*I numeri – letti con imperdonabile ritardo – della prestigiosa rivista Xenia. Trimestrale di Letteratura e Cultura, edita dall’Associazione Culturale Genova Lettere
Anno VIII, n. 3, settembre, 2023
Anno VIII, n. 4, dicembre 2023
Anno IX, n. 4 dicembre 2024
In particolare, gli articoli di Rosa Elisa Giangoia, che – con la sua salda competenza e la sua delicata incisività – tratta il tema della pace nei secoli antichi: scelta non casuale, dati gli attualitempi di guerra:
Istanze di Pace nell’antica Roma, Xenia, Anno VIII, n. 3, settembre, 2023
Il nuovo messaggio di pace del Cristianesimo, Xenia, Anno VIII, n. 4, dicembre 2023
Il pacifismo occulto del Cinquecento, Anno IX, Xenia, n. 4 dicembre 2024
Il saggio di Adele Desideri sul libro di Vincenzo Guarracino, L’Angelo e il Tempo e altri poemetti, Book Editore, 2022, Xenia, Anno VIII, n. 3, settembre 2023.
L’articolo di Davide Puccini, Un’intervista inedita di Giorgio Caproni, Xenia, Anno VIII, n. 4, dicembre 2023
“Si tratta del dattiloscritto che il poeta aveva preparato per rispondere alle domande che Geno Pampaloni gli avrebbe rivolto nel corso di un’intervista televisiva. Della trasmissione, prevista per mercoledì 2 maggio 1962, rimane traccia soltanto in un vecchio numero del «Radiocorriere TV» datato 29 aprile - 5 maggio 1962 (…). Le ricerche condotte dai funzionari di RaiTeche non sono riuscite a trovare la registrazione dell’incontro, ma poiché il frontespizio del dattiloscritto reca «GIORGIO CAPRONI / II trasmissione», le puntate dovevano essere almeno due” (pp. 85-86)
Il dattiloscritto è reperibile in Filomena Giannotti, «Quell’Enea mi colpì». Giorgio Caproni e un’intervista inedita (a 110 anni dalla sua nascita), in Accademia Nazionale Virgiliana di Scienze e Arti. Atti e memorie, LXXXIX, 2021, pp. 373-91.
“È noto che Caproni aveva studiato con passione il violino fino a raggiungere un grado di competenza esecutiva professionale, ma lo aveva poi abbandonato in modo sofferto e addirittura drammatico, arrivando a distruggere il suo strumento, opera di un pregiato liutaio genovese, Cesare Candi. Alla musica era così subentrata la poesia:
«Propriamente, non erano più versi per musica, i miei, ma versi come musica, il che non vuol, dire (…) musicali in senso banale, ma nel senso della costruzione, dell’architettura, cercando, nei canoni classici, strutture nuove, un poco secondo i miei idoli di allora in fatto di musica: lo Stravinsky dell’Orpheus e Béla Bartók, Busoni.»
(…)
«Io non credo affatto che la rima sia obbligatoria in poesia. Credo però che quando la si usa la si debba usare spinti da una profonda necessità. La rima, e qui tornano in ballo i miei studi musicali, è ciò che in musica è la consonanza o dissonanza di due note. In poesia non si possono far consonare o dissonare insieme due idee poetiche, e si ricorre allora alla rima, in modo che le idee che strutturalmente reggono la composizione si richiamino a vicenda.»” (pag. 87).
“La prigione che era a Gaza è adesso/ un ossario./ Nell’ultima// foto online, tre ragazzine,/ sotto i dieci anni, salvate dalle macerie// di un appartamento, una con un brutto livido/ sulla guancia, del sangue sul labbro// superiore, sotto l’occhio destro./ È la faccia più triste, più// smarrita, ma sulla maglietta verdina/ macchiata c’è il contorno buffo// di un coniglietto, con l‘orecchio pendulo/ e sopra quattro lettere maiuscole// leggono H.O.P.E. Seduta/ accanto a lei, faccia e collo// insanguinati, capelli e chignon bianchi/ di polvere dell’esplosione,// testa girata dalla telecamera –/ una bambina con la maglietta nera// e dentro a un cuore rosso/ l’acronimo BFF,// Best Friends Forever./ Questo non può essere ignorato// come danno collaterale,/ l’eufemismo che assolve// da ogni colpa. L’ultima/ di questa trinità di innocenti –// minuta, capelli arruffati, occhi/ selvaggi, bocca aperta, è ignara// del presente. Ricorda/ le scene prima di arrivare// in ospedale, non riesce/ a credere a ciò che ha visto,// per cui nessuna parola,/ o poesia, è sufficiente.//” (Gary Geddes (Canada), Finale di partita con acronimi, traduzione di Massimo Bacigalupo, in Claudio Pozzani, Parole spalancate. Festival Internazionale di Poesia di Genova, XXX Edizione, Xenia, Anno IX, n. 4 dicembre 2024, pag. 5-6).
