Gianpaolo Anderlini, Angelo Fortunato Formíggini. Uno dei meno noiosi uomini del suo tempo, Aliberti 2021
Per tutti coloro che amano i libri, l’odore della carta, la cura della grafica, la sapienza dell’editing e della impaginazione, la capacità editoriale di fare rete fra saperi e discipline diverse, di mettere in moto intelligenze, di portare avanti il sogno di una umanità più attenta, consapevole e fraterna… per tutti coloro che si interessano della effervescenza sociale, culturale e letteraria del Novecento (Formíggini si toglie la vita nel 1938, ma la sua figura libera e atipica è stata “recuperata” solo quaranta anni dopo), leggere questa appassionata “creatura” di Anderlini è stimolante, arricchente e sorpendente.
Scrive Giorgio Montecchi nella prima prefazione (p. 11): “Ci troviamo insomma di fronte a una lettura e a una interpretazione degli scritti e della vita di Formíggini che procedono, prima ancora che per analisi concettuale, per empatia.”
E nella seconda prefazione (p. 13) Rita Turrini ricorda: “Il liceo Angelo Fortunato Formíggini di Sassuolo è l’unica scuola in Italia intitolata al brillante e coraggioso editore modenese che, dopo avere dedicato trenta dei suoi sessanta anni alla pubblicazione e alla diffusione della culutura più seria e nello stesso tempo meno noiosa del suo tempo, decise di porre fine volontariamente alla sua vita nel 1938, all’indomani dell’entrata in vigore delle Leggi razziali.”
Nella poesia che fa da dedica al libro troviamo questo verso conclusivo: “forse sei solo un uomo e questo basta”. Ecco, l’umanità è un tratto fondamentale del percorso di Angelo Fortunato. La sua è un’umanità plurale: ebreo emancipato e inzialmente affascinato da Mussolini, intellettuale eclettico, ideatore di quella che sarebbe poi stata la Treccani, e arguto indagatore del lato umoristico della vita, editore e filosofo che aveva per motto: “Amor et labor vitast” (la vita è amore e lavoro/fatica). Osserva Anderlini (p. 106): “Sono del parere che Formíggini lo si possa comprendere come editore e anche, in buona parte, come uomo, tenendo tra le mani i volumi da lui pubblicati; e questo non per pura bibliofilia ma perché Formíggini ha dedicato a questa impresa, fatta di creature di carta (e non solo), trent’anni della sua vita, confezionando libri con amore intenso e profondo e con un impegno prodigioso e dando fondo alla maggior parte del suo ricco patrimonio famigliare.”
Il volume ci svela moltissimi aneddoti e “segreti” dell’editore modenese, rendendocelo vicino e presente nei poliedreci aspetti della sua vulcanica personalità… le pagine ci attirano e ci avvolgono per cui non desidero spoilerarle. Condivido solo la proposta che Anderlini fa a p. 199 di incontrarsi il 29 novembre alle 9:30 (“Fino a che la vita ce lo consente.”) al Cinerario monumentale del Cimitero di Modena portando “in mano o in tasca un qualsiasi libro edito dalla casa editrice” – magari, aggiungo io, ricordando i versi con cui Gianpaolo si congeda dal lettore:
(…)
la morte non ti chiese nulla e tu
con il sorriso ingabbiato nel cuore
là nel tuo tovagliolo le mostrasti
come sanare con l’anima e col
corpo l’assenza del prepuzio ebreo
eri ed ebreo rimani eri italiano
ed italiano sei tu modenese
di sette cotte tu che sei fratello
di chi legge di chi scrive di chi
ride tu vagheggi un mondo amico
appeso a un sogno e a un filo di speranza
forse tu solo non sei morto solo
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