Ci difendono nelle delusioni, ci invitano alla fiducia e ci fanno compagnia nelle risate. Sanno trovare sempre il sole, anche dentro ad un nascondiglio, come Anna. Con loro diventiamo donne, perché cresciamo insieme a loro. Annotano pensieri e primi baci in un diario, che poi ci lasciano arrivare come preziosi segreti. Ci insegnano a non avere paura di essere piccole, come Teresa.
Da Edith vorremmo imparare l’amore per lo studio, l’insegnamtento, le donne ed il mistero. Guardiamo alla sua vita come ad un disegno d'amore ricamato ad arte.
Maria ha percorso per prima la strada dell’ecumenismo, ci prende per mano e ci insegna a conoscere e ad amare i nostri fratelli ebrei.
Agnese ad Assisi aveva davanti a sé l'esempio di una sorella importante ed impegnativa, che la metterà in discussione e le farà incontrare l’amore della sua vita.
Camilla è una principessa marchigiana che abbandona tutto per conquistare il vero Regno.
Virginia è la sorella maggiore che tutte noi vorremmo coccolare e consolare. Abbiamo voglia di sederci accanto a lei nel salotto di Bloomsburry, per imparare da lei l’arte di raccontare e di pensare senza limiti, come farfalle libere di osare il volo.
Proprio lei ci insegna che, in quanto donne, dobbiamo pensare attraverso le nostre madri. Le loro parole sono impertinenti e forti, dolci e nutrienti. Non ne possiamo fare a meno, come del cibo e delle favole da piccole. Sprofonderanno in noi radici che irrobustiranno le nostre ossa.
Le madri spirituali, come Elena e Teresa, ci infondono coraggio e fede. Ci raccolgono quando siamo ferite e illuminano le nostre foreste. Si sono messe alla presenza dell'Altro, permettendone il passaggio. Sono istruite direttamente dall'Altissimo, con un alfabeto d'amore e di parole. Da loro impariamo a leggere e a scrivere stando alla Sua presenza. La loro lotta, contro parti di se, legami di sangue e convenzioni, è una conquista di felicità e libertà, arduo cammino di perfezione. Conoscono e amano un Dio presente, reale, anche ai loro occhi. Accolgono l'Impossibile e ce lo avvicinano.
Le grandi filosofe sono madri del pensiero che ci insegnano a non abbassare gli occhi e a camminare sempre verso il sole. Anna e Maria appuntano frasi e argomentano pensieri, di vita e di speranza.
Lucy è la madre letteraria che ci insegna l'irto cammino dei desideri e ad essere ribelli come la sua Anna dai capelli Rossi.
Teresa appare in sogno ad una donna di Imola, Maddalena, per far ritrovare i suoi quaderni e far conoscere la sua umile vita illuminata dalla grande luce.
Caterina attraversa il fiume in battello e arriva a Bologna con le sue sue figlie spirituali per diventare loro abbadessa: Illuminata ha bisogno dei suoi racconti per poter prendere il suo posto.
Ascoltiamo le voci delle nostre madri, appuntiamo i consigli delle nostre sorelle. Inizierà per noi una nuova vita.
Noi donne, ognuno a nostro modo, siamo tessitrici. Raccogliamo il filo delle loro parole e iniziamo il nostro lavoro.
«L’universo femminile è al centro di questo racconto delicato ed avvincente. Protagoniste madri e sorelle che con la loro esperienza di vita intersecano il vissuto dell’autrice scandendone un ritmo antico e misterioso. Le sorelle come Edith Stein, Anna Frank, Teresa di Lisieux; le madri come Teresa d’Avila, Maria Zambrano, Caterina da Bologna, danno voce ad un originalissimo intreccio di relazioni.» (Ardea Montebelli)
«Poche sono le vite delicate e ancor meno quelle in cui coesistono dolcezza e forza. L’autore del racconto ha avuto l’abilità di scorgerle e accoglierle. Una cascata di biografie collegate da un forte desiderio di empatia e comunione, impossibile non esserne coinvolti e ispirati. Il desiderio che emerge da queste pagine non è quello di aspirare a una vita eroica, ma di trovare il proprio posto nel mondo, anche quando è lontano dalle nostre radici e aspettative. Una spiritualità intrinseca e un senso di confidenza che rendono la lettura incredibilmente fluida.» (Aurora Zamagni)
«Lo scritto si distingue per profondità ed intensità di contenuto spirituale. Lo stile è piano e chiaro.» (Michele Focchi)
«Interessanti ritratti di donne, anche se prevalgono quelle di suore e di sante. Spicca il ritratto di Hannah Arendt, più generico quello di Virginia Woolf. Bene quello di Lucy la scrittrice per bambini, quello di Maria Zambrano. Attenzione ad errori vari, per es. Lesieux anziché Lisieux.» (Giovanna Passigato)
Abbiamo bisogno di sorelle: ci bisbigliano segreti, svelano tenerezze e giochi. Trascorriamo con loro i tempi più felici della nostra giovinezza e aprono la strada per sollevarci dalla fatica. Impensabile una vita senza loro. Ci difendono nelle delusioni, ci invitano alla fiducia e ci fanno compagnia nelle risate. Sanno trovare sempre il sole, anche dentro ad un nascondiglio, come Anna. Con loro diventiamo donne, perché cresciamo insieme a loro. Annotano pensieri e primi baci in un diario, che poi ci lasciano arrivare come preziosi segreti. Ci insegnano a non avere paura di essere piccole, come Teresa.
