Io, Lei e la Romagna, dedicato a una terra e una donna amata. Versi di Guido Passini che nascono dall’esperienza della malattia (la Lei del titolo), vissuta come un irto e nel contempo esaltante percorso di viaggio che ha come meta la conoscenza di sé, e la forza di divenire canto di vita, amore e speranza.

Sentendosi stretto al “vigoroso cordone ombelicale della poesia”, con i ricordi sbiaditi che martellano e pressano, senza scampo, Passini sente il difficile respiro della poesia divenire tutt’uno con il suo dolente respiro umano, che “preme il costato soffocando / il mio nome, la forza, il coraggio”. Ma erompe la forza di ricomporre l’anima come una pioggia di frammenti che la pervadono goccia a goccia , mentre s’inarca la sete, “la sete del respiro.. timido come una preghiera.. ”.
Un respirare che è come quel “foglio di carta crespa accartocciato, / che piano si riconcede, / al suo interno, / le tue parole (poeta)”. Riflessione quindi lungo un difficile cammino di vita: “l’uomo si misura dalla capacità di assimilare il dolore?”: E l’anima asciutta e scavata, appare ungarettianamente consumarsi “come roccia levigata dall’acqua, disorienta come polline al vento… fiera di esistere”.
E non è più Romagna mia, ma “La mia Romagna”, la terra che diventa un tutt’uno d’amore con la donna incontrata ed amata: “che aveva vagato nei sogni, la donna che mi conosceva … e con piccoli / sguardi veloci imparò il mio passato, / vivendomi nel morbido presente”.
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