domenica 10 settembre 2023

Un'immagine di sé a tutto tondo, forte e schietta

Apologhi in fotofinish di Maria Lenti

Un’immagine di sé a tutto tondo, forte, schietta

di Anna Maria Polidori



In Apologhi in Fotofinish. Racconti e altri scritti, libro diviso in tre sezioni: Racconti, Dintorni e Scritti Diversi, Maria Lenti, prolifica e genuina autrice urbinate di poesie, racconti brevi e molto altro ancora, ci restituisce un’immagine di sé a tutto tondo, forte, schietta che sono certa vi piacerà. La Lenti attraversa la gelosia che aveva sentito da piccina per le sue amiche, per i loro talenti, superata grazie alla conoscenza delle sue qualità che ha esaltato e fatto risplendere. Ci fa immergere in una storia d’amore che si era persa nei rivoli del tempo per poi ritrovarsi ancora più salda e forte una volta che una sua amica, Marinangela, rimasta vedova, ha rincontrato il suo amore di gioventù.

Traccia un profilo dolce di suo marito, Gipi, un compagno di classe, ragazzo con tanti sogni e una falegnameria che gli ha donato due figli e che è scomparso troppo presto lasciando un vuoto incolmabile. La messa a un anno dalla morte, partecipata da meno di dieci persone. Maria che pensa ai viaggi fatti con lui, ai ricordi di tanti anni trascorsi insieme, mentre il prete alla fine perde la pazienza perché avrebbe voluto più partecipazione, ma tant’è. E poi un funerale alla Miracolo a Milano, raccontato da una signora in autobus a Roma. Quindi un’amica che non sta a sentire e racconta, racconta della sua vita senza capire che cosa voglia comunicare Maria.

Concorsi letterari non passati con tanto di amaro in bocca, ma anche letture, svago, l’amata Urbino con la sua fine aurea culturale: la visita di un idraulico che vuol convincerla a gettarsi in paracadute. Lì, la Lenti a causa del tempo perso dall’uomo  nel raccontare le peripezie in aria, esce fuori dai gangheri andandoci giù dura perché la pazienza sì, ma fino a un certo punto!

La visita straziante alla cugina Milena che sta perdendo la memoria e con cui Maria ha condiviso così tanta vita. L’amore per la musica: quella classica ma anche delle canzoni leggere. E poi la coincidenza di incontrare in vari bar una signora in preda alla febbre per il gratta e vinci. La pandemia con la solitudine che ha portato, lo shock e l’eccezionalità di un periodo duro fatto di incontri fortuiti, di scambi di opinione che fanno ancor più piacere con il pensiero a quel che accadrà domani. La morte di Primo, amico di Maria, nella lettera di Marco a quel nonno eccezionale a cui non ha potuto dire addio perché morto di Covid.

Suor Carla fattasi suora così si dice per un amore andato a male: quel ragazzo aveva preferito a lei, la mamma di Maria. Maria proverà a carpire ricordi di sua madre da suor Clara, ma sono pie illusioni. Quel tentare di capire chi fosse la mamma di Maria non può esser chiesto alla suora. Federico da Montefeltro, Sassoferrato e i ricordi dell’adolescenza. Ascoli Piceno, gli scorci paesaggistici, con i monti, il Petrano, il Nerone, Monte Acuto, la Gola del Furlo, una regione questa che sa offrire cultura, bellezza, tradizioni, prodotti biologici, visciole, pelle, rami, ferro battuto e fisarmoniche sebbene attraversata da contraddizioni. Disoccupazione, cassa integrazione. La non-speranza crea fughe di cervelli, di talenti con tante differenze se pensiamo alle valigie di cartone dei nostri nonni. Ora i ragazzi partono con cultura, conoscendo la lingua del Paese che li ospiterà, certo sempre con quel cuore gonfio di tristezza per il distacco, sentimento uguale a quello di chi li ha preceduti e tante belle aspettative. La Lenti scrive di vivere le Marche come l’Italia. Ritratto toccante della mamma di Raffaello e di Paola Nepi. Impressioni sulle cartoline, uno strumento di comunicazione molto usato in passato (e ancora adesso),

Nella terza sezione Maria parla della guerra.

“Fossero semi di vita, di istruzione, di solidarietà, di comunità affettuosa sarebbe l’incanto. Sono semi di morte” prosegue l’autrice desolata per la bruttezza di quel che sta accadendo. Tutto questo a causa del soldi. “(I semi) Attecchiscono come gramigna perché sparsi da monete e soldi, da potere e soldi, da potenze e armi… che impietosamente, distruggono, ricostruiranno… e sottrarranno energie ai popoli oggi sotto le bombe”. La scuola non deve essere destinata a pochi, ma a tutti, così da favorire la conoscenza come strumento per migliorare l’esistenza. “Se io sento il dolore dell’altro, forse non potrò fargli del male. Se io so il punto della mia felicità, forse favorisco la felicità dell’altro e non ne favorisco l’infelicità”.

La cenere come distruzione: disoccupazione, aziende chiuse, scuole martoriate, patrimoni pubblici passati ai privati… La cenere ricopre tutto ma non soffoca perché c’è speranza. C’è nei giovani e nella loro ricerca di un’identità che non passa soltanto attraverso quello che vien richiesto dalla società: e poi gli anziani che creano un solidissimo ponte con le più nuove generazioni. Un gioco della stanza che riprende vita e movimento. Una riflessione sulla morte delle persone di enorme spessore. I commentatori dicono sempre: “Ora saremo più poveri.” Maria si chiede perché non continuare a onorare e far proprio il percorso della persona scomparsa. Nessuno può essere come chi non c’è più, per tante ragioni: qualità fisiche ed intellettive, tenacia, compassione, generosità, ma tutti possiamo essere persone migliori seguendo un certo esempio ora restituito alla memoria. Così ci muoviamo per ritrovare chi non è più accanto a noi.

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