sabato 2 ottobre 2010

Omelia del giorno 3 ottobre 2010

di Antonio Riboldi – Vescovo –
XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

È iniziato il mese che la Chiesa dedica alla recita del S. Rosario: una preghiera che, una volta, ma anche oggi, è nelle abitudini spirituali di tantissimi cristiani.

Ricordo come da ragazzo, quando non esistevano le distrazioni dì oggi, papà, ogni sera, al termine del giorno, prima di andare a dormire, radunava tutta la famiglia e insieme si recitava il S. Rosario. Era il compimento di una giornata, allora faticosa, ma felice, perché animata dalla fede. Ed era veramente bello questo modo di chiudere il giorno, come aggrappati alla 'catena che ci unisce al Cielo'. Per fortuna è la preghiera che è ancora oggi sulle labbra di tanti, ma proprio tanti.

È continuamente sulle labbra dei pellegrini che vanno a Lourdes e chiudono solennemente la giornata con la processione dei flambeaux, cantando e pregando la Vergine, che ci indica il cammino verso il Cielo.

Io mi commuovo sempre e al canto 'Andrò a vederla un dì', mi prende una profonda nostalgia di Cielo, dopo il faticoso vivere qui.

Scriveva Paolo VI, grande devoto del S. Rosario: "Il Rosario è un'educazione alla pietà religiosa, più semplice e più popolare e al tempo stesso più seria e più autentica: insegna a unire l'orazione con le azioni comuni della giornata, santifica le nostre amicizie e le nostre occupazioni, ci abitua ad unire le parole al pensiero, alla riflessione sui 'misteri' del S. Rosario, e questi, che si presentano come quadri, come scene, come racconti, l'uno dopo l'altro, ci riportano alla visione contemplativa, alla vita e alla storia della vita di Gesù e di Maria e alla comprensione delle più alte verità della nostra religione: l'Incarnazione del Signore Gesù, la Sua Redenzione e la vita cristiana presente e futura. È una scala il S. Rosario e noi la saliamo insieme, adagio adagio, andando in su, incontro alla Madonna, che vuoi dire incontro a Gesù. Perché anche questo è uno dei caratteri del S. Rosario, ed è il più importante, il più bello di tutti, e cioè, il Rosario è una devozione che attraverso la Madonna ci porta a Cristo. Si parla di Maria per arrivare a Gesù. Ella lo ha portato al mondo. Ella ci introduce a Lui se noi saremo devoti a Lei". (10 maggio 1964)

Direi che il S. Rosario è un atto di devozione tanto diffuso e davvero fa bene.

Ho un ricordo che la dice lunga... ebbi un giorno il privilegio di stare vicino a Giovanni Paolo II che, in macchina, doveva raggiungere l'elicottero a poca distanza. Mi attendevo qualche parola, come usiamo noi. Disse nulla, ma si raccolse nella recita del S. Rosario, invitandomi a pregare con lui. Incredibile amore a Maria. Non una parola, ma il dono di una benedizione. Mi fu maestro: una testimonianza che ancora oggi mi accompagna.

Non posso che augurare a tutti di trovare il tempo per questo momento di intimità con Maria, nostra Madre, contemplando la Sua vita con Gesù, che deve divenire anche nostra.

Davanti a Dio siamo 'servi inutili'


Deve essere stata una straordinaria esperienza quella degli Apostoli, che condividevano la vita con Gesù. Lo vedevano, stupiti, immergersi a volte nella preghiera per l'intera notte, perché 'parlare con il Padre' era familiarità desiderata, che suppone un rapporto e un dialogo come avviene tra due persone che si amano e così si sentono una 'cosa sola'.

La Sua parola non aveva nulla di nebuloso, come sono a volte le nostre che diciamo o sentiamo ogni giorno.

`Apriva' ed 'apre' davanti a loro e noi la Parola del Padre, che diventa così come una finestra spalancata su un inaspettato spettacolo di verità e felicità. Non banali parole, come sono spesso le nostre, ma rivelazione dell'Alto.