Da Edith vorremmo imparare l’amore per lo studio, l’insegnamtento, le donne ed il mistero. Guardiamo alla sua vita come ad un disegno d'amore ricamato ad arte.
Maria ha percorso per prima la strada dell’ecumenismo, ci prende per mano e ci insegna a conoscere e ad amare i nostri fratelli ebrei.
Agnese ad Assisi aveva davanti a sé l'esempio di una sorella importante ed impegnativa, che la metterà in discussione e le farà incontrare l’amore della sua vita.
Camilla è una principessa marchigiana che abbandona tutto per conquistare il vero Regno.
Virginia è la sorella maggiore che tutte noi vorremmo coccolare e consolare. Abbiamo voglia di sederci accanto a lei nel salotto di Bloomsburry, per imparare da lei l’arte di raccontare e di pensare senza limiti, come farfalle libere di osare il volo.
Proprio lei ci insegna che, in quanto donne, dobbiamo pensare attraverso le nostre madri. Le loro parole sono impertinenti e forti, dolci e nutrienti. Non ne possiamo fare a meno, come del cibo e delle favole da piccole. Sprofonderanno in noi radici che irrobustiranno le nostre ossa.
Le madri spirituali, come Elena e Teresa, ci infondono coraggio e fede. Ci raccolgono quando siamo ferite e illuminano le nostre foreste. Si sono messe alla presenza dell'Altro, permettendone il passaggio. Sono istruite direttamente dall'Altissimo, con un alfabeto d'amore e di parole. Da loro impariamo a leggere e a scrivere stando alla Sua presenza. La loro lotta, contro parti di se, legami di sangue e convenzioni, è una conquista di felicità e libertà, arduo cammino di perfezione. Conoscono e amano un Dio presente, reale, anche ai loro occhi. Accolgono l'Impossibile e ce lo avvicinano.
Le grandi filosofe sono madri del pensiero che ci insegnano a non abbassare gli occhi e a camminare sempre verso il sole. Anna e Maria appuntano frasi e argomentano pensieri, di vita e di speranza.
Lucy è la madre letteraria che ci insegna l'irto cammino dei desideri e ad essere ribelli come la sua Anna dai capelli Rossi.
Teresa appare in sogno ad una donna di Imola, Maddalena, per far ritrovare i suoi quaderni e far conoscere la sua umile vita illuminata dalla grande luce.
Caterina attraversa il fiume in battello e arriva a Bologna con le sue sue figlie spirituali per diventare loro abbadessa: Illuminata ha bisogno dei suoi racconti per poter prendere il suo posto.
Ascoltiamo le voci delle nostre madri, appuntiamo i consigli delle nostre sorelle. Inizierà per noi una nuova vita.
Noi donne, ognuno a nostro modo, siamo tessitrici. Raccogliamo il filo delle loro parole e iniziamo il nostro lavoro.
