mercoledì 4 agosto 2010

Il mio incontro con Celestino V

di Ardea Montebelli (v. anche Il gran segreto del cielo, mostra fotografica  in occasione dell’anno Celestiniano, a Roccacaramanico 7-21 agosto 2010)

Papa Benedetto XVI nella sua recente visita a Sulmona, a conclusione dell’anno celestiniano, definisce Celestino: “cercatore di Dio”, colui che esprime pienamente la perenne tensione dell’uomo verso l’Assoluto. Nel silenzio degli eremi abruzzesi Celestino riesce a percepire la voce di Dio. La sua straordinaria esperienza religiosa ha guidato il mio lavoro sugli eremi abbruzzesi, un percorso dell’anima estremamente affascinante dove fotografia e poesia tendono ad un’unica meta: la ricerca della verità. Il titolo della mostra fotografica e del relativo catalogo Celestino V-il gran segreto del cielo sintetizza il mio rapporto con la spiritualità di Papa Celestino e con i luoghi dove egli è vissuto gran parte della sua vita. Sono convinta che sia stato lui stesso a guidarmi nel lunghissimo percorso affinché la mia ricerca non rimanga un’esperienza solitaria ma coinvolga, oggi più che mai, il maggior numero di persone.
Nel mio percorso spirituale ed artistico, l’amore per l’Abruzzo è stato particolarmente significativo in quanto mi ha dato modo di conoscere a fondo il territorio e tutta la ricchezza che esso offre, fotografando i gioielli più preziosi che questa terra generosa custodisce gelosamente. Ne sono nati dei lavori che ho avuto modo di esporre non solo in Abruzzo ma in numerose altre località italiane: “Luce feconda genera luce”, una mostra sulle Abbazie romaniche della Provincia di Pescara; “Didimo Giuda Tommaso”, una mostra su San Tommaso Apostolo le cui ossa sono custodite nella omonima basilica di Ortona; una Via Crucis, ispirata al Volto Santo di Manoppello; ed infine “Celestino V – il gran segreto del cielo” sugli eremi del santo eremita.
Sono rimasta umanamente e spiritualmente affascinata dalla figura di Celestino, un cristiano coerente, tenace, inflessibile, determinato fino alle estreme conseguenze. Egli si offrì a Dio fin da fanciullo e fino alla morte fu solo ed esclusivamente di Dio e di nessun altro. Mite, distaccato dalle cose terrene, non aggressivo, non avido di ricchezze, disprezzò il potere ed amò profondamente le cose semplici e pulite che la natura ci offre. Ignazio Silone nell’opera L’avventura d’un povero cristiano, descrive Celestino per bocca del suo confratello fra Bartolomeo: “come un uomo semplicemente meraviglioso. Chi lo sentiva cantare nelle ore meno prevedibili della notte le lodi al Creatore; chi lo vedeva giocare e conversare con gli animali meno addomesticabili, come una volpe, una serpe, altre bestiole della montagna; chi lo vedeva pregare, scopriva come fosse un uomo felice, un uomo con l’anima in pace. Lo stesso monte Palleno, dove erano rifugiati in quel primo tempo, sembrava trasfigurato. La montagna era spesso avvolta da una luce limpida che non si è più rivista in nessun luogo.”







Il modello di vita proposto da Celestino potrebbe essere utile per segnalare, soprattutto ai giovani, la possibilità di altre vie per la felicità terrena.
Celestino V è stato grande perché è stato capace di sognare il cielo, sempre. Ed un pezzetto di cielo c’è nel cuore di tutti noi, brilla gioioso negli occhi dei bambini, si fa spazio di bellezza sconfinata nelle verdissime montagne della Maiella (che Francesco Petrarca definì “Domus Christi”) e del Morrone.
E guai se manca il cielo nel cammino della vita. La terra senza cielo si fa fango; ma la terra con il cielo, diviene giardino. Il cielo è tutto, perché ravviva i colori, che già ci sono nelle cose; ma senza il cielo, ogni colore si spegne e tutto resta nel buio e nel grigiore. Celestino ebbe il coraggio di volare nel cuore di Dio, spogliandosi del superfluo.
Il coraggio di vivere da figli perdonati: la Perdonanza è il gesto più famoso e più dolce di papa Celestino. Infatti ha concesso, in occasione della sua incoronazione, il 29 agosto 1294, che tutti quelli che attraversano la porta della Chiesa di Collemaggio, potessero ricevere l’indulgenza plenaria, a patto che si fossero confessati ed avessero chiesto perdono dei loro peccati.
La concedeva a tutti, non solo a chi pagava. La perdonanza non per chi è ricco, ma soprattutto per i più piccoli e poveri. È la compassione che ha sempre caratterizzato il cuore di Pietro da Morrone, vicino agli umili, alla gente di campagna, alle persone fragili e provate dalla vita. Indica cioè che nella vita la soluzione di tutti i nostri conflitti interiori ed esterni la troviamo nel perdonarsi a vicenda, mettendo da parte i rancori e le rabbie.
Il coraggio di sentirsi liberi, obbedendo al proprio cuore: la vita eremitica di san Celestino ci insegna quanto sia importante e preziosa la libertà, dono che Dio ha fatto a tutti gli uomini. La libertà si ottiene mediante l’amore alla vita e la cura degli altri che, tradotti, diventano preghiera di gratitudine e servizio. Celestino V era un uomo che credeva fortemente nella libertà, altrimenti non avrebbe rinunciato al potere del papato! Nonostante fosse stato chiamato a dare stabilità alla Chiesa in quel periodo, non rinunciò alla sua libertà! Questa è la storia della sua tenacia e di come conquistò quella libertà che lui cercava, a cui apparteneva: essere libero nel cuore ad ogni costo.
Proprio come un graffito scritto sulla parete della sua grotta, il bisogno di sentirsi libero gli procurò la forza di volontà che lo ha aiutato a ribellarsi alle avversità, al potere, credendo saldamente nel sogno di santità.
Il coraggio di pregare, come ala che permette di volare: Pietro del Morrone diventò un appassionato cercatore del cielo, cioè di Dio, nella preghiera e nel silenzio.
Il coraggio di tuffarsi nella bellezza del creato: questo dono è preziosissimo, sempre più. Liberi e pieni di amore verso i fratelli e verso la Creazione! Un vero regalo che ci fa san Celestino. Lui che ha sempre amato la natura, ha scelto luoghi difficili ed eremi immersi nel verde, con panorami meravigliosi e scenari intatti di bellezza verginale. È veramente un santo che ci aiuta ad amare l’ecologia.
Celestino fu un buon cristiano che, secondo la regola Benedettina, ordine al quale appartenne, non antepose mai nulla all’amore di Cristo. Sono immensamente grata al santo eremita per essermi stato preziosa e generosa guida nel luminoso percorso dell’anima, concedendomi di sentirlo amico.

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