mercoledì 5 giugno 2019

“I panni stesi li considero un emblema della libertà”

Franca Oberti, I panni stesi. Un bouquet di racconti semiseri, Edizioni Tigulliana 2019

recensione di AR




“Scrivo e dimentico ciò che ho scritto, lascio che il mio pensiero vaghi e raggiunga chi lo raccoglie.” (p. 106)

È sempre coinvolgente immergersi nei racconti di Franca Oberti che ha una vena narrativa naturale (anche nel senso che ricerca un modo di vivere rispettoso dell’ambiente, capace di scoprirne le bellezze umili e nascoste, cfr. “La sassifraga”, ad esempio); attenta al valore di ogni persona, di ogni incontro; una scrittura giocata su un’ironia empatica, stimolante e capace di scovare particolari nascosti nel proprio intimo (quello dell’Autrice ma anche quello di chi la legge). Ci sono ricordi della Genova di alcuni decenni fa (suggestive le foto dei panni stesi nei caruggi); la descrizione di un modo di vivere semplice, essenziale, senza fronzoli; le piccole ribellioni in cerca della propria strada; le dolorose rinunce a certe passioni “artistiche” che trovano nel tempo modo di esprimersi in altri talenti; la condivisione di valori e affetti famigliari che consentono di affrontare i momenti di prova anche grazie a una fede che dà loro una dimensione oltre il tempo. 
Tanti i passaggi divertenti e umoristici, e le pillole di saggezza che troviamo discretamente sparse in queste pagine di vita: “… persino le lumache escono dal guscio, l’uomo di questa società, invece, sempre più spesso si rinchiude, proprio come ha rinchiuso gli animali da allevamento, le verdure nelle serre e i bambini coi loro giochi…” (p. 9); “… nella nostra società la frammentazione è palpabile e i tempi sono frazionati per offrire più opportunità ai poteri forti…” (p. 10); “… ognuno di noi ha dentro un grande bisogno di immortalità; questo ci impedisce di scomparire per sempre, in qualche modo lasciamo un segno, un’impronta del nostro passaggio, un gesto, una buona azione…” (p. 69); “L’impermanenza è l’unica possibilità che ci trascina alla continua ricerca di un dove e di un come.” (p. 78); “… soffocare le proprie doti è deleterio e rende le persone insicure e insoddisfatte, soprattutto quando non ne divengono mai consapevoli e non hanno la possibilità di elaborare certi vuoti.” (p. 105).
Un libro che ci aiuta a leggere la realtà, la quotidianità e a riscoprire la voglia di essere cittadini attivi e consapevoli, con le antenne pronte alla ricezione, e con il desiderio di portare il nostro contributo per “lasciare – come suggeriva Baden Powell – questo mondo un po’ migliore”.

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