RELAZIONE OGGETTUALE NELLA FILOSOFIA PSICOPRATICA. Espressione che indica le modalità con cui l'individuo si pone in relazione con il mondo, sia il modo con cui gli oggetti esterni influiscono sull'individuo in una interazione costitutiva tra soggetto ed oggetto. La nozione di relazione oggettuale secondo Freud non è che un mezzo per procurare il soddisfacimento pulsionale, e la relazione con l'altro potrebbe risultare l'esito a scaricarsi delle proprie pulsioni (per esempio una madre che viene considerata lo strumento di possibile gratificazione delle richieste istintuali del bambino, piuttosto che una entità autonoma ed interattiva). Una donna ha tentato l'ardire di dire che le forze pulsionali NON hanno il solo fine di scaricarsi con l'ausilio di oggetti qualsiasi, ma contengono in sé una precisa direzione, prevedendo una relazione benchè se poteva essere innata era tuttavia fantasmatica con l'oggetto materno e questa donna ha dovuto pagare un duro scotto con una forte critica e polemica alle sue idee, ma poi questa donna ha incontrato un sacerdote che ha usato il termine "SANTA INVIDIA" ed il termine "SANTO ORGOGLIO" e lui senza nemmeno saperlo ha avuto la migliore cognizione della psicologia dell'IO (BRAVISSIMO, ECCELLENTE!!!!) che nasce dalla scuola delle relazioni d'oggetto e della psicologia del sé (NOTEVOLE, BRAVO, BRAVO!!!) Questa considerazione fatta dal sacerdote risale ad un certo Fairbairn che dice che il piacere NON è l'obiettivo finale dell'impulso, ma un mezzo per raggiungere il suo vero fine, dove l'altro NON è un derivato della fantasia inconscia ma assume caratteristiche concrete. Il problema sui bambini è trovare il giusto orientamento verso gli altri, che ha finalità adattive principalmente volte alla sopravvivenza tenendo conto però delle differenze individuali per cui i bambini dovrebbero avere relazioni neutre, dando poi (in proposta) a partire da 10 anni in su il giusto peso alla figura materna perchè secondo alcuni autori Freud NON aveva abbastanza tenuto conto delle forti esperienze di frustrazione nello sviluppo psicologico soprattutto per quanto riguarda i rapporti simbiotici là dove l'infante dipende pressochè totalmente dall'imprinting materno e dalle sue raffigurazioni del tipo "Se continui a comportarti così finirai certamente all'inferno" attivando continuamente il senso di colpa cioè continui stati d'animo sgradevoli conseguente sia ad azioni fondanti che infondanti del soggetto e se il soggetto è DONNA oppure omosessuale potrebbe essere maggiormente implicato di un senso di colpa per la sua diversità e così per i soggetti in questione ogni azione è riprovevole persino quella di essersi portati appresso una boccetta di gel antisettico per le mani per ricambiare il favore ad una gentilissima signora che ogni giorno con un gesto di bene, ripone sulle mani degli altri quel gel come se fosse la sua tessa anima. Infatti il senso di colpa NON è riferito ad una azione specifica, però purtroppo per alcuni diviene una motivazione inconscia ad autopunirsi persino quando sognano e ciò si rivela nei sintomi della nevrosi ossessiva e dell'autodenigrazione che caratterizza la melanconia per un forte rapporto conflittuale fra IO e Super-IO particolarmente intransigente e ciò accade a molti artisti ed autori che scrivono di condotte coscientemente non vissute nelle quali si immergono e che poi nei racconti oppure in certe realtà come quella riportata dal sacerdote di cui sopra rispetto ad una coppia che ha litigato in sua presenza risolvendo (a suo dire) le questioni eteroaggressive generate dal bisogno di "giustificare" il senso di colpa stesso o la frustrazione con una azione oggettiva e oggettivamente riprovevole come quella di non mangiare più molto, quella di mangiare troppo, quella di scrivere su facebook cose assurde, accusatorie, quella di inveire su altri anche per un nonnulla o peggio quelle di continuare a sfogare le proprie repressioni su altri trovando sempre in loro la parte peggiore così da sentirsi con la coscienza a posto anche se poi facendo così allontanano e demotivano persino i genitori, i parenti a dover subirne l'egida. Per chi ha subito frustrazioni e maltrattamenti sembra attualmente farsi strada un tentativo di mediazione che l'attenzione per le forze pulsionali unisce alla cura degli aspetti relazionali, ma ciò va portato avanti con molta delicatezza e tenerezza specie se il vissuto è stato molto tosto, va portato avanti con comprensione e non con ulteriore afflizione in quanto è disagevole lo sviluppo del bambino quando diviene adulto e si potrebbe quasi usare i termini o di indifferenza, o di rimanere inermi, o di continua insoddisfazione, o di inibizione là dove il bambino deve costruirsi una corazza, ma gli è molto difficile perchè talvolta il crudo vissuto ha il sopravvento su di lui ed egli rimane sfiduciato e poi fa fatica a comprendere il proprio ruolo se diventare un videomaker, oppure un tecnico dell'accoglienza, oppure avere una idea di posizione sociale futura, un approdo in cui non essere alienato cioè una perdita di identità morale. La strada da seguire è impervia e scivolosa, ma chiedo l'aiuto dello Spirito Santo senza posa.
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