martedì 21 novembre 2023

22 NOVEMBRE 1963

di Sandro Serreri




60 anni fa moriva, assassinato, John Fitzgerald Kennedy. Si spegneva così un sogno americano che, per la prima volta nella storia, aveva portato un cattolico alla Casa Bianca. JFK aveva tutte le doti del leader carismatico e vincente, sin dalla nascita. La sua morte lasciò ammutoliti gli americani, da costa a costa. Quasi tre mesi prima avevano assistito, quasi increduli, alla più grande marcia per il lavoro e la libertà a Washington capeggiata da Martin Luther King che aveva pronunciato il discorso: I have a dream… con il quale il cammino per i diritti civili non si sarebbe mai più fermato. Per dirla con le parole del cantante Bob Dylan, che scriveva su quel che si respirava nell’aria: “I tempi stavano cambiando”. Da circa un ventennio, il mondo si era lasciato alle spalle l’immane tragedia della Seconda Guerra Mondiale e dell’oscura fossa di Auschwitz. Berlino mostrava ancora varie macerie. Il freddo congelava ancora le relazioni diplomatiche tra i popoli vincitori e vinti. Ma, un giovane nato e cresciuto a Boston aveva fatto ben sperare in un non lontano traguardo di progresso e pace duratura. Il giorno del suo giuramento come 35° presidente degli USA il più grande poeta americano vivente, Robert Frost, gli aveva composto la poesia Dedication, preannunciando: “Un’età dell’oro, di poesia e potere, che comincia a mezzogiorno”. Poesia che non riuscì a recitare perché abbagliato da un sole invernale carico d’infinita attesa. Kennedy, forse, sapeva che… la sua vita non sarebbe durata a lungo e che non avrebbe visto la piena realizzazione anche della sua marcia. Cinque anni dopo ci avrebbe riprovato il fratello Bob ma che, dopo due mesi dall’omicidio di Martin Luther King, sarebbe stato assassinato perché qualcuno aveva previsto la sua eredità. Di lì a poco i Campus sarebbe esplosi pacificamente e i figli dei fiori avrebbero invaso i prati, quelli che avrebbero visto e sentito cantare Bob Dylan le note e le parole di una rivoluzione culturale che cambierà il mondo. Di John Fitzgerald Kennedy, a 60 anni dalla morte, dopo tutto quel che è vertiginosamente accaduto del 1968 in poi, è rimasto e vive il mito, l’icona. Luci e ombre, ma soprattutto quel fascino che continuano a emanare quegli uomini che come lui hanno saputo sognare, osare, fare passi avanti, sfidare il corso della Storia. JFK riposa oggi sotto un prato, come seme nel ventre della terra, all’ombra di alberi che guardano le colline e il Cielo mentre il pianeta azzurro continua a girare.


Nessun commento: