domenica 6 agosto 2023

“Tutto cambia, imprevedibilmente, nel reticolo incessante di contatti.”

Subhaga Gaetano Failla, Il sole il suono - Nello splendore, Eretica Edizioni 2022

recensione di AR

Una scrittura elegante e avvolgente capace con lucida intelligenza di indagare i ricordi, ricomporre il vissuto, leggere la realtà con le sue infinite contraddizioni caratterizza questo volume che (come si dice in quarta di copertina): “riunisce un romanzo breve e una raccolta di racconti”. 

Il sole il suono ci racconta l’avventura segreta di tre ragazzini calabresi, i loro sogni, le loro paure, la loro sintonia con la natura e le loro infinite curiosità. La scrittura di Failla in più punti si può definire una prosa poetica ricca di immagini vivide e pulsanti che attraversano lo spazio-tempo, connettono soggetto e oggetto, fisica e metafisica: “Il cielo, una mano grandissima, trasparente, una epidermide d’azzurro e celeste, chissà se c’era prima della nascita, in quel niente di niente, e Guido corre col viso di fiamma e la bocca storta d‘affanno e i denti che masticano pezzetti d’aria (…)” (p. 14); “La casa ha una espressione imbronciata, finestre di cisposi occhi verdi si socchiudono per osservare meglio l’entrata di tre bizzarre creature nella bocca cigolante (…)“ (p. 25); “L’osservazione del cielo modifica il cielo, guardare la nuvola e l‘eucalipto cambia la nube e l’albero.” (p. 42); “Qualche ultima frase spezzata e i tre amici si addormentano. Ognuno sogna lo stesso sogno, indescrivibile, l’unico sogno dell‘intero universo.” (p. 59).

Nello splendore è una sorta di diario trasfigurato dei tempi del Covid, una narrazione avvincente che porta a galla, nei suoi vari episodi, questioni di assoluta rilevanza e di non facile soluzione: “A Gesualdo venne in mente di nuovo una parola che lo aveva visitato spesso in quei giorni di muri e di splendore: «Eretico». Che sceglie.” (p. 70); “Al mattino Gesualdo (…) si era svegliato con in testa una frase di Gesù: «Che le vostre parole siano sì sì, no no.» Da ragazzo quella frase lo aveva colpito, era per lui una sorta di enigma suggestivo. Forse ora l’aveva ricordata come possibile bussola per quel periodo di disorientamento, muri e ipocrisia. E di semi di zizzania sparsi a profusione.” (p. 73); “«Durante le crisi» pensò Gesualdo «le persone, come illuminate da un potentissimo faro, divengono più visibili e riconoscibili. E dunque anche le loro azioni appaiono molto più chiare.»” (p. 113). 

Sono pagine che ci fanno riflettere sulle inevitabili tensioni fra individuo e società, libertà e sue limitazioni (quando e fino a che punto?), autodeterminazione e corresponsabilità, ricadute di ogni nostra scelta e comportamento. L’autore ci invita comunque a mantenere un atteggiamento compassionevole, empatico: “Compassione per coloro che hanno scelto di essere schiavi degli schiavi. Compassione per tutti noi che abbiamo muri dentro e siamo schiavi di noi stessi.” (p. 114).    


PS Il passaggio che abbiamo posto a titolo di questa recensione è tratto da Il sole il suono, p. 42.    

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