LA DIFFERENTE FAMIGLIA CRISTIANA. Una catechista anziana ragionava fra sé e sé se mai si era comportata bene nelle sue spiegazioni perchè quando parlava di Dio Padre, sempre se lo immaginava anziano con quella lunga barba bianca e poi se lo immaginava supremo, ultramondano, personale, assoluto, infinitamente perfetto, creatore, giudice, remuneratore e santo. L'idea di Dio nella catechista si riferiva sempre ad una potenza, alla santità, pietà e devozione, amore, fede e credenza, sacrificio delle quali costituiva il suo centro di famiglia che le aveva insegnato suo nonno che era un semplice contadino nemmeno molto istruito per cui la religione non era altro che una relazione vitale tra un Io umano ed un Tu divino. La catechista nel suo insegnamento partiva dall'esperienza di Jahweh che irrompe nella storia come inatteso, inaspettato, insperato, il dominatore assoluto degli uomini che si esprime in una Alleanza che diventa prospettiva decisiva per la comprensione della rivelazione. Pur attraverso i suoi mille smarrimenti, la catechista avrebbe voluto riproporre il giornale "Famiglia cristiana" a cui suo nonno era abbonato aggiungendovi l'aggettivo "differente" nel senso di fare la differenza in una unità in cui l'elezione di Dio esprime la propria assoluta libertà, in cui nella manifestazione divina si dichiari il carattere personale e non quello uniformante collettivo previsto dai social; in cui nell'intrecciare la sua Presenza con la vicenda degli uomini Dio Padre si mostra irriducibile a qualsiasi delimitazione temporale o locale; in cui nel suo geloso riservare a sé un intero popolo ed una comunità proclama il proprio diritto esclusivo ad essere riconosciuto quale unico Dio. Infatti il riconoscimento della sovranità di Dio sopra gli eventi naturali in mio nonno era preminente al punto che pregava per avere una buona stagione per la frutta, per la verdura del suo orto e per riuscire a raggranellare qualche soldo per tirare a campare meglio dato che si viveva nella miseria, nella povertà e nell'ignoranza e mio nonno per imparare era dovuto andare a scuola dai preti ed era èer questo che era così affascinato dalla lettura della Bibbia e del Vangelo, ed era anche per questo che diceva al pomeriggio il santo rosario inginocchiato su una sedia sgangherata di paglia. La catechista aveva imparato molto dalla tradizione cristiana del nonno Guido e attraverso la sua profonda devozione aveva scoperto la prossimità divina nel suo accostamento all'uomo peccatore attraverso Suo Figlio Gesù nell'annuncio del Vangelo in cui il Figlio Gesù manifesta e realizza la volontà del Padre nostro che è la prima preghiera che insegna per indicarci una intimità e famigliarità nel rapporto con Dio in un carattere quotidiano di donazione attraverso il pane spezzato e attraverso il vino maturato dall'uva del lavoro, del sacrificio e delle rinunce degli uomini a favore della Redenzione. Avendo imparato dunque la profonda ubbidienza del nonno Guido alla catechista pareva impossibile che se ad Alessandro Impagniatiello fosse stata trasmessa e tramandata tale realtà emotiva, affettiva e profonda poi avesse deciso di uccidere una mamma con in grembo un bambino, specie se conosceva l'Ave Maria dove ski recita "Benedetto il frutto del tuo grembo Gesù..." la catechista pensava che se avesse avvertito in quell'insegnamento un bene incondizionato e se avesse capito da questo che anche lui era compreso in tale benevolenza filiale, non si sarebbe mai e poi mai azzardato ad uccidere e avrebbe invece trovato la forza ed il coraggio di rivolgersi ad un sostegno psicologico per superare il suo senso di inadeguatezza, la sua sensazione di incapacità ad occuparsi e prendersi cura di una creatura che voleva venire al mondo così come di sua madre. L'essere cristiani comunque è una vera e propria identità, nella quale qualcuno può non riconoscersi perchè ha bisogno di una testimonianza forte che anche lui può essere partecipe di quel bene di Padre verso i suoi figli, di quel bene di Figlio e di Spirito Santo che viene donato a tutti ed a ciascuno, perchè ha bisogno di sentirsi considerato e compreso dentro ad una comunità che non abbia pregiudizi, ma che prima di tutto dia valore e forma al suo esistere, che dia un senso alla sua vita e alla sua storia dandogli il giusto spazio, il giusto equilibrio e il giusto ruolo sociale, etico e morale senza per questo mortificarlo o peggio umiliarlo con un senso di colpa se si è lasciato trasportare dall'infatuazione del momento, se ha seguito più che altro un suo istinto e se ha compreso l'amore solo ed esclusivamente come un atto fisico e non piuttosto anche come un atto di profonda comunione e di arrendevolezza verso l'anima che si eleva in uno Spirito sacro che ci rende unici e capaci di procreare e dare alla luce una vita. D'altronde l'amore di Dio sa sacrificarsi su una croce come principio di una storia e non come fine perchè l'amore in realtà è una continua resurrezione e quindi vale la pena conoscere questo affidarsi nonostante le rinunce, nonostante lo stress che ci può essere, vale la pena, veramente la pena conoscere l'amore in modo da sfuggire all'ira, alla violenza, alla cattiveria e trovare invece l'opportunità del perdono e della salvezza. Alessandro ha bisogno di sentirsi amato e di capire che un figlio non gli ruberà mai questo amore, anzi lo accrescerà, che un figlio non gli ruberà mai la scena, ma anzi gliela tradurrà in trasmissione di ulteriore amore in cui lui potrà tramandare tutto se stesso, in cui lui potrà dare un apporto non solo di DNA, ma anche di somiglianza e similitudine a quel figlio di Dio che ieri è morto ed ora risorge dentro all'anima di ogni uomo che sa accettare e correre il rischio di amare. Alessandro AMA SENZA PAURA DI RITROVARTI NELLA SELVA OSCURA CHE DIO TI STARA' ACCANTO ANCHE NEL DOLORE E NEL PIANTO, CHE DIO DIVENTERA' IL TUO STESSO AMORE CHE VINCE IL MONDO CON IL CUORE.
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