giovedì 1 aprile 2010

Contributo a 4 mani


intervento di Guido Passini e Morena Fanti al convegno faentino Scrittura e impegno



La poesia, è una delle tante arti, dei tanti veicoli di comunicazione che il mondo di oggi utilizza. Lo posso affermare senza destare suscettibili provocazioni, ma sono altresì certo che sia il mezzo più bistrattato dai media attuali. Nonostante questo trovo nella poesia e quindi nella maggior parte dei poeti che conosco una vera voglia di esorcizzare quello che oggi è diventato un punto esanime del mondo. L'impegno. L'impegno visto come un modo per portare alla luce, un modo per identificare un problema e fare si che il mondo conosca, sappia ciò che lo circonda. Ho sempre creduto che la poesia nello specifico sia l’arte che riesce a mettere in evidenza l’uomo. Tutti i giorni siamo investiti da cronache, da spot, da monologhi, leggi… bugie.
Siamo pronti a crederle, siamo pronti a giudicarle, e giudicare, ma non riusciamo mai a metterci nei panni di chi lo sta vivendo. Siamo a un punto che ci lasciamo condizionare dagli eventi, ritrovandoci a catalogarli in base ad annunci. In tutto questo che fine fa l'uomo? L’uomo come me, come te, come lei, come voi.
L'uomo perde di valore in tutto questo, perché siamo i primi ad aver perso il tempo di ascoltare. Per questo arriva in aiuto la poesia. L'arte che nasce dall'io più nascosto, in grado di parlare degli argomenti più svariati; in poche parole si mostrano le sensazioni più disparate. Mi verrebbe da dire che la poesia è lo spot per eccellenza della vita. La poesia è quello che in parte mi salva ogni giorno. Dico in parte perché ovviamente prima vengono l’amore e l’amicizia, ciò che ogni giorno mi supporta in quello che faccio, in quello che dico e in quello che scrivo. Dopo questo, credo, e lo dico con soddisfazione, venga la poesia. Pensando all’uomo che sono oggi, non sarei in grado di vedermi senza la poesia. L’impegno civile, che ho intrapreso con quest’arte va oltre ogni sacrificio, va oltre ogni dolore, va oltre le soddisfazioni che posso trovare in altri progetti. Con la poesia ho vuotato più volte l’anima, per poi lasciarla nuovamente riempire degli eventi che costituiscono la vita quotidianamente, per poi tornare a vuotarla. Per quel che mi riguarda l’impegno è quello che ho rivolto verso la malattia che mi vede lottatore da trent’anni. Parliamo di Fibrosi Cistica, una malattia considerata rara, una malattia che uccide ogni giorno senza preavviso. Mi piacerebbe oggi, in questo momento alzare gli occhi e contare gli occhi di chi conosce questa realtà, presumo molto pochi, e quindi più volte mi sono chiesto il motivo di questo. Semplicemente perché non se ne parla, se non in ambito medico. Ecco perché nascono libri come Senza Fiato, che mi vede curatore e autore, dove l’unico tema delle poesie e racconti brevi, nonché quadri sia appunto questa malattia. Questo è stato il mio Impegno verso l’uomo, verso me stesso, verso i quasi cinquemila malati di fibrosi cistica presenti oggi in Italia. Mi sono messo a nudo, ho messo a nudo la sua storia, il suo passaggio, ho messo in luce uno dei tanti tasselli che compongono questa vita. L’impegno di far vincere la speranza, la forza, il coraggio di reagire in ognuno di noi, la forza di credere che un giorno tutto sarà più bianco. Questo è quanto la poesia per me vale. Ricordo con orgoglio il giorno in cui lanciai questa raccolta di poesie sul web, alla ricerca di chi avesse avuto la volontà di aiutarmi in questo atto d’amore. Ancora meglio ricordo il giorno in cui trovai un editore, qui al mio fianco anche oggi, che ha creduto in questo progetto. Ho scritto un altro libro, partecipato ad altre antologie, e se Dio vorrà ne scriverò ancora altri, ma un giorno purché sia vorrei essere ricordato come il curatore di Senza fiato. Questo perché non importa quanto bene o male sappia aver scritto, non importa quanto la gente mi riconosca, ma è importante essere ricordato per un messaggio lanciato, e Senza Fiato è senz’altro il messaggio più bello che potessi trovare. L’impegno per la vita.
Se la poesia sapesse darmi vita, cosi quanta io ne riversi al suo interno, avrei la possibilità di rivivere ancora, o forse nel mio piccolo lo sto già facendo.


