Dal 19 giugno al 19 settembre 2010
Servizio di Davide Argnani
Grazie alla donazione voluta dall’erede Giuseppe Pisciotta, tutto l'archivio e la collezione di Gino Montesanto, il famoso scrittore romagnolo amico di Tito Balestra, scomparso a Roma il 6 luglio dell’anno scorso, è stato donato a Casa Moretti e al Comune di Cesenatico.
Per illustrare la sua importante e vasta attività di scrittore e di intellettuale, e il rapporto intenso con il mondo dell'arte del Novecento, la città di Cesenatico gli dedica una mostra dal 19 giugno al 19 settembre 2010 curata da Manuela Ricci e Orlando Piraccini, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Librari della Regione Emilia-Romagna e sarà inaugurata sabato 19 giugno, ore 18, a Casa Moretti e al Museo della Marineria.
Cesenatico è la città alla quale Gino Montesanto è stato legato da un profondissimo sentimento di affetto e da sabato prossimo diventa della memoria dello scrittore. A Casa Moretti e alla Biblioteca Comunale si conservano infatti l’archivio e i libri donati dall’erede di Montesanto, Giuseppe Pisciotta: documenti, lettere, fotografie, volumi che rimandano alla vita di Gino, alle sue molteplici esperienze in campo editoriale, alle amicizie e frequentazioni con scrittori e artisti del suo tempo.
Si tratta di una eredità importante, un bene comune convenientemente ordinato e conservato presso le istituzioni culturali cesenaticensi, e che con questa mostra s’inizia a far conoscere alla collettività. Come dichiarano gli organizzatori: di Gino Montesanto la mostra ripercorre il lungo tratto di vita che inizia dalla sua presenza a Cesenatico, prima e dopo il secondo conflitto mondiale, e copre l’intero arco di tempo trascorso a Roma. Filo conduttore della mostra è l’interesse dello scrittore verso le arti visive e il suo coinvolgimento nella vicenda figurativa del suo tempo. Accanto a documenti, immagini, scritti, volumi, che attestano uno stretto collegamento di Montesanto con l’ambiente artistico della capitale ed anche con singoli pittori, scultori e disegnatori, la mostra propone un’ampia selezione di opere provenienti dalla collezione privata dello scrittore. Opere di grandi artisti del ‘900 come Pietro Guida, Enrico Accatino, Amelio Roccamonte, Tano Citeroni, Mino Maccari. Luigi Bartolini, Gentilini, De Chirico, e opere che sono state tra le più care a Montesanto, con la firma di Martin Bradley, Lucio Fontana, Umberto Mastroianni, Antonio Corpora, Achille Perilli, Piero Dorazio e poi le «C/arte nel cassetto» che comprende un’ampia selezione di fogli, disegni, schizzi, incisioni, litografie, ma anche manifesti e locandine con dediche, gelosamente conservati da Montesanto al riparo della luce e d’ogni possibile manomissione: una piccola galleria di preziosità, come nel caso degli schizzi e bozzetti di Cappelli, Saetti, Peverelli, Carrino, Frascà, Guidi, Notari, Romiti, che rimandano all’attività editoriale svolta da Montesanto nei primi anni ’60, per non dire delle cartelle di Maccari e Roccamonte, della serie di acquaforti di Vespignani e dei bozzetti di Strazza per una Via Crucis del 1981.
Gino Montesanto è nato a Venezia nel 1922. Trasferito ancora bambino a Cesenatico, vi rimase sino allo scoppio della seconda guerra mondiale. La Romagna, con il magistero di Marino Moretti, e l’incontro, sotto le armi, con un gruppo di intellettuali ed artisti (Michele Prisco, Mario Pomilio, Enrico Accatino, Silvio Loffredo, Pietro Guida), saranno determinanti per il precoce esordio letterario.
Laureato a Genova, cominciò ad insegnare nella scuola media aperta dall’amico Dante Arfelli, ma pochi anni dopo si trasferì a Roma, dove ottenne collaborazioni con le redazioni di alcuni periodici pubblicando presto il suo primo romanzo, che si distinse per la sua autonomia rispetto alle correnti letterarie allora dominanti. Con uno stile narrativo di espressione realista e di matrice cattolica che lo avvicina, ma lo discosta insieme, dal percorso parallelo di Pier Paolo Pasolini, pubblica: Sta in noi la giustizia (Rizzoli, 1952); La cupola (Mondadori, 1966, premio selezione Campiello); Cielo chiuso (Mondadori, 1967); Il figlio (Rusconi, 1975, premio selezione Campiello); Fino a Jùrmala, (D’Elia, 1976), Cosi non sia (Rusconi, 1985, premio selezione Campiello); Re di sabbia (Rusconi, 1991); Sottovento (Aragno, 2002). Oltre al lavoro di scrittore, Montesanto ha fondato e diretto la rivista «Leggere», ed è stato capo redattore della rivista «La Fiera Letteraria» (1963-1965), lavorando anche come autore e sceneggiatore per la RAI curando numerosi programmi culturali come la rubrica radiofonica «I giorni». È morto a Roma nel luglio 2009.
info: casamoretti@cesenatico.it - 0547-79279
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