scheda del libro
Giacomo Ruggeri
ORDINARE I FRAMMENTI
PREFAZIONE
P. Federico Lombardi, SJ
P. Federico Lombardi, SJ
Lo studio di don Giacomo Ruggeri sulla cura personalis secondo la pedagogia ignaziana offre molti stimoli alla riflessione in prospettiva pastorale, alcuni dei quali sono già da lui proposti e sviluppati, altri potrebbero essere oggetto di ulteriori fruttuosi approfondimenti. Don Giacomo ha effettivamente colto un aspetto davvero centrale della prospettiva ignaziana, del modo in cui Ignazio di Loyola vede e vive il rapporto fra Dio e la più preziosa delle sue creature – la persona umana – e il suo servizio apostolico di collaboratore all’opera di Dio. Aiutare l’incontro di ogni persona umana con il suo Creatore, perché Egli possa lavorare in lei ed essa possa rispondergli e trovare il senso e la pienezza della sua vita. Questo cerca Ignazio e questo propone a chi lo segue e si ispira alla sua visione, sia come religioso gesuita, sia come persona che lo riconosca come guida del suo impegno apostolico o educativo.
Nella prima parte del suo lavoro l’Autore offre una presentazione davvero ben fatta di come questa visione originaria si esprime nella proposta più fondamentale di Ignazio – gli Esercizi Spirituali – e poi nelle altre sue opere, ma anche di come essa diventa ben presto motore dinamico e principio unificatore dello sviluppo di una pedagogia e di un’opera educativa che segnerà in profondità la storia d’Europa e si diffonderà anche in altri continenti. La famosa Ratio Studiorum, il documento in cui si esprime e su cui si basa la “pedagogia dei gesuiti” non si può infatti comprendere se non alla luce del principio della cura personalis, dell’attenzione ad ogni studente, alla sua personale crescita integrale, umana e spirituale. Dice giustamente don Ruggeri che “la cura della singola persona è cuore della pedagogia ignaziana”, una pedagogia che “guarda più alla persona che deve crescere, che ai contenuti da trasmettere”. L’impegno educativo dei gesuiti è continuato e continua fino ad oggi, accompagnato sempre dalla riflessione sulle sue caratteristiche ispiratrici, a cui essi si vogliono mantenere fedeli pur traducendole in forme nuove adatte ai tempi, ritenendo che siano particolarmente appropriate per formare persone capaci di orientarsi e vivere in un tempo dinamico e complesso come il nostro. Anche di questo troviamo una presentazione sintetica, ma fedele e animata dall’apprezzamento e dalla simpatia dell’Autore, molto sensibile alla necessità di “porre la persona nella condizione di saper riconoscere la strada per ‘mettere ordine nella propria vita’, nella frammentarietà dei propri vissuti”.
I Gesuiti si sentiranno lusingati dall’attenzione di don Ruggeri per le loro diverse attività, alla ricerca di come anche oggi esse siano caratterizzate da questo principio, non solo nel campo del servizio spirituale e della scuola, ma anche della formazione dei seminaristi, del servizio con i poveri, i migranti, gli emarginati, ecc. L’Autore diventa così attrezzato con una serie di modelli concreti di applicazione della cura personalis in diverse attività e situazioni, verso persone di età e condizioni diverse, e acquista anche una prospettiva con cui può cercare di allargare lo sguardo per misurarsi con alcuni campi ulteriori della vita della Chiesa e dell’apostolato. Egli pensa giustamente che la cura personalis si ponga come “sfida per l’agire ecclesiale”, passando “da categoria tipica di un ordine religioso a criterio pastorale e pedagogico valido anche per un ambiente diocesano, per un’educazione personalizzata in ambiti educativo-formativi quali le parrocchie, le associazioni laicali, l’oratorio…”.
Si dedica perciò anzitutto ad alcuni interessanti approfondimenti in campi che potremmo dire più “ovvii e naturali” per la cura personalis, come l’attività con i giovani negli oratori, o la formazione dei seminaristi e la formazione permanente del clero.
