venerdì 18 giugno 2010

Ricordando Mario Luzi a S. Miniato 23 giugno

Carissime e carissimi amici di San Miniato al Monte,

ho appena finito di assistere, sul sagrato della nostra basilica, alle suggestive ed emozionanti prove generali di un bellissimo spettacolo fortemente voluto dalla nostra comunità monastica e organizzato di concerto col Comune di Firenze in occasione del V anniversario della morte di Mario Luzi (1914-2005). Il 23 giugno 2010 alle ore 18.30, vigilia della festa del Battista, patrono di Firenze, qui a San Miniato al Monte, davanti alla città intera e alla presenza del Sindaco Matteo Renzi, con la compagnia teatrale Venti Lucenti e Stazione Teatro Urbano, formate da ottimi attori, tutti giovanissimi non professionisti, metteremo in scena, per la regia di Manuela Lalli, una mirabile lirica di Mario Luzi scritta proprio per San Miniato. Ad un’immaginaria porzione di cittadini, radunati sugli «spalti di pace» della nostra abbazia, il poeta nel 1997 indirizzò infatti alcuni memorabili versi occasionati dalla riconferma al ministero abbaziale di Dom. Agostino Aldinucci, il 28 novembre di quell'anno. Mostrando di condividere in questa lirica la stessa diagnosi che fu di Giorgio La Pira secondo il quale «la crisi del tempo nostro può essere definita come sradicamento della persona dal contesto organico della città», anche nella soluzione Luzi pare non discostarsi dalle idee dell’amico sindaco siciliano, che suggeriva come una rinascita della nostra vita civile potesse darsi solo «mediante un radicamento nuovo, più profondo, più organico, della persona nella città in cui essa è nata e nella cui storia e nella cui tradizione essa è organicamente inserita». Questa è forse la chiave di lettura più efficace per cogliere l’importanza e il permanente valore di una lirica, «Siamo qui per questo», capace di connettere con profondo e ispirato afflato le «radici mistiche» di Firenze e il «fuoco dei suoi antichi santi», alla vocazione, certificata e quasi inscritta nella sua «bellezza teologale», di essere ancora per il mondo intero la «città posta sul monte», profezia di «pace e di amicizia», in vista di una rinnovata e coesa testimonianza di amore contro un indomito «presente di infamia, di sangue, di indifferenza». Varie azioni simboliche, la lettura ripetuta della lirica e di pagine lapiriane, il coinvolgimento degli stessi spettatori nella stessa azione teatrale, vorrebbero, nel tardo pomeriggio del 23 giugno, rinnovare il nostro senso di appartenenza alla città e rinvigorire in tutti i presenti la coscienza che è nelle nostre mani e nel nostro cuore la possibilità che Firenze torni ad essere in pienezza l'alto messaggio evangelico che in tanti secoli di arte, di storia e di cultura, il Signore ha lasciato che fosse narrato dalla sua incomparabile bellezza. Posta di fronte ad essa, San Miniato al Monte vuole continuare ad essere silenziosa «porta di speranza» (Osea 2,17) aperta nel cielo della nostra città:



Ricordate? Levò alto i pensieri,
stellò forte la notte,
inastò le sue bandiere
di pace e d’amicizia
la città dagli ardenti desideri
che fu Firenze allora ...
Essere stata
nel sogno di La Pira
“la città posta sul monte”
forse ancora
la illumina, l’accende
del fuoco dei suoi antichi santi
e l’affligge, la rode,
nella sua dura carità il presente
di infamia, di sangue, di indifferenza.

Non può essersi spento
o languire troppo a lungo
sotto le ceneri l’incendio.
Siamo qui per ravvivarne
col nostro alito le braci,
chè duri e si propaghi,
controfuoco alla vampa
devastatrice del mondo.
Siamo qui per questo. Stringiamoci la mano,
sugli spalti di pace, nel segno di San Miniato.


Con sentimenti di amicizia e di pace,
Bernardo e tutti i monaci di San Miniato al Monte

lectio.divina@libero.it

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