giovedì 1 aprile 2010

prose 2003-2009

di Massimo Sannelli



di fraternità in fraternità. Nell’esperienza: Ti mancano i bambini – con quello che segue: né poesia né riposo. Ho comprato una casa, in cui ho scritto i miei libri.
Di fraternità in fraternità. Le opere resistono. Genova stessa. Nella parola conforto, in muoversi sotto il sole bianco (ora è luglio) l’esagerazione del conflitto e la sua prosecuzione: nella natura. All’amica, a F. (poi la perdo): ora mi allontano; mi allontano per non amarti male. E lei diceva (poi la perdo): Il meglio è meglio solo se vale per entrambi; ti voglio bene comunque. lo stesso mese, A. ha le dita delle mani robuste e un po’ maschili, ma sensibili. A chi l’ha guardata, nello stesso mese, la prostituta all’angolo dice, veramente: Angelo bianco, aiutami a morire. Non c’è la resistenza.

si vedranno i lembi, molto lacerati. le cuciture non hanno retto. l’orecchio è quasi separato dall’impianto. le foto sono sparse sul tavolo, all’alba, e tutto è vero. All’alba è ripensata la strada di San Salvi, col «buco annichilito» di una casa. «ho sentito amore per te», volentieri – in dicembre, anno 2002. la malattia è per caso, nel pieno del lavoro, senza genio. Si parla ancora di pelle (corteccia, involucro, carta) e della sua fortuna. Si pensa ad una nuova vista: vi è un teatro di parola, che si perfeziona. Ho sognato. Ma Ciro cambia discorso, a Roma: “altamente schiavo” (un uomo quando ama) e allora altissima schiavitù, nei sentimenti. e te piacciono l’òmmini? perché non vedi il mio sesso, e mi cancelli, senza tenerezza. quando ho fatto piccolo l’AMORE mi avete fatto male, ora lo faccio grande – che cosa mi farete? bisogna che gli scandali avvengano.  Perciò ho seguìto, ho inseguito; e ho fatto bene.

Barrault, il mimo, è tenero, ed è lasciato solo. lo sguardo è molto fragile, per paura, e non potente. poi l’aria comune è più fredda, il pubblico ride, il mimo è grandioso – e la mimesi? la mimesi è la serva della realtà: come vede, così riproduce una COSA. L’«último padre de la ternura en el mundo» [Neruda, per «Carlos Chaplin»] fa l’attore.

Il flauto della voce qui si effèmina. Si inverte e aggiunge: lasciàtemi solo. la carità penetra a porte chiuse. le invenzioni in prosa tendono a questo. questa struttura schiaccia la durezza. La rivoluzione è un atto di violenza. I difetti del passato continuano ad essere forti, e il cuore non reggerebbe. Invece è resistente; rompendosi il vaso, inizia a dire. Però dice tutto.

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