All'Istituto Alberto Marvelli a Svanegra a Gabriele Trivellin SERVIZIO DI SPERANZA. Una teologa voleva presentarsi con una tesi dal titolo "Moralità e saggezza all'interno dell'esercizio della virtù della Speranza", ma si accorse che era difficile cercare di mantenere la virtù della Speranza in quanto tutte le virtù dipendono dal dominio della parte razionale sulle parti irrazionali (e hanno il loro corrispettivo esatto anche nell'ottimo stato politico). Persino nella Repubblica, infatti, sono illustrate le 4 virtù cardinali (ossia principali): la temperanza nei confronti dei desideri, la fortezza o coraggio, la saggezza o prudenza, e la giustizia. Quest'ultima riassume in sé tutte le altre virtù, assicurando l'armonia nella vita dell'uomo e dello stato; ma la saggezza non può essere distinta dalla sapienza in quanto condizione della vita virtuosa. La teologa aveva inizialmente imparato che la qualità centrale era quella della saggezza in quanto parte razionale dell'anima, che riguardava anche la condotta complessiva della vita, fissando i criteri per le virtù etiche, ossia relative all'agire. Successivamente, però, per una serie di sfortunate e tristi vicissitudini che aveva vissuto nella sua esistenza, la teologa aveva cambiato idea specie quando poi si era recata nella chiesa dedicata a santa Rita definita la santa dei casi disperati e intermediatrice per i casi impossibili, in quanto alla presenza di 3 sacerdoti anziani che concelebravano la santa messa e che rappresentavano le 3 virtù teologali di Fede, Speranza e Carità, si era resa conto che mancava la virtù della Speranza in quanto essi, molto probabilmente avevano avuto una errata educazione etica oppure non l'avevano imparata ed acquisita bene nel loro percorso sacerdotale per il fatto che non avevano capito che bisogna trovare una medietà rispetto ai vizi che sono rispettivamente contrapposti, ma che si possono contrastare appunto con la virtù della Speranza. Di qui deriva la centralità del problema dell'educazione morale dei giovani, specie nell'età pre-adolescenziale (quella dei 3 bambini che servivano la santa messa) per le loro disposizioni ed attitudini che si stanno formando e che si fissano per il resto della vita. La domanda che si poneva era quindi cari Trivellin e Svanegra la seguente: la virtù è davvero insegnabile come sosteneva Aristotele senza che vi sia una Speranza?? Cosa insegnano i sacerdoti ai bambini che la virtù è per natura di quel "Siamo fatti così" oppure che possa dipendere dall'esempio e dalla RIPETIZIONE della SPERANZA di poter divenire meglio di così?? Cosa vale di più il brutto voto, la continua disapprovazione, la continua negatività e pessimismo o piuttosto la SPERANZA che il bambino possa superare l'errore, la caduta e la sua inadeguatezza e fare percepire anche ad un adulto che attraverso i piccoli risultati positivi si possano raggiungere buone prospettive di vita fino a quella eterna?? Persino Aristotele, vuole evitare l'ascetismo platonico irraggiungibile, e vuole che per prima un bambino ed un adulto in lui possa riconoscere che per la felicità debbono pur esserci condizioni e circostanze favorevoli che noi possiamo determinare con la SPERANZA di poter superare disagi, difficoltà, problemi andando oltre i nostri limiti per cui anche se non ce la facciamo ad andare a benedire, o a cantare in un coro ed anche se non riusciamo molto bene in ciò che facciamo comunque abbiamo dalla nostra parte Cristo nostra Speranza che ci consente comunque di poter vincere la mortificazione, la frustrazione, la sconfitta facendoci diventare simili a lui nella conquista della beatitudine divina. Ai 3 fanciulli che facevano il servizio sull'altare, bisognava sottolineare che poi dovevano mantenere viva la virtù della Speranza che ciò che avevano fatto non andasse disperso, una volta cresciuti, che si ricordassero di quel loro tenersi per mano nella condivisione del cammino cristiano, che si ricordassero della loro armonia, della libertà di potersi esprimere uno con il telo in mano, l'altro con le ampolline in mano e l'altro ancora con il calice in mano perché il mondo è di coloro che rimangono bambini, non ingenui, ma semplici di cuore, perché il mondo per essere migliore ha bisogno dei bambini che facciano sviluppare la virtù della Speranza che si possa vincere il conflitto, le lotte maligne e le liti e che anche in un piccolo semplice gesto di partecipazione nel ringraziare di aver portato delle bellissime mimose sull'altare si può vivere la Speranza. Invece, purtroppo, la teologa aveva incontrato un sacerdote che sentendosi al limite della sua vita aveva perso la virtù della Speranza in colui che ci ha salvati, perso la prospettiva che anche se siamo fallaci e non seguiamo a menadito le regole, o siamo disordinati, scomposti comunque abbiamo la Speranza di poter trovare il modo di compiacere la mamma Maria: "Donami un tuo pensiero di Speranza ed io lo tramuterò in certezza". L'amore sa vedere quello che molti non vedono: la Speranza che nonostante siamo fallaci, inadeguati, poveri in spirito e sciapi comunque abbiamo dalla nostra parte Cristo il risorto che ci sta accanto perché rotoliamo via la pesante pietra della morte per vivere nella luce che ci fa essere figli del Cielo, sale della terra e lampade per il mondo.
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