mercoledì 3 gennaio 2024

Difficile è rimanere

 


Oggi è facile partire, andare a vivere in un'altra parte del mondo. Ma come o forse più di prima, la cosa più difficile da fare è ancora rimanere, stare proprio lì dove si è già. Lì, nel proprio deserto. 

 

Come quel ragazzo che, uscendo da casa, poco dopo aver scritto queste righe, passando di fretta per una strada affollata, vedo lì fermo con una chitarra in mano ed un’armonica appesa al collo, in mezzo alla folla di passanti, distratti, con i telefonini in mano, che camminano per lo più incuranti di quel che li circonda. Solo alcuni alzano lo sguardo, ascoltano per un secondo; io, ed una signora appoggiata al muro del pub di fronte, gli unici fermi ad ascoltare quel giovane di sedici, diciassette anni, che immobile, concentrato solo sulla sua chitarra e la sua canzone, guarda dritto davanti a sé, a volte chiude gli occhi, continua a cantare, soffia nell’armonica. 

 

Immobile in mezzo al suo deserto, era l’unico in quel momento a cercare di trasformarlo il più possibile in qualcosa di bello – un rigoglioso giardino pieno di fiori e piante, un’anticamera del paradiso. 


L’unico, in un gesto rivoluzionario, ad essersi fermato ed aver guardato quelle cose che aveva intorno, dentro di lui, non come strumenti per se stesso, ma nella loro inutile dignità, nella loro radicale esteriorità, nella loro inimitabile “gloria”. L’unico a cambiare la vita di qualcun altro – mia e di quella signora di fronte, catturati a guardare quelle cose che lui raccontava. Il crocicchio affollato, il cupo pub dalle insegne d’oro, i fiori rossi sul davanzale, la gente a rintuzzarsi le sciarpe nei cappotti, i grattacieli e la stazione della metro – Liverpool Street – poco lontano. 

     

Tutti e tre vedevamo, d’un tratto, le stesse cose, in una maniera simile: non siamo soli a vivere nel deserto; quel ragazzino era l’unico fermo in mezzo ad una folla di persone in disperata fuga.

 

 

 

Domenico Cantoni (Londra, 2019)





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