mercoledì 24 ottobre 2007
Sulla lectio divina
di Padre Bernardo M. Gianni
Prima di riprendere la lettura e il commento del Vangelo di Luca, vogliamo soffermarci sulla ragione del leggere e dello scrivere e domandarci se può avere un senso che un gruppo di persone si metta nell'ascolto perseverante della parola del Signore. Ci sono anche ragioni del nostro tempo che ci inducono a sottolineare l'importanza del dono della parola. George Steiner, critico letterario e storico delle idee, nel suo libro "Vere presenze" riflette su un destino avverso a ciò che noi, come credenti, teniamo moltissimo, cioè sulla profonda correlazione fra la parola e la storia, e scrive: «In Occidente, la teologia e i suoi principali commenti - la metafisica, l'epistemologia e l'estetica - sono d'ordine "logocentrico". In altre parole, hanno come assioma fondamentale e preminente il concetto di una "presenza". Può essere la presenza di Dio; delle idee platoniche; dell'essenza aristotelica o tomista. Può essere la presenza dell'autoconsapevolezza di Decartes; della logica trascendentale di Kant o dell' "Essere" di Heidegger». Quello che noi diciamo nel nostro parlare, ascoltare, leggere, corrisponde ad un oggetto a un fatto storico o addirittura a un evento futuro come nella profezia. Ebbene, questa dimensione è stata messa in crisi da certe culture del Novecento, le quali, postulando antropologie della storia nel segno di una profonda frattura fra l'uomo e il mondo esterno, arrivano a ritenere che qualsiasi documento una volta che è stato scritto diventi un oggetto in sè, senza alcuna corrispondenza con il soggetto che l'ha scritto e senza alcuna possibilità di trasmettere una verità a qualcuno che oggi o domani leggerà questo testo.
In questa prospettiva, la fede in un Dio che sceglie la parola come strumento di relazione con l'uomo entra in crisi: le parole lette nella Bibbia o in altri testi non costituiscono più un tramite; l'uomo pensato da queste filosofie nichiliste sperimenta una drammatica solitudine. La nostra lectio vuole essere invece un paziente tentativo di scoprire nella fede, nello stare insieme, come la parola corrisponda ad un evento che è l'incarnazione del Signore Gesù: la Parola che si fa carne come attestano i Vangeli. George Steiner ci dice ancora: «La decostruzione (cioè il metodo critico con cui vengono affrontati i testi letterari) sfida questo presupposto di contenuto assicurato, di zavorra cognitiva (cioè l'idea che la parola è feconda, che porta con sè un significato)». Riprendendo il nostro itinerario biblico, leggiamo nel Salterio : «Questo si scriva per la generazione futura e un popolo nuovo darà lode al Signore» (Sal 102,19), dove il salmista esprime l'importanza che ha la Scrittura e invita a scrivere perché alcuni eventi fondanti dell'esperienza d'Israele, di una comunità, diventino qualcosa che trascritto possa attraversare il tempo ed essere letto un domani. Un altro spunto interessante è offerto dal testo della Sapienza: «… dal cielo offristi loro un pane già pronto senza fatica, capace di procurare ogni delizia…» (Sap 16, 20-21). Qui si evoca l'esperienza fondamentale d' Israele che è la liberazione dall'Egitto; è l'immagine della Parola come pane, nutrimento, capace di soddisfare ogni gusto, che arriva come dono che desidera essere gustato fino in fondo. La nostra lectio vuole essere anche un cammino di un gruppo di persone che cerca di riscoprire quanto sia ricca la gamma di desideri del nostro cuore. Una fede che non si accosta al testo biblico col desiderio di cercare un senso ai propri accadimenti, è una fede destinata a diventare semplice adesione ma non un'esperienza di vita.
La Scrittura è un'opera aperta e per la sua dimensione di fecondità, Gregorio Magno ci dice che la «divina parola cresce con chi legge». Per questa importanza della Scrittura, Dietrich Bonhoeffer - teologo cristiano martire nel carcere nazista di Flossembürg la mattina del sabato santo 1945 - nel testo «Vita comune» scrive: «La lettura continua dei libri biblici costringe chiunque sia disposto ad ascoltare, a farsi trovare là dove Dio ha agito per la salvezza dell'uomo una volta per tutte. (Questo è molto importante: si scrivono gli eventi fondanti della storia d'Israele che raggiungiamo attraverso la lettura; lo Spirito Santo ci riporta al centro di questi eventi fondamentali anche per il nostro oggi e per il nostro futuro). Proprio la lettura liturgica ci presenta in modo del tutto nuovo i libri storici della Sacra Scrittura. (Nell'eucaristia, quando ci cibiamo del corpo e del sangue di Gesù torniamo nel santo Cenacolo, sul Calvario; ci riaccostiamo al quel Sepolcro vuoto e ripartiamo per dire: mistero della fede). Diventiamo partecipi di ciò che un tempo accadde per la nostra salvezza, ci dimentichiamo di noi stessi e ci perdiamo… nella traversata del deserto… sprofondiamo nel dubbio e nella mancanza di fede insieme con Israele, e rinnoviamo l'esperienza dell'aiuto e della fedeltà di Dio… È più importante la morte di Gesù che non la mia morte; la risurrezione di Gesù Cristo dai morti è l'unico motivo della mia speranza di risorgere anch'io al giudizio finale».
Perché la nostra fede sia autentica dobbiamo tenere presenti questi punti di riferimento e che la vita diventi interpretabile, che è l'opposto del dramma del decostruttivismo del nostro tempo, dove qualsiasi evento, qualsiasi parola, non ha più potenzialità di senso e di significato. Questa confidenza con la Parola si può dire in sintesi una lettura unificata della realtà - che non significa una lettura uniforme o univoca - dove il Signore Gesù è la chiave interpretativa della molteplicità degli eventi che ci conduce oltre la solitudine del non ascolto. Dice Paolo: «niente è senza voce» (1Cor 14,16). Il credente ha l'obbligo morale di ascoltare chiunque; di non aver paura di ciò che è al di fuori delle nostre chiese; perché in una logica di fede, di ascolto, di pazienza, possiamo veramente scoprire come «niente è senza voce».
Si ricorda che il prossimo incontro di lectio divina si terrà venerdì 26 ottobre 2007, alle ore 18.40, nel locale situato sopra l'Archivio Storico delle Porte Sante, ingresso a sinistra della Basilica di San Miniato al Monte.
Notizie dalla Lectio
a cura della Redazione
Comunicato n. 39
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