Al dottor Cellerini Martino, Fabio De Santis, Daniela Cevolani, riferendomi al caso di una giovane di 22 anni che presenta deformazione dei piedi, turbe nervose sia agli sfinteri che agli arti inferiori ho il sospetto che si tratti di neuroschisi vertebrale (cioè mancata saldatura arco posteriore vertebrale e sospetta fessurazione tessuto nervoso) della zona cervicale e lombosacrale non ben diagnosticata in quanto una estroflessione dell'intera porzione midollare ed una spina bifida occulta manca di tumefazione e presenta dei peli sulla cute che ricopre il sacco erniario ed in questo ambito, poi, la cute presenta delle anomalie di pigmentazione. Lo studio del midollo spinale, in contesto patologico conosciuto o sospetto ì, si basa sulla ricerca di elevata risoluzione spaziale e del massimo contrasto possibile in assenza di artefatti. Il tempo di scansione è breve ed i piani sono per lo più sagittali ed assiali, seguendo la curvatura variabile dei differenti tratti ed evitando artefatti del volume parziale. Per questo, soprattutto negli strati sagittali, è necessario ricercare un volume voxel limitato e sequenze ad alto contrasto adatte alle condizioni tipiche delle malattie infiammatorie o demielinizzanti. In particolar modo le ponderazioni T2 sono quelle che forniscono la maggior sensibilità in questi casi, ma possono essere prodotte con differenti tipi di sequenze di impulsi. Le più utilizzate in genere nello studio della patologia discale e del rachide nel suo insieme sono sicuramente le TSE T2 che a causa del fattore di accelerazione a livello del midollo, non forniscono elevato contrasto lesione/tessuto normale pur essendo dotate di risoluzione spaziale molto elevata. Le sequenze Spin Echo convenzionali non possono dunque essere considerate a causa della minor risoluzione spaziale e tempi di acquisizione elevati e perciò si consigliano sequenze GRE* che hanno una buona sensibilità alle lesioni midollari, ma sono più adatte allo studio assiale perché meno soggette ad artefatti da movimento e da effetto volume parziale. La paziente in oggetto ha subito un trauma stradale e siccome potrebbe avere delle ernie bisogna valutare se è il caso di creare delle solette antishock e perciò forse è il caso di fare una radiografia dei piedi sotto carico per poter misurare l'angolo dell'arcata plantare interna (data dall'angolo formato dalla semiretta che unisce il bordo inferiore del 1° metatarso con il punto inferiore dell'interlinea astragalo-scafoidea, e dalla 2° semiretta, che unisce quest'ultimo punto al punto più basso del calcagno). In condizioni fisiologiche quest'angolo misura 125°, mentre valori tendenti a 135° determinano una condizione di piattismo e valori tendenti a 115° corrispondono al piede cavo. Poi debbo interpellare i vecchi radiologi (facciamo il dottor Leurini??) in quanto una volta si eseguiva la proiezione obliqua per le articolazioni apofisarie lombari (così detta dei cagnolini). Le articolazioni apofisarie fra L1-L2 ed L2-L3 giacciono su piani pressoché paralleli al piano sagittale; le ultime, invece presentano una obliquità maggiore perciò (se non lo si sapeva caro Leurini) i piani formano angoli aperti posteriormente secondo l'autore Coliez per L1-L2 di 15°-20°; per L2-L3 di 25°; per L3-L4 di 35° e di 45° per L4-L5 e questo va tenuto in debito conto anche in RMN e siccome non si possono portare contemporaneamente tutte le articolazioni sullo stesso piano bisogna usare una MEDIA di 30°-35° per formare un angolo di 55°-60° aperto lateralmente dal lato in esame e quindi nella visione proiettiva del cagnolino gli arti posteriori sono formati dalla sovrapposizione delle immagini dell'emiarco opposto e dalle apofisi spinose e bisognerebbe tener conto di un margine di circa 5° di bordo per determinare la schisi vertebrale. Questa è la proposta. GRAZIE per lo spazio concessomi in questo blog. CIAO.
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