venerdì 2 aprile 2010

Pasqua - Resurrezione del Signore (Anno C)

Omelia del giorno 4 Aprile 2010

GESÙ È RISORTO E NOI CON LUI: ALLELUIA!

Mi preme anzitutto porgere a tutti un grande augurio per questa divina e sublime Festa, che riguarda tutti noi ed è la vera sorgente della speranza e della felicità: la SANTA PASQUA.

La Gioia che Gesù ci dona raggiunga tutti e dia alla vostra vita il 'vero respiro' del cuore, che sgorga proprio dal Divino Amore del Padre.

AUGURI e Vi assicuro che TUTTI SARETE PRESENTI NELLA MIA PREGHIERA E GIOIA, CON AFFETTO.

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La Pasqua è, per noi cristiani, la più grande festa dell'anno liturgico. Vogliamo metterci per un giorno nei panni degli Apostoli, di Maria SS.ma, Sua Madre, e di quanti amavano Gesù, pronti a seguirLo fino in fondo. E Lo amavano sul serio, 'scelto' come 'il Tutto della vita'.

Per Maria SS.ma poi Gesù era 'il figlio prediletto'. Un figlio 'venuto dal Cielo', è proprio il caso di dirlo: annunziato dall'arcangelo Gabriele, nato per opera dello Spirito Santo, circondato da tante profezie e fatti straordinari, ma anche il Figlio dell'uomo, 'intessuto' nel Suo verginale grembo, 'sangue del suo sangue'.

I 30 anni, vissuti 'insieme' a Nazareth, nella semplicità e povertà, dovevano essere stati per Lei una vera esperienza di 'vivere con Dio', anche se l'ombra della Croce era sempre presente, a cominciare dalla Natività a Betlemme. Con il cuore sempre pronto a ricevere e conservare ciò che sentiva, vedeva ed accadeva al Figlio, chi meglio di Maria poteva affermare quanto poi anche l'apostolo Paolo dirà di sé: 'Per me vivere è Cristo'?

Un grande Bene, un Dono celeste, come nessun altro: un vivere in pienezza, che non può avere nulla di migliore da contrapporre.

E Maria lo aveva accolto, questo Dono, vivendolo fino in fondo, accompagnando Gesù nella Sua missione, fino a percorrere la via del Calvario, 'stando' sotto la Croce, completamente unita a Lui. Ma ora Gesù era morto, era stato sepolto.

Scomparso dalla loro vista, ma non dalla loro vita.

Quanti non amavano Gesù, forse avevano ritrovato una misera e umana tranquillità di chi non sa, ancora oggi, riconoscere il Bene che è Dio per tutti, e quindi non possono amarLo.

Sapevano — come sappiamo — che le futilità, di cui tante volte riempiamo la nostra esistenza, ci nutriamo, sono come i fiori di cartapesta, ma si accontentavano, anzi forse preferivano questo: `uomini di dura cervice', arroccati nel proprio ego.

Per Maria e gli Apostoli deve essere stato davvero angosciante e triste quel venerdì e sabato santo.

Sulla nostra misera terra era apparsa, in Gesù, il Figlio fatto uomo per noi e come noi, la Grazia, ossia l'Amore stesso del Padre.

Gesù aveva camminato per un tratto di storia con noi e tra noi uomini.

Immensamente bello anche solo sapere che Dio 'fatto uomo', abbia sperimentato il sapore della nostra terra, fatto di speranze, ma anche di tante tristezze.

Ma quel sabato santo la terra, l'umanità si sentiva nuovamente tremendamente sola.

Voler cancellare le impronte di Dio tra noi – anche oggi – è cancellare l'alito di Vita di Dio in noi. Ma non era possibile che Gesù, la Vita, fosse stato spazzato via dalla morte, dall'odio o meglio dall'ottusità degli uomini... come pare continuino a voler fare oggi, stupidamente.

L'Amore, ricordiamocelo, è sempre una vita che resta, e non conosce fine.

Gesù lo aveva affermato più volte: 'Il terzo giorno risusciterò...Io sono la resurrezione e la vita'. Grande giorno la Pasqua... come se il passato di noi uomini, pellegrini senza patria dopo il peccato originale, orfani senza gioia, improvvisamente fosse spazzato via, facendoci entrare in un mondo nuovo, 'nelle braccia del Padre', aperte per sempre ad accoglierci... sempre che noi 'rientriamo in noi stessi' e crediamo in Lui, 'tornando a Casa'.

Cerchiamo di vivere insieme la Pasqua, mettendoci nei panni degli apostoli e di quanti non avevano cessato di sperare.

"Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino – racconta Luca – le donne si recarono alla tomba portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro, ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini, apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. Essendosi le donne impaurite, e avendo chinato il volto a terra, essi dissero: 'Perché cercate tra i morti Colui che vive? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno'.

Esse si ricordarono delle Sue parole e tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria di Magdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. Quelle parole parvero loro un vaneggiamento e non cedettero ad esse. Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto". (Lc. 14, 1-12)

E' comprensibile l'atteggiamento di stupore e di incredulità in chi era stato vicino a Gesù e Lo aveva visto morire in croce, martoriato.