Giustamente don Ruggeri si rende ben conto e mette in rilievo quanto la cura personalis sia di fatto un aspetto fondamentale della prospettiva di Papa Francesco, non a caso trattandosi di un Papa gesuita: “L’insistenza del Papa ad essere una Chiesa ‘ospedale da campo’, a vivere ed esercitare un cristianesimo di prossimità, di uscita e di periferia, trova senso proprio nella pedagogia-spiritualità ignaziana e nella specificità della cura personalis”. Questo è un aspetto su cui ci permettiamo di insistere e che può essere certo ulteriormente sviluppato. Ad esempio con riferimento alla formazione e al ministero sacerdotale, in una recente conversazione con i gesuiti polacchi il Papa diceva espressamente ai suoi confratelli religiosi: Vi chiedo di lavorare con i seminaristi. Soprattutto date loro quello che noi abbiamo ricevuto dagli Esercizi: la saggezza del discernimento. La Chiesa oggi ha bisogno di crescere nella capacità di discernimento spirituale… I seminaristi, diventati sacerdoti, si trovano in difficoltà nell’accompagnare la vita di tanti giovani e adulti… Bisogna formare i futuri sacerdoti non a idee generali e astratte, che sono chiare e distinte, ma a questo fine discernimento degli spiriti, perché possano davvero aiutare le persone nella loro vita concreta. (in Civiltà Cattolica, ..) Non è certo difficile cogliere la connessione profonda fra la cura personalis e l’accompagnamento spirituale e il discernimento applicato alla vita, e se solo pensiamo, ad esempio, all’importanza che accompagnamento e discernimento assumono nel servizio alla famiglia nella prospettiva impegnativa e innovatrice dell’Esortazione postsinodale Amoris Laetitia, comprendiamo il perché e l’urgenza di queste parole del Papa. La cura personalis è dunque una chiave importante per rileggere il ministero sacerdotale, e l’apostolato laicale di aiuto spirituale nel mondo d’oggi. Ma don Ruggeri può contare anche su una personale esperienza e competenza nel campo delle comunicazioni e del loro vertiginoso sviluppo, e così si cimenta pure con la difficile sfida di come tradurre e attuare una cura delle persone nel nuovo mondo di Internet, della grande Rete. Bisogna essere ben consapevoli della profondità delle implicazioni antropologiche ed esistenziali del vivere nella società digitale, dei rischi ma anche delle possibilità. Riflettendo su di essi e su di esse l’Autore afferma: L’esercizio e il contributo della cura personalis è necessario molto di più oggi nelle relazioni digitali rispetto al passato, perché la fisicità delle relazioni interpersonali è sempre più sostituita dalla digitalità di connessione dei social network, dove il ricorrere a profili anonimi, cambio di personalità o uso di pseudonimi aumenta a dismisura la solitudine dell’individuo.
Anche in questo campo impegnativo don Ruggeri guarda con attenzione e riflette sulle prime esperienze avviate da gesuiti di diversi Paesi. Anche se siamo ancora ben lontani dal poter parlare di “soluzioni” è già utile riuscire a formulare alcuni interrogativi, che sono a loro volta orientamenti per impostare la cura personalis nel nuovo mondo. Ad esempio: Come aiutare le persone a ritrovare una sana e libera immagine di sé e una feconda relazione con gli altri? Come comprendere e vivere la trasformazione profonda del modo di esprimere la propria relazione con Dio al di fuori dei contesti tradizionali? Come trovare uno stile di vita spirituale che garantisca una “coltivazione permanente della propria vita interiore nel nuovo contesto”? Come rendere possibile un cammino spirituale personalizzato in un clima di insicurezza e di riferimenti incerti? Crediamo che si possa dire che in questo campo proprio il riflettere a partire dall’idea della cura personalis ci aiuta a “mettere ordine” e a orientarci sul che fare perché l’homo egoselfie non perda ma ritrovi sé stesso. Giustamente l’Autore osserva in conclusione che occorre sempre più che anche nella Chiesa ci si impegni per “abitare-vivere la Rete come un nuovo apostolato per l’accompagnamento delle persone, nello spirito di Sant’Ignazio”. Alla fine, ci pare che don Ruggeri abbia avuto un’intuizione profonda e felice nell’identificare nella formula della cura personalis un nucleo profondo della visione ignaziana, e nel dimostrarne la fecondità molteplice, permanente e attualissima per l’impegno della Chiesa di oggi. Perciò la pubblicazione di questo suo lavoro dottorale è benvenuta.
INDICE
Sigle e abbreviazioni
Prefazione (P. Federico Lombardi, SJ)
Introduzione
PRIMA PARTE - LE FONTI
Iñigo di Loyola. Breve excursus biografico ...
