venerdì 31 maggio 2019

“L'amore è in sé stesso domanda.”

Andrea Mardegan, Giuseppe e Maria. La nostra storia d’amore, Paoline 2019

recensione di AR






Con grande delicatezza e sensibilità psicologica Andrea Mardegan ci narra le vicende e gli intimi turbamenti di Giuseppe e Maria, che si alternano nel parlarci dello straordinario evento dell’incarnazione del Figlio di Dio (“Sono la madre dell’imprevisto.” p. 29, “Ero dentro la follia di un matrimonio vergine, ed entravo nell’impensabile.” p. 30), della loro presa di coscienza per grazia di questo mistero, del loro rapporto di coppia e con Gesù. Una impresa certo non facile, sorretta da una perfetta conoscenza delle Scritture e di altri testi letterari (ad esempio, fra gli altri, Il signore dei sogni di Mauro Leonardi), saggistici e papali che hanno affrontato il mare per lo più ignoto del padre putativo, di Maria vergine e madre,  dei loro parenti (oggi è la festa della Visita di Maria a Elisabetta: “La mia voce fu potenziata da quel figlio di Dio che portavo dentro di me, nascosto e protetto proprio là, molto vicino a dove nascono la voce e il respiro.” pp. 41-42) e dell’infanzia del Messia. Dice Maria: “Dio mi fece comprendere che aveva permesso circostanze avverse per la nascita di suo figlio per allontanarmi dalla mia gente e proteggere me e il bambino da sguardi non ancora in grado di comprendere.” (p. 87). E, parlando a Giuseppe: “Tu sei il nuovo Giuseppe e darai tuo figlio come cibo al popolo di Israele affamato.” (p. 107). Osserva Giuseppe riportando a Gesù parole di sua madre: “Non c’è amore vero senza domanda d’amore. Non ci può essere un amore senza domanda. L’amore è in sé stesso domanda. E io davanti all’angelo mi feci domanda d’accoglienza…” (p. 140). E Maria stessa ricorda a Gesù durante un pellegrinaggio a Gerusalemme: “La libertà è la strada dell’amore. Se non si ama è sprecata. (…) Più amiamo, più siamo liberi.” (p. 142).  Anni dopo, quando ormai tutto si sta per compiere, dice Gesù a sua madre: “Ricordatevi che gli uomini sono santi, non le istituzioni. Non le opere. E che anche i santi sbagliano. Ma al Padre mio interessano più i tentativi degli esiti. (…) Amate i fratelli che sbagliano, altrimenti rendete vana la mia croce.” (p. 170).
Un libro che ci immerge in un Vicino Oriente di 2000 anni fa, facendocelo sentire davvero vicino, rendendoci prossima la straordinaria umanità di Giuseppe e Maria: se accogliamo la Luce, la Parola ne saremo noi stessi trasfigurati, lieviterà in noi l’Amore/tenerezza che solo può donarci la vera libertà.                         

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