«L’universo femminile è al centro di questo racconto delicato ed avvincente. Protagoniste madri e sorelle che con la loro esperienza di vita intersecano il vissuto dell’autrice scandendone un ritmo antico e misterioso. Le sorelle come Edith Stein, Anna Frank, Teresa di Lisieux; le madri come Teresa d’Avila, Maria Zambrano, Caterina da Bologna, danno voce ad un originalissimo intreccio di relazioni.» (Ardea Montebelli)
«Poche sono le vite delicate e ancor meno quelle in cui coesistono dolcezza e forza. L’autore del racconto ha avuto l’abilità di scorgerle e accoglierle. Una cascata di biografie collegate da un forte desiderio di empatia e comunione, impossibile non esserne coinvolti e ispirati. Il desiderio che emerge da queste pagine non è quello di aspirare a una vita eroica, ma di trovare il proprio posto nel mondo, anche quando è lontano dalle nostre radici e aspettative. Una spiritualità intrinseca e un senso di confidenza che rendono la lettura incredibilmente fluida.» (Aurora Zamagni)
«Lo scritto si distingue per profondità ed intensità di contenuto spirituale. Lo stile è piano e chiaro.» (Michele Focchi)
«Interessanti ritratti di donne, anche se prevalgono quelle di suore e di sante. Spicca il ritratto di Hannah Arendt, più generico quello di Virginia Woolf. Bene quello di Lucy la scrittrice per bambini, quello di Maria Zambrano. Attenzione ad errori vari, per es. Lesieux anziché Lisieux.» (Giovanna Passigato)
Altre opere votate
Lina la gocciolina
di Franca Oberti (Calco, LC)
Franca Oberti è nata a Genova, ma vive in Brianza. Ha conseguito il diploma di Operatrice Bio-Naturale presso l’A.MI. University di Milano (Pranopratica e Counselor). Svolge attività di volontariato, scrive poesie e racconti, pubblica articoli di saggistica su varie testate locali e riviste di ispirazione cattolica. Ha vinto premi letterari, è inserita in antologie, è stata presidente e membro di giuria in concorsi letterari. Ha pubblicato varie antologie natalizie, tre volumi di saggistica e un libro di cucina curativa. Ultime pubblicazioni: il pluripremiato Il tempo del castagno. Racconti nel vento (Fara 2016), la silloge Il ritorno del dragone (inserita in Gymnopedie, 2017), Sussurri e rivelazioni (2017) e Panni stesi (ed. Tigulliana 2019).
«Poetico e accurato. Magico e serio. In queste pagine risiede un tono narrativo che emoziona ed informa. Non consentendo ai due scopi di sopraffarsi ma valorizzandoli entrambi, in un equilibrio che trasuda consapevolezza.» (Stefano Martello)
«Questo racconto è un viaggio affascinante nel mondo dell’acqua, nelle sue svariate forme. Un insieme ben equilibrato di visioni oniriche e realtà da salvaguardare da una inesorabile distruzione. Un monito per chi vive distrattamente sulla terra.» (Ardea Montebelli)
L’Orfeo infame taccuino
di Serse Cardellini (Pesaro)
“Adoro i taccuini. Ne adoro l'anarchia, l'assenza di ordine, gli schizzi di inchiostro e di parole che cercano di ritagliarsi uno spazio ai bordi della pagina, le intuizioni scritte di fretta. Il testo è corposo e denso ed è un taccuino che merita di essere conservati e condiviso.” (Stefano Martello)
«Un racconto che lavora, finalmente, senza obiettivo, perché la letteratura, ci ricorda l’autore, non deve avere scopo se non preservare se stessa. Alla fine, però, una vetta la raggiunge: quella del caos. Un caos che rigenera e, paradossalmente, sbroglia matasse. Questo è forse il vero focus della narrazione. Se però inizialmente si parla di una confusione personale, interna allo scrittore, ben presto si capisce che si penetrerà un tumulto ben più longevo: quello della letteratura tutta. Questo porta a un’inevitabile conseguenza e cioè che il lettore è portato, talvolta anche con domande esplicite, a interrogarsi sulla propria interiorità che è, per eccellenza, sede del caos dell’uomo. Una narrazione vibrante che ha il coraggio (a volte la saccenza) di mettere a nudo l’identità dell’autore e invita chi legge a fare lo stesso.» (Aurora Zamagni)
«Colmo di colti riferimenti poetici e letterari, il testo rispecchia l'animo dell'autore, in costante ricerca di un ideale, quello dell'"infame", a cui aspira.» (Michele Focchi)
La stoffa dell’universo
di
Nino di Paolo (Pero, MI)
«Di questo testo ho apprezzato la chiarezza espositiva, accompagnata da una grande onestà intellettuale: l’autore domanda, evoca dubbi, non impone tesi precostituite, non si accontenta della superficie, ma entra in profondità.
