L'ACCOLTELLATA RETORICA. In collaborazione (si spera) con la professoressa Scarca Giovanna, con Alessandro e Francesco Ramberti. Eccomi qui un copro rigido, morto per i colpi inferti da una lama affilata di un coltello direzionato dalla rabbia della gelosia, dell'invidia; eccomi qui una delle tante vittime donne che vengono deluse, sfregiate ed uccise dalla mancanza di una disciplina, che trascurando le verità dogmatiche o le certezze scientifiche, si rivolga alla morale degli uomini, se ancora esiste in qualche calcitrato angolo del loro cuore e sentimento. Eccomi qui sono già stata dimenticata e non faccio più parte di alcuna riflessione di linguaggio giuridico popolare: morta ammazzata per l'ennesima volta che non può rivendicare più in alcun modo le proprietà usurpate dell'amore e nemmeno tecniche efficaci di argomentazione e di persuasione per smettere di fare alle donne deboli e fragili tanto male. Non vale più l'eloquenza politica e giudiziaria di Gorgia che sottolinea quanto possano incidere i poteri emotivi e passionali del discorso non quelli che accecano la mente ed il sentimento, fino al punto estremo di gesti drammatici come quello di dimenticarsi di una figlia e poi di farla morire di stenti. L'ideale della cultura è scomparso con noi dietro quei fendenti sul nostro corpo che non ha più un nome e che non è nemmeno più conveniente nominare a livello epidittico del biasimo di chi sferra i colpi del coltello e li affonda senza alcun ritegno. Sostenere la verità salda dell'intelletto cosa vale? Serve ancora rifiutare di cedere agli allettamenti della seduzione dell'opinione dei social su cui si fonda il discorso retorico? Serve mantenere viva una polemica che sfaldi il pregiudizio del formalismo, per attuare invece una informazione che cerchi di affrontare le preoccupazioni conoscitive per scopi di prevenzione pratica? No ve lo dico IO, lo rivela il mio corpo insanguinato, buttato in un sacco, lo dice la cronaca che non serve a niente, che ci sarà l'ennesima reazione di indifferenza al riguardo e che nessuno farà niente, ma anzi nell'educazione moderna la retorica non sarà più una componente essenziale per la trasformazione dell'uomo loquens in homo eloquens di trattazione approfondita. No, la retorica morirà con noi accoltellate nel suo aspetto di ristrettezze e di superficialità d'impianto e nessuna verrà più ricordata nella sua facoltà di considerare in ogni caso i mezzi disponibili di persuasione per non uccidere. Il mio copro a terra, lo dimostra che la codificazione dell'analisi della disciplina in tutte le sue parti non viene mai presa in dovuta considerazione ed è per questo che muore con noi, ed è per questo che scompare nella tomba e nell'oblio del delirio. Erano forse peripatetici gli uomini che hanno ucciso per la rabbia di non poterci possedere come oggetti del loro subdolo malefico piacere? Erano forse in crisi quegli uomini da non poter vedere se non in noi, un altra valvola di sfogo alle loro repressioni? No ve lo dico IO, a loro non importava niente di noi, per loro eravamo solo un pensiero ossessivo di possesso che quando era finito finiva anche la buona disposizione e la giusta collocazione di idee su di noi perché loro erano turbati dalla sconfitta, dalla perdita di un amore dipendente, da una magia che li rendeva stregati del loro stesso sogno. Non c'è logica di ciò che è stato commesso di un offesa all'onore, quando l'attenzione viene polarizzata sulla solita pubblicità di denunciare, di comporre il numero antiviolenza ed antistolcking che però non riescono a prevenire i negativi effetti della monotonia dei rapporti soffocanti che sfiniscono ed esasperano fino al punto di diventare prigioni cruciali dove nessuno si vuole rinchiudere e dove si cerca di sfuggire per l'evasione del tradimento e della ricerca di soddisfazione specie a livello erotico e della libido. No, non c'è più romanticismo e tutto diventa precettistica imitazione di un ideale amore disturbato ed intransigente che è privo di dialettica, ed è ricco di spregiudicatezze e di pomposità del momento. No, ve lo dico IO che il nostro corpo è solo una merce che si compra e si vende al migliore offerente e che se danneggiata non vale niente, niente e che non c'è più una seria rivalutazione retorica dell'esistenzialismo, ma solo quella dello scetticismo e persino del cinismo nei confronti dei nostri corpi ormai senza nome, nei confronti di chi piange per le umiliazioni sopportate, di chi si dispera di trovare aiuto e sostegno. No, ve lo dico Io, saremmo povere illuse se speriamo di avere reale protezione e credibilità quando denunciamo, saremmo delle povere ingenue se crediamo che parlare serva come testimonianza di ciò che accade: la totale indifferenza ed ignoranza. Io vorrei tanto poter cantare il ritornello di quel Natale che riscalda il cuore e che ti dice spera anche tu, che non dovrai come donna soffrire più, che non dovrai subire più, che sarai ascoltata anche tu: è Natale NON MORIRE PIU'!!!
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