INGENTI DANNI: OPERE DI
NOTI ARTISTI RUBATE NELLA NOTTE FRA IL 15-16 MARZO 2012 AL:
MODERNARTMUSEUM/CA’ LA GHIRONDA
PONTE
RONCA DI ZOLA PREDOSA (BOLOGNA)
Il Museo
all’Aperto “ModernArtMuseum di Zola Predosa” è sorto alcuni decenni fa (1984)
sulle colline di Zola Predosa, grazie all’amore per l’Arte che fin da ragazzo
ha sempre coinvolto le passioni del Prof. Francesco Martani (Bologna 1931) da
indurlo a dedicarsi al collezionismo quando, ancora studente, scambiava, con
gli amici artisti, le sue opere di pittore alle prime armi. Nel 1984 aveva
già una gran quantità di opere di scultura e pittura di noti artisti italiani
e stranieri: per meglio collocare tutta la sua raccolta di sculture perché colloquiassero
a diretto contatto con l’ambiente e ne potessero godere della loro bellezza, acquistò
un bel terreno collinare a Zola Predosa dove poi è sorto l’ampio Museo
all’Aperto diventando uno dei rari luoghi d’incontro per artisti e amanti
dell’arte. Per lunghi anni, e fino alla sua scomparsa avvenuta ai primi di
giugno 2011, il poeta critico e scienziato Prof. GIORGIO CELLI ha curato
mostre d’arte, pittura e scultura, dedicate ad artisti italiani e stranieri,
proponendo e scoprendo anche nuovi talenti poi diventati conosciuti e stimati
nel mondo dell’arte, con la collaborazione del direttore Vittorio Spampinato.
Da anni il Museo è sempre stato un paradiso dell’arte a disposizione dei
numerosi visitatori provenienti da tutte le parti del mondo, e mai si sarebbe
pensato ai ladri nonostante le robuste recinzioni a salvaguardia delle opere.
Con l’augurio che il loro recupero possa essere possibile al più presto, si
riporta la Lettera aperta di
denuncia che Vittorio Spampinato, direttore del Museo, ha rivolto agli organi
di stampa e alle autorità predisposte alla ricerca affinché il danno possa
essere recuperato e i vandali scoperti e giustamente puniti per il grave
delitto recato all’Arte.
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...16
marzo 2012
E'
accaduto.
Non
ci sono più.
Cinque
opere.
Il
“branco”.
Un
manipolo di sbandati senz’anima e senza nome ha colpito. Dritto, al cuore, di
Ca’ la Ghironda, di noi tutti. E per il niente, per il danaro. Poca cosa.
Molto
poca cosa, sicuramente, se paragonato al valore che invece in mano nostra
quel bronzo trafugato a quintali
ha, per anni, significato. Per nessun valore rispetto all’amore che quelle
forme plastiche e generose di fascino, mistero, e di magia ha trasmesso a
migliaia e migliaia di bambini in festante gita fuori porta. Per nessun
valore rispetto al dubbio, alla curiosità, all’interrogazione che i nostri
visitatori si ponevano davanti ad esse. Ora non più. E’ finita così.
La
doppia croce, la grande mela, i giochi d’infanzia, gli amanti e la guardia
delle stelle non ci sono più. Non ci faranno più sognare, non ci
richiameranno più su quel terrapieno oramai spoglio dei suoi astati. Non
saranno più il nido di scoiattoli e di merli nel primo calore della primavera
oramai alle porte, né rifugio di anfibi o di farfalle al calar dell’inverno.
Serviranno
per riempire il portafoglio di qualche disperato nell’anima, nella coscienza,
tracotante d’ignoranza. E per questo scopo, quelle forme, verranno probabilmente bruciate,
ad un calore tale da fonderle, oltre i 1000 gradi. Fuse! Una colata di lava
incandescente, un fiume di materia senza più forma, senza più identità, senza
più storia. Saranno ridotte al nulla e, ancor peggio, senza più dignità!
Quella
dignità che l’uomo, la natura e, prima di ogni, i nostri bambini gli avevano
conferito. Le loro mani che le toccavano, quelle opere così vicine, senza
protezione per poter essere una di loro, senza distacco, senza auto blu o
scorte per dar loro solennità e “valore”, non ne avevano bisogno; senza il
dono - quelle meraviglie - della voce per poter urlare, quella dannata notte;
senza la velocità delle gambe vive dei nostri piccoli per poter correre e
scappare, disperate, per trovar rifugio - tremanti e impaurite - lontano da
chi bramava la loro tragica fine.
Ora è
accaduto.
Bene
a coloro che hanno avuto il coraggio di farlo. Bene ai loro vergognosi corpi,
ai loro squallidi sensi, ai loro turpi linguaggi, ai loro irripetibili sogni:
hanno violentato il corpo, hanno stuprato lo spirito. E allora che un Dio -
fra i tanti che gli uomini si sono inventati - li perdoni, perché il Dio vero, quello che ha accolto
Giorgio Celli al suo fianco, quel Dio che è equilibrio fra materia e
antimateria, fra il profondo degli abissi e il cosmo, fra l’acqua e il vento,
fra il gelo e il fuoco, non li condanna e non li perdona, non giudica: è
oltre. Non si mischia nelle cose torbide dell’uomo, non ordina guerre sante,
non fa inquisizioni, non aumenta le tasse per il bene sociale, non specula
sull’ignoranza e sulla miseria della gente, non genera corpi e menti da
assistere. NON GENERA MOSTRI!
Quel
Dio che è al centro dell’uomo, che è ciascuno di noi, che alberga nella
nostra capacità di sognare, di creare, di dare vita, e che oggi è sepolto dall’incultura,
dall’arroganza, dalla prevaricazione, soffocato da un’esigenza di “far
quadrare i conti” e svuotato - in nome di un’inarrestabile rincorsa ad
un’economia virtuale che aiuta i potenti e impoverisce le masse - di
quell’identità che solo l’Essere umano dovrebbe saper coltivare e custodire,
salvaguardare, per il futuro dei nostri figli e della civiltà, vuole solo
rispetto.
Rispetto. Fra tutto e tutti. Fra le leggi della fisica e della scienza; rispetto fra i vuoti e pieni, fra il giorno e la notte, fra la luna e il sole, fra il caldo e il freddo, fra la vita e la morte, come avviene in natura, in quella dimensione che solo un Dio vero, che va oltre l’uomo, può aver congegnato e a cui un giorno, senza giustificazioni né mediazioni, ci troveremo a dover rispondere.
Addio
mie care, e che quel Dio a Voi renda merito per la gioia e l’amore che siete
riuscite a dare a coloro che vi hanno curato e a quelli che vi hanno
sfiorato, almeno una volta, un giorno a Ca’ la Ghironda, nelle pause di una
vita difficile e da oggi, senza di Voi, ancor più vuota.
Vittorio
Spampinato
Ca’
la Ghironda - ModernArtMuseum
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