L’autore è interessato al rapporto tra la teoria darwiniana dell’evoluzione (della vita sulla Terra) e l’ipotesi teilhardiana della legge (cosmica) di complessificazione e cerebralizzazione. È in sostanza una rilettura e biografia di Teilhard de Chardin attraverso uno dei suoi scritti principali: IL FENOMENO UMANO in cui teorizza, cioè espone leggi generali nel campo dell’Evoluzione. Poi affronta un testo di Iohn Steve Jones, “Quasi come una balena – Aggiornare l’origine delle specie”. Entrambe le teorie esposte sono compatibili con la teoria dell’Evoluzione dei viventi, avvenuta attraverso la selezione naturale, genialmente esposta da Charles Darwin e mirabilmente aggiornata dal prof. Jones, alla luce anche delle sempre più precise conoscenze della genetica.» (Giovanna Passigato)
«Questo racconto approfondisce in un modo molto interessante il noto dilemma riguardante l’unicità dell’universo nel quale viviamo. L’autore propone studi scientifici, analisi di leggi numeriche ed approfondimenti antropologici al fine di ipotizzare alcune originali chiavi di lettura.» (Ardea Montebelli)
Michelangelo Romagnuolo nasce a Larino in provincia di Campobasso il 6 novembre 1996. Dopo un’infanzia e un’adolescenza trascorse nella terra d’origine del Molise e dopo essersi diplomato al liceo linguistico del suo paese Casacalenda, Michelangelo si trasferisce nel 2015 a Bologna dove si laurea in Scienze della Comunicazione. Nel corso degli anni la scrittura ha sempre accompagnato il percorso di vita di Michelangelo, prima durante la composizione delle sue opere musicali come cantautore, poi durante la realizzazione delle sue opere letterarie come scrittore. Nella primavera del 2019 l’artista ha aperto un sito online dove poter leggere i suoi racconti, le sue poesie e i suoi testi musicali: www.iosonomichelangelo.wix.com/iosono
«Forse troppo ideale nei contenuti proposti, sicuramente appassionato e appassionante e proprio per questo – data anche la giovane età svelata del suo autore – meritevole di essere citato e accompagnato verso una esposizione più ragionata e più attenta alla complessità del tema.» (Stefano Martello)
«Pamphlet-compendio ambientalistico-divulgativo, a livello alquanto più su di quello scolastico; comunque andrebbe distribuito in tutte le scuole. Energie fossili e rinnovabili, deforestazione, biodiversità, ecosistema, rifiuti, le acque, i ghiacciai, riscaldamento globale, la barriera corallina: un intero vademecum, che non tralascia nessun aspetto dei problemi evocati. Peraltro rimane un dubbio, nel lettore, per le ricette proposte per l’energia pulita; infatti non si fa cenno di tante altre diverse teorie che si stanno facendo strada.» (Giovanna Passigato)
Tali i padri tali i figli
di Vincenzo Capodiferro (Varese)
Vincenzo Capodiferro è nato a Lagonegro (PZ) nel 1973 e si è laureato in Filosofia presso la “La Sapienza” di Roma. Vive a Varese. Tra le sue ultime opere si segnalano: Trattato sulla Trinità. Del maestro Vilar, GDS, Vaprio d'Adda 2014; Noetica. Ricerca sull'infinita Mente, Bibliotheka, Roma 2014; Golgota. Meditazioni sulla passione di anonima devota, Cavinato Editore, Brescia 2015. Dialoghi penitenziali. Del Padre Leonardo Spada francescano, Segno Editore, Tavagnacco 2018; Tractaus Psycho-phaenomenologicus. Dalla “Selva oscura” - anima materiale al “Castello interiore” - anima spirituale, GDS, Vaprio d'Adda 2018; Antiche devozioni, Cavinato, Brescia 2018. Natural-Mente. Corso di psicogenia fisiofrenica, Éditions Croix du Salut, 2019; Grande lettera di Ilarione ai suoi figli (1805). Sull’opera dello Spirito Santo. Un inedito esoterico della spiritualità giansenista, Éditions Croix du Salut, 2019.
«Molto ambizioso, affronta una grande quantità di tematiche, partendo da Freud e anche fuori dal coro, come l’assunto che La funzione paterna determina la specificazione sessuale. Parte dell’analisi del dualismo tra padre e madre nella storia e nella filosofia, per affrontare poi il principio del piacere e dell’eros, il complesso della separazione, la crisi della figura del padre, capitolo che contiene una originale analisi della psicologia di Leopardi e degli scritti di Schopenhauer; la rivolta contro il padre., per terminare con l’appendice dedicata al nostro “padre nella fede”, Adamo.
Interessante e molto complesso anche se a mio parere gli assunti e le conclusioni spesso sono opinabili (per esempio “Se la funzione materna presiede al piacere compensativo, o biologico, quella paterna presiede necessariamente a quello sessuale, o erotico. La funzione paterna si determina nella dimensione della sessualità”). Il complesso della separazione determinerebbe poi “l’odio atavico del bambino verso il padre”, anche se poi questo verrebbe man mano a cadere, ecc. Il piccolo trattato è esaustivo, i temi sono articolati con chiarezza secondo uno schema molto rigoroso. Scrittura veloce e chiara, a parte l’uso di terminologia che talvolta mi è parsa un po’ stiracchiata. E troppi esclamativi.» (Giovanna Passigato)
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