Una Parola che contiene tutta la tenerezza del Cuore del Padre, che si manifesta agli uomini, invitandoli ad entrare nel Suo 'mondo', nella Sua Vita: a volte con l'energia e la severità di chi invita perentoriamente alla conversione, dà orientamenti, propone vere vie di vita e sempre chiede a noi creature di accoglierle nella libertà dell'amore, il più grande dei doni.

Così dice il profeta Abacuc:

"Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti, a te alzerò il grido: 'Violenza! ' e non salvi? Perché mi fai vedere l'iniquità e resti spettatore dell'oppressione? Ho davanti a me rapina e violenza e ci sono liti e si muovono contese.

Il Signore rispose e mi disse: 'Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette, perché la si legga speditamente. É una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà.

Ecco, soccombe colui che non ha l'animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede. "

(Ab. 1,2-3; 2, 2-4) Non resta a noi che saper cogliere la bellezza e verità della Parola di Dio.

L'amore, poi, di Gesù per chi soffre non ha limiti. Se trova la fede varca l'impossibile fino a far risorgere i morti. E non pesava a Gesù il Suo farsi vicino, sempre, tra la gente più disparata, ieri e oggi, ovunque, sempre in cerca dell'uomo per fargli conoscere personalmente la Buona Novella, spoglia di ogni potenza o certezza umana, ma ricca di Grazia e di Misericordia.

Ma come imitare tutto questo - si saranno chiesto gli Apostoli, e ce lo chiediamo anche noi cristiani – ogni giorno, di fronte ai tanti ciechi, alle tante povertà, che fanno ressa al nostro cuore? Come ripetere quanto faceva il Maestro, e fa ancora oggi, mandandoci ad operare il bene tra quelli che non lo conoscono più?

A volte sono persistenti e così attuali anche oggi le parole del profeta Abacuc: "Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti, a te alzerò il grido: 'Violenza! ' e non salvi?'.

Viene spontanea l'affermazione degli Apostoli, citata nel Vangelo di oggi, che ha l'aria di appassionata preghiera:

"Gli Apostoli dissero al Signore: 'Accresci in noi la fede!: Il Signore rispose: 'Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: 'Sradicati e vai a piantarti nel mare' ed esso vi obbedirebbe... quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: 'Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare". (Lo 17, 5-10)

Dio non chiede mai nulla che voglia compiere, anche i miracoli più grandi, sempre che questo rientri nella sua ineffabile volontà di bene, che è sapienza del cuore.

Tutto può essere dato da Lui, se lo chiederemo nel Nome di Gesù, ma occorre almeno un `granellino' di fede: fede come fiducia nel Padre, che sa sempre quello che è bene per la vita eterna e quello che non lo è... ma in ogni caso renderà sempre la sua volontà efficace per il nostro bene ultimo. Così come quando, se riusciamo, facciamo del bene a qualche nostro fratello, dovremmo sempre ricordarci che il cuore aperto del fratello a riceverlo, è sempre opera Sua.

È l'avvertimento di Gesù, da non dimenticare: 'Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: 'Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare". Preghiamo così la Madonna in questo mese:

"Madre di Gesù Cristo, io non vengo a pregare,
non ho da chiedere, da domandare.
Vengo, Madre, soltanto a guardarti.
Guardarti, piangere di gioia,
sapere che io sono tuo figlio e che Tu sei qui.
Perché Tu sei bella, sei immacolata,
ineffabilmente intatta, perché sei la Madre di Gesù,
che è la Verità tra le tue braccia,
la sola speranza, il solo frutto.
Perché Tu sei la Donna,
il cui sguardo va diretto al cuore
e fa sgorgare lacrime accumulate.
Grazie, Madre, perché esisti.
Madre di Gesù Cristo. Grazie!

Antonio Riboldi – Vescovo –
Internet: www.vescovoriboldi.it
email: riboldi@tin.it

 

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