***


La scrittura, apriscatole delle menti

L’impegno in scrittura è possibile esprimerlo in tanti modi e con tante modalità espressive. Lo scrittore, proprio perché voce udibile da tante parti e da molte persone, ha un dovere morale e civile verso i lettori. Anche quando disegna opere di pura fantasia, non è mai scollegato dal resto del mondo, e può usare, quindi, la sua fantasia per disegnare mondi in cui noi ritroviamo le asperità della nostra vita, offrendoci visioni allargate e spunti di riflessione. Un testo non deve mai lasciarci indifferenti: può indignarci, offenderci perfino. Anzi, dovremmo augurarci che ciò accada: se così fosse, lo scrittore avrebbe raggiunto il suo scopo, ci avrebbe dimostrato il suo Impegno.
Abbiamo avuto in passato tanti scrittori che hanno usato la loro penna per raccontare la loro indignazione, il loro rammarico, il dolore, denunciando problemi civili e sociali. Penso ad un Pier Paolo Pasolini ad esempio. Leggere le parole di chi vive le cose sulla propria pelle e le trasforma in emozioni e sentimenti comprensibili da chi legge, è un modo per capire cose che non possediamo o che ci risultano ancora incomprensibili. È un modo per allargare la nostra visuale e approfondire la conoscenza: in una parola “aprire la mente”. Ecco cosa la scrittura, sia poesia o prosa, dovrebbe fare.
Abbiamo ancora oggi, scrittori capaci di usare se stessi per aprire le menti? Perché di questo si tratta: di usare il proprio vissuto, il proprio corpo, quell’insieme di sensi e materia, di vita e di esperienza, per scrivere e denunciare.
Quando ho conosciuto Guido ho pensato subito a una certa somiglianza tra di noi, tra le nostre vite e le scelte che abbiamo fatto. In ogni emergenza che ci troviamo ad affrontare abbiamo sempre, anche quando non sembra possibile, due o più possibilità. Possiamo dirigere la nostra vita verso più direzioni e anche cambiarla, perfino migliorarla.
Questo è ciò che ha fatto Guido e questo è ciò che significa “impegno”. È un impegno civile e sociale, quello che anima i suoi gesti e trasforma i suoi pensieri in parole, ed è ciò che ci piacerebbe vedere e sentire più spesso.
Usare la scrittura, la poesia, per forzare le coscienze, per scardinare le anime e ribaltarle dovrebbe essere una strada più praticata.
Quando si scende dentro i nostri sentimenti più forti e si trasformano in scrittura, in comunicazione, in parole che aprono le menti, ecco che la scrittura diventa davvero “l’apriscatole delle coscienze”, uno strumento sociale di crescita per tutti.

Dare voce al silenzio: questa è la grande possibilità che ha la scrittura. Fare parlare le minoranze, le malattie sconosciute, gli aventi di cui nessuno parla. Sono discorsi difficili e non tutti li vogliono ascoltare; è quindi una letteratura destinata ad avere meno risonanza di altra scrittura che usa il testo per creare mode o suscitare morboso interesse, ma basta che una sola persona conosca cose che prima non sapeva, basta che una persona si avvicini ad argomenti da cui rifuggiva, e l’impegno diventa solidarietà d’intenti e di pensiero.
Perciò chi scrive non si deve lasciar fuorviare dalle esigenze di cassetto e deve affrontare argomenti scomodi, se questo è ciò che sente. Sentire e credere in ciò che si fa dà grande forza alle parole che arrivano dirette e coraggiose a chi legge. Queste parole, poi, si nutrono dei sentimenti che esse stesse hanno suscitato, generando un circolo che si autoalimenta e che cresce sempre.
E i sentimenti sono potenti: certi sono anche sintomo e sinonimo di Vita.
Concludo con un pensiero sul libro Senza fiato, ideato pensato e curato da Guido Passini, e sul mio Orfana di mia figlia. Quando abbiamo scritto non ci conoscevamo ancora, ma abbiamo seguito percorsi simili, partendo dalle nostre esperienze e cercando di portare conoscenza e condivisione.
Io ero in un momento particolare di grande dolore. Ho intuito che chi si trovava nella mia stessa situazione avrebbe potuto trovare un motivo di consolazione leggendo i pensieri di qualcuno che aveva provato sentimenti simili ai propri. Credo inoltre che parlare di ‘cose scomode’ possa aiutare chi le vive e non osa parlarne, facendogli sentire che non è solo e che qualcuno condivide i suoi pensieri.
Ma, e non è da considerare ultima, credo che anche chi non vive le cose possa trarre buoni spunti di riflessione leggendo ad esempio ciò che scrive Guido Passini sulla fibrosi cistica. Conoscendo i sentimenti, i disagi, le emozioni e i dolori altrui, possiamo crescere tutti.
La scrittura è il mezzo più immediato per coinvolgere molte persone contemporaneamente ed è uno strumento potente.
La letteratura, e nella sua forma più ‘alta’, la Poesia, hanno questo grande potere. Dobbiamo augurarci che continuino ad usarlo.

Morena Fanti

13 marzo 2010

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