domenica 25 marzo 2012

L’ARTE VA A RUBA: MA SONO I LADRI DELINQUENTI A FARLA FUORI





INGENTI DANNI: OPERE DI NOTI ARTISTI RUBATE NELLA NOTTE FRA IL 15-16 MARZO 2012 AL:
MODERNARTMUSEUM/CA’ LA GHIRONDA
PONTE RONCA DI ZOLA PREDOSA (BOLOGNA)

Il Museo all’Aperto “ModernArtMuseum di Zola Predosa” è sorto alcuni decenni fa (1984) sulle colline di Zola Predosa, grazie all’amore per l’Arte che fin da ragazzo ha sempre coinvolto le passioni del Prof. Francesco Martani (Bologna 1931) da indurlo a dedicarsi al collezionismo quando, ancora studente, scambiava, con gli amici artisti, le sue opere di pittore alle prime armi. Nel 1984 aveva già una gran quantità di opere di scultura e pittura di noti artisti italiani e stranieri: per meglio collocare tutta la sua raccolta di sculture perché colloquiassero a diretto contatto con l’ambiente e ne potessero godere della loro bellezza, acquistò un bel terreno collinare a Zola Predosa dove poi è sorto l’ampio Museo all’Aperto diventando uno dei rari luoghi d’incontro per artisti e amanti dell’arte. Per lunghi anni, e fino alla sua scomparsa avvenuta ai primi di giugno 2011, il poeta critico e scienziato Prof. GIORGIO CELLI ha curato mostre d’arte, pittura e scultura, dedicate ad artisti italiani e stranieri, proponendo e scoprendo anche nuovi talenti poi diventati conosciuti e stimati nel mondo dell’arte, con la collaborazione del direttore Vittorio Spampinato. Da anni il Museo è sempre stato un paradiso dell’arte a disposizione dei numerosi visitatori provenienti da tutte le parti del mondo, e mai si sarebbe pensato ai ladri nonostante le robuste recinzioni a salvaguardia delle opere. Con l’augurio che il loro recupero possa essere possibile al più presto, si riporta la Lettera aperta di denuncia che Vittorio Spampinato, direttore del Museo, ha rivolto agli organi di stampa e alle autorità predisposte alla ricerca affinché il danno possa essere recuperato e i vandali scoperti e giustamente puniti per il grave delitto recato all’Arte.  


Opere rubate a Ca' la Ghironda
la notte del 15-16 marzo 2012


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..16 marzo 2012

Lettera aperta

...16 marzo 2012
E' accaduto.
Non ci sono più.
Cinque opere.
Il “branco”.
Un manipolo di sbandati senz’anima e senza nome ha colpito. Dritto, al cuore, di Ca’ la Ghironda, di noi tutti. E per il niente, per il danaro. Poca cosa.
Molto poca cosa, sicuramente, se paragonato al valore che invece in mano nostra quel bronzo trafugato a  quintali ha, per anni, significato. Per nessun valore rispetto all’amore che quelle forme plastiche e generose di fascino, mistero, e di magia ha trasmesso a migliaia e migliaia di bambini in festante gita fuori porta. Per nessun valore rispetto al dubbio, alla curiosità, all’interrogazione che i nostri visitatori si ponevano davanti ad esse. Ora non più. E’ finita così.
La doppia croce, la grande mela, i giochi d’infanzia, gli amanti e la guardia delle stelle non ci sono più. Non ci faranno più sognare, non ci richiameranno più su quel terrapieno oramai spoglio dei suoi astati. Non saranno più il nido di scoiattoli e di merli nel primo calore della primavera oramai alle porte, né rifugio di anfibi o di farfalle al calar dell’inverno.
Serviranno per riempire il portafoglio di qualche disperato nell’anima, nella coscienza, tracotante d’ignoranza. E per questo scopo, quelle forme, verranno probabilmente bruciate, ad un calore tale da fonderle, oltre i 1000 gradi. Fuse! Una colata di lava incandescente, un fiume di materia senza più forma, senza più identità, senza più storia. Saranno ridotte al nulla e, ancor peggio, senza più dignità!
Quella dignità che l’uomo, la natura e, prima di ogni, i nostri bambini gli avevano conferito. Le loro mani che le toccavano, quelle opere così vicine, senza protezione per poter essere una di loro, senza distacco, senza auto blu o scorte per dar loro solennità e “valore”, non ne avevano bisogno; senza il dono - quelle meraviglie - della voce per poter urlare, quella dannata notte; senza la velocità delle gambe vive dei nostri piccoli per poter correre e scappare, disperate, per trovar rifugio - tremanti e impaurite - lontano da chi bramava la loro tragica fine.
Ora è accaduto.
Bene a coloro che hanno avuto il coraggio di farlo. Bene ai loro vergognosi corpi, ai loro squallidi sensi, ai loro turpi linguaggi, ai loro irripetibili sogni: hanno violentato il corpo, hanno stuprato lo spirito. E allora che un Dio - fra i tanti che gli uomini si sono inventati -  li perdoni, perché il Dio vero, quello che ha accolto Giorgio Celli al suo fianco, quel Dio che è equilibrio fra materia e antimateria, fra il profondo degli abissi e il cosmo, fra l’acqua e il vento, fra il gelo e il fuoco, non li condanna e non li perdona, non giudica: è oltre. Non si mischia nelle cose torbide dell’uomo, non ordina guerre sante, non fa inquisizioni, non aumenta le tasse per il bene sociale, non specula sull’ignoranza e sulla miseria della gente, non genera corpi e menti da assistere. NON GENERA MOSTRI!
Quel Dio che è al centro dell’uomo, che è ciascuno di noi, che alberga nella nostra capacità di sognare, di creare, di dare vita, e che oggi è sepolto dall’incultura, dall’arroganza, dalla prevaricazione, soffocato da un’esigenza di “far quadrare i conti” e svuotato - in nome di un’inarrestabile rincorsa ad un’economia virtuale che aiuta i potenti e impoverisce le masse - di quell’identità che solo l’Essere umano dovrebbe saper coltivare e custodire, salvaguardare, per il futuro dei nostri figli e della civiltà, vuole solo rispetto.
Rispetto. Fra tutto e tutti. Fra le leggi della fisica e della scienza; rispetto fra i vuoti e pieni, fra il giorno e la notte, fra la luna e il sole, fra il caldo e il freddo, fra la vita e la morte, come avviene in natura, in quella dimensione che solo un Dio vero, che va oltre l’uomo, può aver congegnato e a cui un giorno, senza giustificazioni né mediazioni, ci troveremo a dover rispondere.
Addio mie care, e che quel Dio a Voi renda merito per la gioia e l’amore che siete riuscite a dare a coloro che vi hanno curato e a quelli che vi hanno sfiorato, almeno una volta, un giorno a Ca’ la Ghironda, nelle pause di una vita difficile e da oggi, senza di Voi, ancor più vuota.
Vittorio Spampinato
Ca’ la Ghironda - ModernArtMuseum
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