“Io spiego con calma. Tu/ mi senti urlare. Tu/ provi un’altra strada. Io/ sento vecchie ferite riaprirsi./ Tu vedi entrambi i lati. Io/ vedo i tuoi paraocchi. Io/ sono conciliante. Tu/ sospetti un nuovo egoismo./ Io sono una colomba. Tu/ riconosci il falco. Tu/ offri un ramo di ulivo. Io/ sento le spine./ Tu sanguini. Io/ vedo le lacrime di coccodrillo. Io/ indietreggio. Tu/ barcolli per l’impatto.//” (Roger Mcgough (Regno Unito), Io e te, traduzione di Franco Nasi, in Claudio Pozzani, Parole spalancate. Festival Internazionale di Poesia di Genova, XXX Edizione, Xenia, Anno IX, n. 4 dicembre 2024, pag. 20).
*Il saggio di Rosa Elisa Giangoia, Fiori di parole. I fiori nella letteratura, Sampognaro&Pupi Edizioni, 2023
“Fioriscono nei giardini e sulle tombe dei nostri cari; nei secoli li abbiamo indossati, regalati, personificati nei miti sui misteri della natura: i fiori sono con noi da sempre, così come l’urgenza di raccontarci con le parole. Esiste infatti un nesso inscindibile tra fiori e letteratura, un vincolo antico e cangiante che Rosa Elisa Giangoia ha indagato nelle pagine di questo libro, seguendone le trasformazioni dall’antichità ai giorni nostri.
Qual è il legame tra fiori e divinità? Cosa ha determinato la supremazia delle rose sugli altri fiori? Perché associamo i crisantemi alla morte e i gigli alla purezza? Ma soprattutto: in che modo i fiori sono confluiti nelle opere di Dante, Petrarca, Leopardi, Manzoni e molti altri ancora? Rispondere a tali domande vuol dire ripercorrere la nostra storia, riscoprire come nella bellezza abbiamo cercato un riparo dalla fragilità delle cose e nelle parole il modo giusto per raccontarlo”
(al link sampognaroepupi.com/prodotto/fiori-di-parole/)
*La singolare, notevole antologia – letta anch’essa con imperdonabile ritardo – L’albero, a cura di Alessandro Ramberti, copertina di Giacomo Ramberti, FaraEditore, 2022
“L’albero, nelle sue numerose specie, può essere inteso in infiniti modi: simbolo di vita, forza, gioia, energia, socialità (feste e riti), custode del sottobosco e degli esseri che lo popolano, ospite di nidi e tane, materiale da costruzione, per la produzione di strumenti musicali e attrezzi, albero maestro, ecc. In questo libro (…) trovate molteplici, interessanti e a volte sorprendenti declinazioni del tema che ogni partecipante ha trattato con la massima libertà e grande coinvolgimento personale” (dalla quarta di copertina).
Al link faraeditore.it/nefesh/Albero.html
“Che meraviglia il bosco/ quando risplende lucido/ e le ginestre esultano/ ai bordi delle strade// da cui sorpresi si alzano/ tortore falchi e passeri/ se sopraggiunge rara/ qualche auto in escursione/ in questi giorni gravi/ pulsano ai pellegrini /pietre avvezze da secoli/ al canto in preghiera// al farsi incontro ferme/ a te che ti decentri/ mettendoti in cammino/ osservando le nuvole// vele in trasformazione/ figure immaginarie/ abbracciate dai flussi/ di un cielo incontenibile.// Le rose si deformano/ bruciate dagli scoppi/ i cuori inaridiscono/ nei petti dei violenti.// Il mondo ci rivolge/ domande senza piangere/ la terra sotto i piedi/ sussulta e scuote le anime// le radica e le infervora.//” (Alessandro Ramberti, pag. 7).
*Fluire, rivista di pura poesia, Anno V, Volume 16, estate 2025
“Fluire n.16 è un esperimento estetico, è stato generato con IA in tutte le sue componenti, ogni riferimento a persone o luoghi è del tutto casuale.
Alla chiara fonte è, da sempre, un esperimento di soglia. In questo numero 16 di Fluire, lo sguardo si apre tra umano e macchina, tra significato e statistica, tra presenza e algoritmo.Fluire 16 è una scommessa: che la media statistica possa inciampare in una verità, che la non-vita generi un frammento vivo, che il quasi possa essere, comunque, interessante.Non è un’opera, ma un orizzonte di possibilità.È un gesto che non cerca il compimento, ma piccole intensità, microscopiche ferite, innesti imprevisti.
È il prodotto di chi, stupito dall’esistenza ormai ovvia di un linguaggio alieno, osa chiedergli la compassione della poesia” (Nota degli autori).
Al link poesiaallachiarafonte.ch/Fluire
*Valerio Ivo Montanari, Il Dio dai mille volti. Indagine sull’aspetto maschile e femminile della divinità, Moretti&Vitali 2025
Primo premio nella sezione saggistica – Premio Internazionale Francavilla Urban Festival 2025
*Stefano Cazzato, Il divino Platone. Filosofia e misticismo, Introduzione di Lucio Saviani, Moretti&Vitali 2025
Premio filosofia contemporanea, IX edizione del Premio internazionale di Letteratura L.A. Seneca, Bari).
Credo nel progresso, non credo nello sviluppo
(Pier Paolo Pasolini, in Xenia. Trimestrale di Letteratura e Cultura, edita dall’Associazione Culturale Genova Lettere, Anno VIII, n. 4, dicembre 2023)
Adele Desideri
