venerdì 30 dicembre 2022

È bello ritrovarsi in queste pagine.

Giancarlo Baroni, Come lucciole nel buio. Dieci riflessioni sulla vita e sulla letteratura, Prefazione di Elio Grasso, puntoacapo 2022 


recensione di AR



Forte e appassionato lettore, il poeta, narratore, critico letterario, saggista e valente fotografo Giancarlo Baroni ci apre il vasto mondo dei suoi incontri con autori che hanno inciso significativamente nel suo percorso di uomo consapevole, come un novello Renato Serra, che vita e letteratura sono strettamente (forse necessariamente) connesse. Queste dieci riflessioni in realtà contengono stormi di lucciole che illuminano notevoli estensioni del buio che ci spinge in fondo a conoscere, aristotelicamente.

Le riflessioni sono divise esattamente in due: cinque compongono la prima parte “Un cannocchiale nel buio”, le altre cinque la seconda “Una incerta beatitudine”. Pare dunque esserci una progressione gratificante (ma, vedremo, con juicio) del processo conoscitivo. Vediamo un po’, sia pur di corsa e per lacerti, il percorso del Nostro.

La prima riflessione si intitola, in bilico fra ironia e desiderio, “Un senso arriverà” e inizia splendidamente così (p. 13): “A volte immagino che a ognuno di noi, prima della partenza definitiva, vengano dati un foglio e una matita. E ci venga chiesto di scrivere la parola o la frase che riteniamo decisive e fondamentali per comprender la vita, le cose, il mondo, l’universo. Temo che esiteremmo e che forse riconsegneremmo il foglio pulito intatto. (…) Benevolmente la letteratura viene in nostro soccorso.”

Nella pagina successiva troviamo questa condivisibilissima affermazione: “La letteratura comprende e armonizza utile e dilettevole, conoscenza e bellezza, e ci permette di esplorare con eleganza le cose e il loro significato.”

La riflessione seguente è quella che dà il titolo alla prima parte e vi troviamo molte interessanti considerazioni. Ad esempio: “La sostanza delle cose (ciò che sta sotto e le sostiene) e la loro essenza (ciò che resiste al trascorrere del tempo e al mutare delle apparenze) sono solo in minima, infinitesima parte esplorabili e conoscibili.” (p. 16); “ci dobbiamo accontentare di squarci di verità che, come farmaci, leniscono momentaneamente la nostra ansia di conoscenza: i nostri occhi sono cannocchiali puntati sul buio.” (p. 17); “forse il mistero non è il prodotto dell’ignoranza e dei limiti umani ma la sostanza insondabile che anima, nutre e feconda il mondo.” (p. 20).

“L’enigma della chiarezza” è il titolo della terza riflessione ricca di citazioni. Alcuni passaggi: “Ogni libro pubblicato entra a far parte di una rete e stabilisce dei contatti con le opere che lo hanno preceduto e che lo circondano” (p. 22); “Scrive mirabilmente Raffaello Baldini (…): «Metti che venga la fine del mondo. Domani, / dopodomani, e moriamo tutti, metti che la terra / s’infradici, si sbricioli, / (…) / … si spegne il sole, / le stelle, viene il buio, / non c’è più niente, e in tutto quel buio il tempo / andrà ancora avanti? da solo? / e dove andrà».”

La quarta riflessione è cautamente speranzosa: “Post tenebras spero lucem”. Si parla della morte, di un insondabile aldilà, di una eventuale permanenza dei defunti, di loro tracce, nei viventi (p. 25): “«Soltanto il tempo veramente scrive / usando come penna il nostro corpo» afferma Valerio Magrelli e Cesare Viviani aggiunge: «Dicono: è mancato, è scomparso, / ma no, è diventato tempo, / quel tempo che ci circonda, / ci tocca, ci assilla, / ci seduce, / ci corteggia ogni giorno / finché non cediamo».”

A p. 27: “Elias Canetti si pone questa drammatica domanda: «E se Dio si fosse ritirato dal creato vergognandosi della morte?». Dell’aldilà non siamo capaci di dire con precisione nulla (…). Ciononostante abbiamo il diritto di credere e sperare nell’aldilà, (…) Blaise Pascal sa bene che «il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce».”

A p. 30: “Non siamo fatti di divenire, per questo siamo attratti dalla permanenza. Desideriamo quello che ci manca, aspiriamo a una completezza che non possediamo, andiamo alla ricerca della parte assente.”

Strategicamente al quinto posto abbiamo la riflessione “La menzogna di Ulisse”, e ci parla di scaltrezza, doppiezza, ambiguità ma anche, dantescamente, del desiderio di conoscere, di varcare i confini del noto per cercare di attingere l’ignoto, il sempre nuovo. Alla fine troviamo quanto segue (p. 39): “la menzogna di Ulisse è quella tipica della letteratura: inventare tante storie e raccontarle bene. Il viaggio di Ulisse non è ancora terminato.” 

Eccoci arrivati alla seconda parte che si apre con “La faticosa necessità della scrittura”. Baroni apre con Majakovskij, si procede con Flaubert, Kafka, Vittorio Bodini, Thomas Wolfe, Vargas Llosa, Conrad, Ezra Pound, George Orwell, Thomas Mann, Rilke, Antonia Pozzi ecc. La sintesi finale è intrigante (p. 50): “La scrittura si presenta quindi contemporaneamente come sofferenza e piacere (…). La figura retorica che meglio la rappresenta non è l’antitesi ma l’ossimoro. (…) A cominciare da «doloroso amore», l’ossimoro che Umberto Saba, in una lirica pregevole dedicata all’avventuroso e contraddittorio Ulisse, riferisce alla vita e noi estendiamo alla letteratura.”

La settima riflessione, “La beatitudine incerta dei poeti”, applica questo approccio alla poesia (P. 54): “Il boliviano Oscar Cerruto afferma (…) che le parole poetiche sono contemporaneamente liberatorie e opprimenti, rassicuranti e perfide, amichevoli e traditrici (…)”.

“Realtà, Poesia” è il titolo della ottava riflessione. Scrive il Nostro a p. 57: “Esistono diversi livelli della realtà; grazie alle sue doti intuitive e analogiche la poesia è in grado di svelare parzialmente l’essenza che si nasconde dietro questi strati (…)”

La nona riflessione è un succoso saggio dal titolo “Classicisti, realisti ed ermetici nella poesia in lingua italiana del Novecento. (Tracce, ipotesi e indizi)”. E così è la decima e ultima “Sui romanzi di idee”. A p. 73 ci viene giustamente ricordato che “la sostanza senza la quale il romanzo si smarrisce sta nella sua capacità di raccontare, nell’abilità di creare e di intrecciare delle storie”.


Un libro davvero ricco di spunti, bagliori e connessioni, questo di Giancarlo Baroni, sicuramente utile a tutti coloro che amano leggere e scrivere.

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