Assomiglia tanto alla nostra incredulità di fronte all'annuncio che un giorno risorgeremo.

Se pensassimo che verrà anche per noi la Pasqua, quando saremo noi a risorgere e - speriamo - entreremo nella gloria del Risorto, come vivremmo più intensamente la nostra esistenza quaggiù!

Un pensiero che dovrebbe accompagnarci sempre, per dare alla vita quotidiana la giusta prospettiva con il senso dell'attesa di quel giorno.

Se vivessimo in tale consapevolezza, cambierebbe tanto di noi, che a volte ci affidiamo alla vita come una situazione 'provvisoria' senza futuro.

Per questo la Pasqua ci aiuta ad entrare nel Mistero della vita con Cristo. Il saluto dei primi cristiani era: 'Gesù è risorto! Alleluia!', come conferma della loro fede.

Così Paolo VI spiegava l'Alleluja: "Per noi questo Alleluia conserva il duplice significato originale di lode e di gioia, l'una e l'altra riferite al Signore ed erompenti dall'anima, piena, ad un tempo, di entusiasmo religioso e di gaudio spirituale. Anche noi oggi facciamo nostra l'esultanza commossa della Chiesa. Possiamo dimenticare questo avvenimento, che fa ricordare a noi e in noi rivivere la resurrezione di Cristo? La sua vittoria sulla morte? La sua promessa, già in via di iniziazione mediante la virtù e il sacramento del Battesimo che anche noi un giorno risorgeremo? Possiamo dimenticare che sul fatto prodigioso, reale e soprannaturale della resurrezione del Signore, si fonda la nostra certezza che Gesù è il Salvatore del mondo e quindi il nostro impegno a fare della nostra vita una testimonianza che appunto si chiama cristiana?

E tutto questo noi diciamo con la acclamazione convenzionale: Alleluia! Atto di fede, di fiducia, di gaudio, di vittoria, che in sé riassume una somma di verità e di sentimenti. E questo atteggiamento di lieto vigore dell'anima si va diffondendo fra tanti cristiani anche di oggi, tempo difficile: essi sono disinvolti e allegri a un tempo: e sta bene. Ma così sia, ad una condizione che li preservi dal decadere in naturalismo gaudente, che rischia di diventare illusorio. Occorre custodire nel tempo questa nostra fede e con essa la gioia interiore e la propria esteriore serenità. Sia l'Alleluja il canto che ci accompagni fino a quando sarà pieno in cielo con Cristo Signore!".

Esprimo così i miei auguri a tutti voi, carissimi, con un piccolo brano che scrissi anni fa, in occasione della S. Pasqua.

`Ci doveva essere un grande silenzio sul Calvario, quel mattino.

Il silenzio della paura, forse, per quello che era successo con la crocifissione di Chi meritava, per la Sua bontà, un grande altare.

L'ignoranza, l'odio, l'inferno che alle volte diventa il cuore dell'uomo, credevano di averla spuntata addirittura su Dio, che è l'Amore.

Forse ci fu chi, quella notte, si era compiaciuto del male fatto, ma si può essere felici quando crocifiggiamo Gesù con i nostri peccati?

Regnava anche il silenzio dell'attesa, quel mattino!

Silenziosamente si alzò il sipario della Vita, come se il mondo aprisse gli occhi per la prima volta. Era la Pasqua di resurrezione di Cristo, nostro Signore.

Finalmente era spuntato il Giorno del Signore, giorno che non conosce tramonto e fa tramontare definitivamente il giorno dell'uomo, che è sempre notte.

Tutto il creato, quel mattino, deve aver spalancato gli occhi, sbalordito e commosso di aver ritrovato i passi del Suo Signore. Ogni fiore deve aver fatto cadere l'ultima goccia, che lo chiudeva nella notte, come una lacrima di gioia, vestendosi a festa. Era il giorno del Signore!

ancora oggi il giorno del Signore. Alleluia!

Eppure ci sono ancora tanti uomini e donne che si affaticano stupidamente e tragicamente a costruirsi un Golgota, convinti di creare 'giorni di uomini', illusi di poter, ancora una volta, oscurare il giorno del Signore.

Ma ci sono anche - per Grazia di Dio - oggi, uomini e donne (e tra questi voi che mi leggete) che si fanno riempire gli occhi di stupore e il cui cuore trabocca di amore, raccontando le meraviglie del mattino della Resurrezione. Sono uomini e donne 'pasquali', che con gioia e sincerità sanno farsi lavare nel sacramento della Penitenza dal Sangue di Cristo, per essere perdonati e continuare a vivere, giorno per giorno, nella Gioia del Risorto.

Viene da pregare con le parole della sequenza della Messa di Pasqua:

Raccontaci, Maria, che hai visto sulla via?
La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto e vi precede in Galilea.
Sì, ne siamo certi: Cristo, nostra speranza è risorto,
Tu, Re vittorioso, portaci la Tua salvezza.



Antonio Riboldi – Vescovo –

Internet: www.vescovoriboldi.it

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