venerdì 30 settembre 2011

Ricordando Straccetto



Una volta chiesi a Toto De Angelis, in arte Straccetto (soprannome  ereditato dallo zio che faceva lo straccivendolo), di descrivermi il quartiere di Roma dove va a svernare giocando a carte in un bar dove è assolutamente proibito l’ingresso ai non fumatori. Mi rispose: Pensa ai Parioli, la Garbatella è uguale,  ha la stessa struttura urbanistica, le case sono identiche, con una piccola differenza: ai Parioli, nello stesso palazzo, abitano una o due famiglie, alla Garbatella, ventiquattro…
Straccetto, nasce a Roma il 31 marzo 1948. In tenera età è colpito dalla poliomielite che lo lascia fortemente claudicante. Ma questo non l’abbatte, si limita ad abbandonare la Chiesa e a professarsi ateo. Dichiara: Se Dio ci fosse, non mi avrebbe fatto venire questa malattia; già ero povero, già abitavo nel ghetto di Roma (non a caso il quartiere viene chiamato “Saigon”), già mio padre passava la  vita dentro e fuori la prigione (quando sono nato, naturalmente  lui era dentro), perché infierire?
A Grazie si presenta, con il suo furgone, per vendere lavanda, ma gli piace osservare i Madonnari, è attratto dalla possibilità di dipingere sull’asfalto e, nel 1982 e ’83, si cimenta come naïf. La sua avventura di Madonnaro inizia nel 1986 e sarà sempre presente, con l’eccezione del 1991.  Nel 2003 ottiene il “Premio Santuario Madonna delle Grazie”, successo che bissa nel 2005, quando ottiene la promozione a Madonnaro Qualificato, “squalificato”e abusivo in tutto, come ama ripetere. Squalificato e abusivo in tutto è il suo best seller.
Toto si vanta di essere stato un assiduo frequentatore dei festival dell’Unità (naturalmente quelli nazionali), sia come Madonnaro che come venditore di lavanda. Conosce Berlinguer quando questi va a presiedere un incontro nella sezione del P.C.I. della Garbatella. Toto fa un discorso che commuove il futuro segretario, il quale, da allora,  non manca mai di salutarlo quando lo incontra nelle feste del partito. Dopo la morte del segretario del P.C.I. la sua immagine diventa un cavallo di battaglia di Straccetto, che gira per l’Italia con Berlinguer dipinto per terra e, successivamente, su tela.
Ma, da bravo conoscitore della strada, dà un colpo al cerchio e uno alla botte.  Una volta, a Bologna, i vigili urbani gli sequestrano la lavanda e lui entra in sciopero della fame. Gli capita di leggere su di un giornale che nella città  emiliana è in programma  un incontro di alti prelati e fra questi Egidio Caporello, Vescovo di Mantova, che aveva precedentemente conosciuto. Decide di essere presente alla sessione della C.E.I. (Conferenza Episcopale Italiana), per salutare il suo amico, ma naturalmente, all’ingresso, viene bloccato. Si accende un parapiglia che attira l’attenzione di Caporello, che, pur presiedendo  l’assemblea, lo invita ad avvicinarsi. Quando i due sono di fronte,  chiacchierano un po’ e poi il vescovo, discretamente e in disparte, mette mano al portafoglio, ma Straccetto lo blocca: Non voglio denaro, e anche se mi hanno sequestrato la lavanda non chiedo nulla, sono passato solo per salutare.
E, da allora, Egidio Caporello non si dimentica mai di fare due chiacchiere con  lui durante il tradizionale giro della piazza nel giorno di Ferragosto.
Ma Toto non si ferma alle alte gerarchie, arriva direttamente al Papa. Infatti, quando Giovanni Paolo II viene a Grazie, Toto è vicino a Kurt Wenner allorché viene chiesto al Pontefice se vuole firmare l’opera e, naturalmente, non perde l’occasione per salutarlo e per fargli presente che i Madonnari sono trattati male e scacciati da molte piazze.
Un giorno di maggio del 2011, seduto in un bar con  “il maestro” (come amava farsi chiamare) e Mariano Bottoli,  mi lamentavo per il mal di pancia, allora Straccetto mi ha risposto “Sangiusè, vedrai che passa, io, invece, sto morendo”. E così è stato, in una notte di fine settembre, a Roma, circondato dall’affetto della sua numerosa famiglia, ha salutato e se ne andato.  Ma prima è venuto a Grazie per la Fiera  a prendersi “il dovuto”, la promozione a Maestro Madonnaro e una commovente ovazione della piazza.
Toto “Straccetto” De Angelis non è un’entità che si possa sezionare, disarticolare e analizzare da diversi punti di vista  scrutando orizzonti più o meno vasti: o lo accetti tutto o lo rifiuti. Certe volte si ha la tentazione di affidarlo alle cure di Giuanìn dla masöla (il boia della “galleria” dei miracoli del Santuario di Grazie), ma altre ci si riscopre incantati ad ascoltare questo piccolo grande uomo che non ha fatto della malattia l’àncora sicura per garantirsi la pietà, ma l’ha sconfitta con scelte di vita coraggiose e radicali. Rambo era un minuscolo e insignificante personaggio se paragonato a questo piccolo grande uomo che, da solo, ha sfidato il mondo. E, nella sua maniera, ha vinto.

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