Testi fondamentali della spiritualità ignaziana: gli Esercizi spirituali: originalità del metodo
Autobiografia, Diario spirituale, Costituzioni
SECONDA PARTE - LA PEDAGOGIA IGNAZIANA
La pedagogia ignaziana
Le caratteristiche dell’attività educativa della Compagnia di Gesù
Cura personalis: l’attenzione alla persona negli Esercizi spirituali
Il Paradigma Pedagogico Ignaziano
Le tappe del Paradigma: contesto, esperienza, riflessione, azione, valutazione
La cura della persona: punti di confronto nella Regola di S. Benedetto da Norcia
e nelle Ammonizioni di S. Francesco di Assisi
TERZA PARTE - L’ESPERIENZA DELLA CURA PERSONALIS
Prima sezione
LA CURA PERSONALIS APPLICATA ALLA RELAZIONE FORMATIVA NELL’APOSTOLATO EDUCATIVO
L’esperienza del “Collegio Massimiliano Massimo”.
Una proposta formativa di educazione
Cura personalis e Gesuiti: il Rettore
Cura personalis: il Delegato dei Servizi Scolastici
Cura personalis: Infanzia, Primaria, Secondaria di I grado
Cura personalis: Liceo Classico e Liceo Scientifico
Cura personalis: tutoria e alunni, valutazione e auto-valutazione
Cura personalis: genitori, ex-alunni, “Premio Massimo”
Cura personalis in classe: osservazione diretta su alcuni docenti
Seconda sezione
LA CURA PERSONALIS APPLICATA ALLA RELAZIONE GUIDA-ESERCITANTE NEGLI ESERCIZI SPIRITUALI
L’ESPERIENZA DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI NELLA VITA ORDINARIA (EVO). UNA PROPOSTA PASTORALE DI EVANGELIZZAZIONE E DI ACCOMPAGNAMENTO NEL TEMPO ATTUALE
Terza sezione
LA CURA PERSONALIS APPLICATA ALLA RELAZIONE DI AIUTO NELL’APOSTOLATO SOCIALE
L’esperienza del “Centro Astalli”. Una proposta strutturata di accoglienza
“Centro Astalli”. La sede di Roma e le altre sedi in Italia: Trento, Milano, Vicenza, Padova, Grumo Nevano (NA), Catania, Palermo
QUARTA PARTE - LA CURA PERSONALIS SI FA PROPOSTA PASTORALE.
I TRE AMBITI: FORMAZIONE, EDUCAZIONE, DIGITALE
La cura personalis per il mondo attuale: educare nella società complessa
Per una «pedagogia del desiderio» secondo il metodo ignaziano
Prima sezione
IL CONTRIBUTO DELLA CURA PERSONALIS NELLA FORMAZIONE
Formazione del seminarista e formazione permanente del presbitero.
La pedagogia del «sentire e gustare»
La cura personalis nel progetto educativo del Pontificio Seminario Campano Interregionale
La cura personalis del presbitero diocesano: tratti essenziali nei Convegni ecclesiali nazionali di Verona e Firenze
Seconda sezione
IL CONTRIBUTO DELLA CURA PERSONALIS NEL PROGETTO EDUCATIVO DELL’ORATORIO
Metodologia dell’azione educativa dell’Oratorio alla luce della pedagogia ignaziana
Educare il singolo nella sua storia: l’esercizio in Oratorio della cura personalis
Le diverse figure educative in Oratorio: cura personalis e corresponsabilità
Terza sezione
IL CONTRIBUTO DELLA CURA PERSONALIS NELLE RELAZIONI DIGITALI
Internet è luogo antropologico: nuovo spazio per l’accompagnamento
Abitati dal digitale: cura personalis per una nuova consapevolezza ecclesiale
Disconnettersi dal dis-ordine per connettersi con l’ordinare la propria vita
L’era dell’Homo Egoselfie
L’era della Socialfagia digitale
Esperienze di cura personalis nelle relazioni digitali della Compagnia di Gesù
Other6 (Stati Uniti)
Jesuit Networking (Spagna)
Sacred space (Irlanda)
Cwiczenia Duchowe (Polonia)
Pray-as-you-go (Gran Bretagna)
Op Zoek Naar God (Olanda)
Alcune Conclusioni
QUINTA PARTE - PROSPETTIVE PASTORALI
Esperienza, servizio, missione: attualità della pedagogia ignaziana
La cura personalis: cuore e fine dell’apostolato dei Gesuiti
Frammentazione, dispersione, omogeneizzazione: la cura personalis nella società complessa
Il contributo della cura personalis nella formazione del seminarista: una proposta pastorale ed educativa
Il contributo della cura personalis nella formazione permanente del presbitero: una proposta pastorale ed ecclesiale
Il contributo della cura personalis nel progetto educativo dell’Oratorio: una proposta pastorale ed integrale
EducatOriando. Le cinque dita della cura personalis per l’educazione in Oratorio: educabilità, affinità, interiorità, individualità, vocazionalità
Il contributo della cura personalis nelle relazioni digitali: il luogo antropologico di Internet nell’era dell’Homo Egoselfie e nell’era della Socialfagia digitale. Una proposta pastorale e social formativa
