lunedì 3 ottobre 2011

Su Umano errare di Piero Mastroberardino


Albatros, Roma, 2011, pp.155, Euro 15.50
Nota critica di Monia Gaita

In questo felice esordio narrativo di Piero Mastroberardino, il gincanale piancito delle relazioni imprenditoriali picchietta di complessi equilibrismi tattici l’atto giustificativo delle scelte sussumendolo nella tabella capitale di pesi e misure di opportunistici calcoli carrierìstici e accorte mosse per stringere l’avversario all’angolo e trarne inaspettati vantaggi personali. Purtroppo, però, nel mondo fenomenico degli affari, i rovesci ascrivibili all’imprevedibilità arpionano piani, ragioni e meccanismi nella dirompente rivelazione del cinico gioco delle parti, delle feroci rappresaglie del destino e della beffarda relatività delle cose umane. L’autore, con rimarchevole nitore descrittivo e convincente consapevolezza, indubbiamente suffragati da un’esperienza diretta nel campo economico-aziendale, essendo lui stesso un entrepreneur di successo, srotolando i cerchi multipli del fortuito e del contraddittorio, compone ardite intersezioni fra intenzionalità ed effetti conseguenti. Elda, protagonista del racconto, “ama pensare di essere una donna non troppo donna, v.pag.13- dalla determinazione non comune, priva di senso del pericolo, convinta che sia proprio il panico a generare mostri nell’esistenza umana. E’ particolarmente attenta a comprimere la fantasia, al punto da concedere spazi talmente limitati a elucubrazioni fiabesche, da lasciarvi decollare al massimo una farfalla dai colori grevi come il suo volo.”Vuole sentire il controllo, respirarlo, –v.pag.15- vuole pensare di poter incidere in ogni momento su quanto sta per accaderle attorno.” Ci sono poi Costanza che: “tende a rappresentare all’esterno il peggio di sé, -v.pag.38- a generare antipatie, a rompere gli equilibri con manifestazioni esteriori distoniche, come per evitare che il prossimo le giunga a portata di indagine troppo profonda. Non vuole farne, né subirne…vorrebbe limitarsi ad una interazione che, se non può dirsi superficiale, nemmeno possa spingersi alla micro-analisi, ”  Edoardo e Stephan, nel mezzo delle cui assortite vicende psicologiche e professionali, l’algida e autoritaria Elda arerà il mare di una nuova e più appagante dimensione interiore, guizzando come anguilla dall’anoressìa di pace e spensierato di colloqui, documenti, profili di gestione, questioni finanziarie, trattative ed alleanze, al contatto elevatore, puro, semplice e invulneràbile con la bellezza selvaggia della natura e i suoi erràtici altrove da sempre accarezzati: “Lì, tra le macchie di vegetazione, apparentemente disordinate, - v. pag.139 - di un verde più verde, che disegnano i propri contorni su un fondale ampio ed avvolgente, di un azzurro più azzurro, ogni manifestazione di vita pare creata in assenza di conflitti. E in quella corrente si immerge e si lascia cullare anche l’essere umano, reduce da mille battaglie, per riconciliarsi con i suoi simili e con la natura.” All’improvviso tutto il suo passato, costruito con faticosa tenacia e rapace determinazione, manda un lungo rantolo moribondo, mentre le rampolla nel cuore, in mormorio d’acqua pronto a spiccare il volo, la racemìfera vite dell’infinito possedersi e possedere. Non sarà più necessario l’introspettivo inventariare del dare e dell’avere o intumidire di torrenti di finzione interpretata le giornate. Adesso, lo zucchero extrafino di una libertà senza confini, evacua il forte degli ostacoli e delle difficoltà da superare porgendole l’euforizzante alcol di un’acuita voluttà in grado di collegare il visibile all’invisibile, l’apparenza all’essenza, il provvisorio al duraturo: abbracciare, quasi per elettiva scommessa, l’estensione di fili dell’ignoto, redìmere il proprio Io assoluto dal calvario del Tempo, prendere congedo da ogni dolorosa scissione, sulle tracce di un’entità inesplorata, indecifràbile ed urgente.
Trovo quindi interessante questo lavoro di Piero Mastroberardino che con moderna discorsività, contrappesata da vivaci dialoghi, mostra di prediligere la dialettica mimetica delle differenti posizioni e il ribollìo del non risolto, coltivando dentro sé stesso un radicato ripudio delle soluzioni scontate, provando a tessere con analitica lucidità, anche la gamma di frequenza del non detto, la prossima apertura, dispositivo di sicurezza e punto di non ritorno, di una fuga.

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