Edizioni Sensoinverso 2015
pp. 70, € 11,00
nota di lettura di AR
Scritto con eleganza semplice e immediata, questo diario epistolare in potenza (le lettere non vengono di fatto spedite) è una confessione “ai tempi dei social network” come recita il sottotitolo. Una autoanalisi a partire dalla quotidianità che può ricordare vagamente il mondo di Amelie (lavoro, imprevisti più o meno tragici, relazioni famigliari e sentimentali…) e che sa alimentare nel lettore il desiderio di saperne di più facendogli scorrere il testo con gusto. Si percepisce fin dalle prime pagine una grande tensione emotiva che la scrittura lascia trasparire a poco a poco e sempre con grande discrezione e con un taglio che, fotograficamente, potremmo definire del vedo-non-vedo. Restano impressi diversi passaggi in cui il lettore può rispecchiarsi, o ai quali può reagire a suo modo. Eccone alcuni:
“Vorrei avere solo desideri, senza sapere se si avvereranno.” (p. 10)
“Sai cosa c'è di affascinante nella creazione di un automatismo? Che solo chi lo produce ha la nozione dei passaggi che bisogna compiere, per quale motivo e con quale sequenza per ottenere un risultato.” (p. 13)
“In Dio ho fede, ma perso la fiducia nei mediatori (…)” (p. 14)
“Non ho più paura di avere paura di qualcosa e contrasto le situazioni tortuose. Adesso se n'è presentata una che scuote l'anima, (…) il mio spirito vola libero, al di là delle inquietudini e delle aspettative.” (p. 17)
“L'eccentricità è una mia caratteristica, infatti mi succedono vicende inusuali; avrei la possibilità di rifiutarle, però mi attirano e le perseguo fino allo sfinimento.” (p. 19)
“Ciò che è complesso, mi si adatta perfettamente, devo insistere fino a raggiungere l'obiettivo prefissato.” (p. 22)
“La vita non è solo presente e intenti per il futuro: è la consapevolezza del tempo trascorso (…)” (pp. 25-26)
“Alla fine, le emozioni migliori prorompono con le sorprese, qualcosa di incalcolato, di ormai insperato.” (p. 29)
“Riguardo a me, quello che conta è l'anima, la quale resta ben al di sopra della tomba e sono convinta non si distrugga.” (p. 65)
“Riguardo alla mia audacia, me ne assumo i rischi e scaccio le apprensioni, constatando che la paura va via con l'esperienza e che non si può vivere temendo tutto.” (p. 68)
Una lettura agile che, pur non dando riposte nuove alle archetipiche domande dell'uomo, le presenta sotto la luce radente e autentica – nel suo chiaroscuro – di una persona, Chiara (nomen omen?) , che ha deciso con pudore di condividere, per accenni veloci ma intensi, il racconto del suo andare per le vie di questo mondo sempre in bilico fra bene e male, assurdo e salvezza, indifferenza e amore. Il sogno di molti può trasformare la realtà, come ci ricorda Martin Luther King.
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