Una volta chiesi a Toto De Angelis, in arte Straccetto (soprannome ereditato dallo zio che faceva lo
straccivendolo), di descrivermi il
quartiere di Roma dove va a svernare giocando a carte in un bar dove è
assolutamente proibito l’ingresso ai non fumatori. Mi rispose: Pensa ai Parioli, la Garbatella è
uguale, ha la stessa struttura
urbanistica, le case sono identiche, con una piccola differenza: ai Parioli,
nello stesso palazzo, abitano una o due famiglie, alla Garbatella, ventiquattro…
Straccetto, nasce a Roma il 31 marzo 1948. In tenera età
è colpito dalla poliomielite che lo lascia fortemente claudicante. Ma questo
non l’abbatte, si limita ad abbandonare la Chiesa e a professarsi ateo.
Dichiara: Se Dio ci fosse, non mi avrebbe
fatto venire questa malattia; già ero povero, già abitavo nel ghetto di Roma
(non a caso il quartiere viene chiamato “Saigon”), già mio padre passava
la vita dentro e fuori la prigione
(quando sono nato, naturalmente
lui era dentro), perché infierire?
A Grazie si presenta, con il suo furgone, per vendere
lavanda, ma gli piace osservare i Madonnari, è attratto dalla possibilità di
dipingere sull’asfalto e, nel 1982 e ’83, si cimenta come naïf. La sua
avventura di Madonnaro inizia nel 1986 e sarà sempre presente, con l’eccezione
del 1991. Nel 2003 ottiene il
“Premio Santuario Madonna delle Grazie”, successo che bissa nel 2005, quando
ottiene la promozione a Madonnaro Qualificato, “squalificato”e abusivo in
tutto, come ama ripetere. Squalificato e
abusivo in tutto è il suo best seller.
Toto si vanta di essere stato un assiduo frequentatore
dei festival dell’Unità (naturalmente quelli nazionali), sia come Madonnaro che
come venditore di lavanda. Conosce Berlinguer quando questi va a presiedere un
incontro nella sezione del P.C.I. della Garbatella. Toto fa un discorso che
commuove il futuro segretario, il quale, da allora, non manca mai di salutarlo quando lo incontra nelle feste
del partito. Dopo la morte del segretario del P.C.I. la sua immagine diventa un
cavallo di battaglia di Straccetto, che gira per l’Italia con Berlinguer
dipinto per terra e, successivamente, su tela.
Ma, da bravo conoscitore della strada, dà un colpo al
cerchio e uno alla botte. Una
volta, a Bologna, i vigili urbani gli sequestrano la lavanda e lui entra in sciopero
della fame. Gli capita di leggere su di un giornale che nella città emiliana è in programma un incontro di alti prelati e fra
questi Egidio Caporello, Vescovo di Mantova, che aveva precedentemente
conosciuto. Decide di essere presente alla sessione della C.E.I. (Conferenza
Episcopale Italiana), per salutare il suo amico, ma naturalmente, all’ingresso,
viene bloccato. Si accende un parapiglia che attira l’attenzione di Caporello,
che, pur presiedendo l’assemblea,
lo invita ad avvicinarsi. Quando i due sono di fronte, chiacchierano un po’ e poi il vescovo,
discretamente e in disparte, mette mano al portafoglio, ma Straccetto lo
blocca: Non voglio denaro, e anche se mi
hanno sequestrato la lavanda non chiedo nulla, sono passato solo per salutare.
E, da allora, Egidio Caporello non si dimentica mai di
fare due chiacchiere con lui
durante il tradizionale giro della piazza nel giorno di Ferragosto.
Ma Toto non si ferma alle alte gerarchie, arriva
direttamente al Papa. Infatti, quando Giovanni Paolo II viene a Grazie, Toto è
vicino a Kurt Wenner allorché viene chiesto al Pontefice se vuole firmare
l’opera e, naturalmente, non perde l’occasione per salutarlo e per fargli
presente che i Madonnari sono trattati male e scacciati da molte piazze.
Un giorno di maggio del 2011, seduto in un bar con “il maestro” (come amava farsi
chiamare) e Mariano Bottoli, mi
lamentavo per il mal di pancia, allora Straccetto mi ha risposto “Sangiusè,
vedrai che passa, io, invece, sto morendo”. E così è stato, in una notte di
fine settembre, a Roma, circondato dall’affetto della sua numerosa famiglia, ha
salutato e se ne andato. Ma prima
è venuto a Grazie per la Fiera a
prendersi “il dovuto”, la promozione a Maestro Madonnaro e una commovente
ovazione della piazza.
Toto “Straccetto” De Angelis non è un’entità che si possa
sezionare, disarticolare e analizzare da diversi punti di vista scrutando orizzonti più o meno vasti: o
lo accetti tutto o lo rifiuti. Certe volte si ha la tentazione di affidarlo
alle cure di Giuanìn dla masöla (il boia della “galleria” dei miracoli del
Santuario di Grazie), ma altre ci si riscopre incantati ad ascoltare questo
piccolo grande uomo che non ha fatto della malattia l’àncora sicura per
garantirsi la pietà, ma l’ha sconfitta con scelte di vita coraggiose e
radicali. Rambo era un minuscolo e insignificante personaggio se paragonato a
questo piccolo grande uomo che, da solo, ha sfidato il mondo. E, nella sua
maniera, ha vinto.
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