mercoledì 17 gennaio 2024

 L'ESTETA IMPAZZITO. L'esteta impazzito era rimasto single come Alessandro Ramberti perché era sempre oppresso da una forte inquietudine foscoliana che era sintomo di momenti di trasformazioni radicali nella vita politica, civile e letteraria. Era significativo il fatto che egli, mentre come Giuseppe Callegari e sua moglie aveva come punto di riferimento un costante ed esplicito punto di riferimento di amore inscindibile, la sua poesia fantastica avvicinandosi a certe idee estetiche era costellata di elementi passionali fra gli stracci per pulire la polvere, le finestre aperte per fare uscire i microbi, ed il rapporto conflittuale con un ambiente circostante indifferente alla morte di un figlio in quell'incidente in motorino. Nell'ispirazione autoriale, come nella vicenda esistenziale si alternano continuamente Fede e scetticismo, impegno ideale allo stremo e raffinatoi alessandrinismo, umori preromantici di un amore adolescente come un aquilone che vola a zig zag nel cielo assorbito dai ricordi della giovinezza e persistenti ritorni di una sorta di rigore illuministico, autobiografico esasperato da una continua ed a volte estenuante ricerca di valori assoluti ed universali. Tali contrasti potevano essere sintetizzati nei 2 personaggi emblematici di Ortis e Didimo, proiezioni bipolari della personalità che danno voce agli slanci, non di rado enfatici del sentimentalismo languido, della volontà di sentirsi parte di un mitico amore nella propria vicenda, dove lo stile movimentato dalle chiacchere del bar, cui le dense e talora preziose reminiscenze dottrinali più che altro conferite da una disciplina strutturale, forniscono materiali costruttivi al fotofinish. L'equilibrio del personaggio esteta impazzito, non si raggiunge mai completamente nel corso del libro e nella compagine di alcuni sonetti, in cui la forma fissata e tradizionale consente un attento controllo della materialità critica ed un atteggiamento di superiore serenità che trascende le angosce personali permette di vedere l'esteta come un antesignano di contrasti d'animo superati solo da valori chiari ed oggettivi, di un presentimento di morte che invade la quotidianità con il suo isolamento e solitudine e che degrada l'ambiente circostante riassorbendo nel quasi religioso culto della esemplarità dei grandi santi e di Maria Vergine e madre, la bellezza e la gloria dell'amore platonico dell'ombra. Nel personaggio di Didimo appaiono i turbamenti esistenziali di oggi per i distanziamenti che si sono visti a livello del vissuto non solo di una pandemia, ma di una didattica che tendeva a superiorità di saggezza del coprire il volto con la mascherina e di celare i sentimenti nell'introversità di gesti misurati dove il calore di fiamma è lontano e diviene come una seconda anima. L'esteta impazzito dice "Dove risiede l'amore di una traccia di ritratto iconico ed insieme fremente, là risiede il figlio dell'amor di prosa servente attentamente sorvegliata dal buco di una serratura, distaccata da ogni magniloquenza sensibile e volta a cogliere le più sottili sfumature dei moti intimi dell'anima rabbiosa che nell'onda fendente si pone un viaggio sentimentale con cui si prospetta un filone romanzato della realtà consunta."  In effetti superando i tempi delle passioni contingenti, l'esteta si appunta il garofano al taschino della virtù catartica, di tentativi rasserenanti e coincidenti con la fantasia contrapposti ai fantasmi presenti che vogliono liberarsi dai fardelli di un utopico sogno dove i frammenti vengono a rappresentare il culmine di un processo di sublimazione ed universalizzazione autobiografica. La critica mette sempre in luce la complessità sintattica della poetica estetica nella sua evoluzione di ampiezza ed articolazione periodica ondulante, e della rilevanza degli incisi e degli enjambements, la cui presenza riconduce a più nuovi e freschi nessi liberi nell'intimo cruciale verbo amore del dettato, dei toni, da colloquio convulso e coinvolgente l'emotività con un TU che dovrebbe ascoltare la voce accorata del pathos, l'accento epigrafico ed oggettivamente delle chiuse parole ingurgitate di amorosi intenti in cui le anime si fondono nella straordinaria intensità di tante coppie di sostantivi aggettivi che suonano come microcosmi di poesia. Fatal quiete del figlio che dorme nell'eterno riposo; reo tempo di chi rimane a vivere illacrimata sepoltura; secrete cure della garza del balsamo poetico di pregnanza affettiva, metodo antidogmatico ed attento alla dimensione più che altro psicologica, alla continua ricostruzione anche su pietre rovinose e macerie di distruzione deflagrante sensibile ai fatti che avviano una importante linea di indagine a cui si riferiva pure Serra e Carducci dove l'immanticismo si trova in una specie di bilanciamento che pare come una collocazione tardo romantica d'altri tempi del sogno a cui si attribuiscono responsabilità decisive, oltre che sul piano del linguaggio e della letteratura su quello della vita civile nella svalutazione della prosa verso il rapsodismo da cui discende la disposizione sperimentalista di fronte all'atto poetico, che conduce a produrre versi d'accento e di significato diversissimo di raccoglimento dell'anima che declina fino ad una equazione di involuzione politica di questioni caduche e superficiali del banal vivere di accento raccolto e sbigottito che si immobilizza nella morte come superstite di una vita stiracchiata. L'esteta lo sapeva che per donare motivazione sul principio del rischio retorico bisogna fare leva nonostante la molta pena. 

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