BIBLIOGRAFIA
Sitografia essenziale
agensir.it/quotidiano/2017/1/5/libri-padre-federico-lombardi-presenta-ordinare-i-frammenti-di-don-giacomo-ruggeri
Pedagogia ignaziana
Libri: padre Federico Lombardi presenta Ordinare i frammenti di don Giacomo Ruggeri
“Lo
studio di don Giacomo Ruggeri sulla cura personalis secondo la
pedagogia ignaziana offre molti stimoli alla riflessione in prospettiva
pastorale, alcuni dei quali sono già da lui proposti e sviluppati, altri
potrebbero essere oggetto di ulteriori fruttuosi approfondimenti”. Lo
scrive padre Federico Lombardi, gesuita, già portavoce vaticano, nella
prefazione al volume “Ordinare i frammenti. Discernimento e cura
personalis: la pedagogia di S. Ignazio di Loyola”, di don Giacomo
Ruggeri (Fara Editore). “Don Giacomo – afferma Lombardi – ha
effettivamente colto un aspetto davvero centrale della prospettiva
ignaziana, del modo in cui Ignazio di Loyola vede e vive il rapporto fra
Dio e la più preziosa delle sue creature – la persona umana – e il suo
servizio apostolico di collaboratore all’opera di Dio. Aiutare
l’incontro di ogni persona umana con il suo Creatore, perché Egli possa
lavorare in lei ed essa possa rispondergli e trovare il senso e la
pienezza della sua vita”. Il volume comprende una prima parte sul
profilo e la spiritualità ignaziana; quindi la “pedagogia ignaziana”
(parte seconda); l’esperienza della “cura personalis” (parte terza); le
prospettive pastorali occupano la parte quarta e quinta, molto ampie,
che toccano aspetti come l’educazione e la realtà digitale.
Nel suo testo, don Ruggeri fra l’altro scrive a proposito del Convegno di Firenze e cura personalis: “Abitare la realtà con lo stile della sinodalità significa per il presbitero favorire una pastorale capace di ascolto, fratellanza, rispetto, reciprocità che non appiattisce le differenze, ma le rende ricchezza. L’esercizio dello stile sinodale nella pastorale ecclesiale chiede un radicale ripensamento della missione del presbitero in parrocchia (come per il vescovo in diocesi) non uno solo al comando che decreta, ma uno attorno al quale tutti insieme ci si accorda per operare delle scelte”. Lo stile sinodale “non si improvvisa, non è mai frutto di decisione approvata o ratificata a tavolino dal presbiterio”, perché “alla sinodalità ci si educa e si devono educare gli altri”. Si tratta di “uno stile che richiede una formazione capace di prendersi cura del sentire ecclesiale perché è la Chiesa, la comunità cristiana, il corpo del Cristo ecclesiale a formare il cuore, la mentalità e il tratto pastorale del sacerdote. Formarsi ecclesialmente nella sinodalità significa per il presbitero essere unito al popolo, conoscerne le angosce, le sofferenze, le prove, evitare la tentazione di separarsi dal popolo per ricostruire un sacerdozio isolato. Il sacerdote è chiamato dalla Chiesa per la Chiesa”.
Nel suo testo, don Ruggeri fra l’altro scrive a proposito del Convegno di Firenze e cura personalis: “Abitare la realtà con lo stile della sinodalità significa per il presbitero favorire una pastorale capace di ascolto, fratellanza, rispetto, reciprocità che non appiattisce le differenze, ma le rende ricchezza. L’esercizio dello stile sinodale nella pastorale ecclesiale chiede un radicale ripensamento della missione del presbitero in parrocchia (come per il vescovo in diocesi) non uno solo al comando che decreta, ma uno attorno al quale tutti insieme ci si accorda per operare delle scelte”. Lo stile sinodale “non si improvvisa, non è mai frutto di decisione approvata o ratificata a tavolino dal presbiterio”, perché “alla sinodalità ci si educa e si devono educare gli altri”. Si tratta di “uno stile che richiede una formazione capace di prendersi cura del sentire ecclesiale perché è la Chiesa, la comunità cristiana, il corpo del Cristo ecclesiale a formare il cuore, la mentalità e il tratto pastorale del sacerdote. Formarsi ecclesialmente nella sinodalità significa per il presbitero essere unito al popolo, conoscerne le angosce, le sofferenze, le prove, evitare la tentazione di separarsi dal popolo per ricostruire un sacerdozio isolato. Il sacerdote è chiamato dalla Chiesa per la Chiesa”.
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