All'Istituto Alberto Marvelli in risposta al Vescovo Anselmi, Delpini, Turazzi L'ESTETA IMPAZZITO - MEDITAZIONE. Certo all'esteta impazzito sarebbe piaciuto poter trovare una Beatrice, guida amorosa e teneramente sollecita dei misteri divin, in cui vibrasse la nostalgia della relazione spirituale ricercata da Zaccheo nella parabola del sicomoro, ma in realtà il fatto che attendeva Zaccheo era un riscatto sulla sua sorte che comunque riteneva come molti ingiusta per i disordini degli uomini che si affollano a voler vivere un benessere materiale senza assumersi mai il compito arduo di rivelare le verità divine ed il futuro impegnato e responsabile di un avvento di un mondo più giusto. Le invettive, le polemiche i recisi giudizi, le dure condanne di uno spirito forte, sempre impegnato ed attento alla realtà del tempo, non attraggono ed anzi allontanano in un distacco che si placa solo nell'ardore poetico e profetico di affettività conclusiva effettivamente vissuta e non omissiva della propria presenza. La consapevolezza è data dal complesso intrecciarsi dei temi della polivalenza dei significati simbolici dove osservare dall'alto un passaggio di Fede e di amore significa comprendere l'esatta corrispondenza della prodigiosa varietà di mezzi espressivi che possono essere impiegati per divenire presenza attiva e positiva del Dio con noi, ricorrendo ad esperienze tecniche, piegando il linguaggio alle sfumature più sottili ed i concetti più ardui. In una inflessibile e virtuosa intelaiatura di mettersi al pari del Cristo vivente si elaborano soluzioni di arte retorica della comunione che passa per la particolare partecipazione del dono e la distinzione tra Dio e l'uomo dei redenti singoli e della comunità fra di loro. In particolare questa comunione deve allargarsi oggi per l'unione dei cristiani alla partecipazione delle sofferenze ed alla morte di Cristo sia nel travaglio quotidiano e sia in quello sacramentale. Ci sono formule parallele dell'essere in Cristo di Paolo e Giovanni che si trovano nei verbi con-morire, con-resuscitare attraverso le metafore del corpo che esprime una fatica missionaria sia della fraternità e sia della relazionalità. Più che altro il passaggio di Gesù sotto il sicomoro diventa un atto di umiltà dove si afferma la ricezione di un simbolo in un ideale mistico di comunicazione fra Chiesa militante e Chiesa celeste che fra di loro (soprattutto in Occidente) con Roma ed il santo Padre si definisce come rapporto di comunione, che si manifesta nei concili che volevano sviluppare lo sviluppo del potere romano. Oggi bisogna stimolare più che mai la coscienza come voce interiore e colloquio dell'anima con sé stessa che si esprime nel saggio dell'uomo libero dalle passioni e dagli interessi mondani anche se distogliersi dall'esperienza esteriore non significa affatto rinunciare o negare l'affetto in quanto la vera rettitudine non vuol dire omissione di vicinanza al prossimo e nemmeno cedere alla debolezza e alla viziosità. Ognuno di noi ha delle inclinazioni sensibili e perciò la proclamazione di Gesù sotto il sicomoro è quella di mettersi alla sua stessa stregua, nell'intimità del proprio animo per trovare dei valori assoluti morali. La comunione diviene una vera e propria esperienza nonostante le differenze intellettuali e culturali ed il relativismo morale e dello scetticismo di Montaigne, comunque sa trovare un insieme di principi o opinioni di regola e norma di ciò che è retto e giusto per tutti. Noi spesso siamo dimentichi di aver appreso tali principi e li consideriamo naturali e scontati e banali quando li ritroviamo dentro di noi come innati ed intuitivi anche a livello della conoscenza. Nella filosofia moderna si tende ad impostare una consapevolezza di sé stessi e dei propri contenuti mentali. Il primo punto della meditazione è la domandona se di noi stessi siamo certi direttamente ed indubitabilmente; se ci rendiamo conto che poi indipendentemente dal sapersi controllare o meno abbiamo la coscienza che tutto il resto siano solo idee che possono avere seguito oppure no, essere realizzate oppure no per lo scontro con avversità o problematiche di solipidismo: "Anche se con il pensiero Mi spingo fino ai limiti dell'Universo, non perciò posso permettermi di uscire dalla mia coscienza e nemmeno un Vescovo può permettersi di farlo, anzi è chiamato in prima persona a dover a che fare con IMPRESSIONI sensibili o con idee della ragione per la sua esistenza del sicomoro se no abbassa troppo la coscienza e addirittura la schiaccia a livello terreno quando invece esiste un possibile livello eterno. Ci vuole la giusta appercezione perciò nell'intelletto come elemento formale del conoscere ed attività sintetica che non può perdere troppo tempo, ma deve stabilire a priori delle articolazioni di categorie deduttive della trascendenza. Non si può rimanere troppo legati all'enunciato empirico, ma bisogna invece trovare una via per l'IO stabile e permanente che costituisce il correlato di tutte le nostre rappresentazioni compresa quella del sicomoro che ha il significato di funzione puramente formale, priva di realtà propria, mentre è Cristo stesso che ci riporta alla conoscenza di una fragilità e debolezza dell'Io finito e privo di potere creativo, un Io che ordina ed organizza un materiale fenomenico però non sa accogliere ed accettare l'imprevisto ed il giogo che vede come una restrizione e non come una maturazione, un cammino sostanziale di principio che non è solo condizione, ma forza ed attività produttiva che producendosi produce il non-Io. Per acquisire verità e realtà portandosi all'altezza del sicomoro inteso come assoluto Dio, ogni coscienza deve avere un rapporto con uno spirito che elimini la relazione alienata per una risoluzione del rapporto fra coscienza ed autocoscienza che si pone davanti l'oggetto di riferimento dell'intenzionalità di essere presenti a sé stessi per una progettualità rivolta al futuro, di contro all'essere in sé delle cose. A questo punto per essere concreto l'esteta impazzito voleva proporre un nuovo costituzionalismo economico per il calcolo del consenso nei fondamenti logici della democrazia che pone l'accento sulle scelte economiche che si fonda su 3 principi di individualismo metodologico dove l'individuo è al centro dell'analisi, sia privata che pubblica. Si rifiuta l'utilità sociale dell'economia del benessere come previsto da Zaccheo e si stabiliscono preferenze del cittadino a livello cooperativo. Si devono porre dunque dei requisiti fondamentali del comportamento razionale per la ricerca continua seppure faticosa del bene comune, senza confondere il sistema di mercato con quello politico o religioso. Il meccanismo decisionale della produzione delle politiche viene suddiviso in 2 fasi: un momento costituente in cui gli elettori stabiliscono le regole unanimi per le norme da applicare anche in stato di incertezza che prevale a garantire l'obiettività delle scelte, impedendo comportamenti strategici; un secondo momento operativo che attui le decisioni prese attraverso persone qualificate in cui si investono risorse. Si devono quindi definire gli interessi maggiori della comunità per fare prevalere tendenze alla collaborazione e cooperazione rispetto a quelle di natura competitiva conflittuale. Il principio maggiore ecclesiologico?? Stabilire contrattualistiche partecipative di più parti per soddisfare le preferenze e dare risvolto a chi si dimostra effettivamente e concretamente capace di fare cose buone e giuste.
Nessun commento:
Posta un commento